Credere fino in fondo a questo lavoro

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Cari amici e colleghi, permettemi innanzitutto di ringraziarvi per l’invito rivoltomi a prendere la parola in questo vostro congresso. E’ la prima volta che parlo in un congresso di Md e mi tocca farlo da segretario del mio gruppo.
Vi porto il saluto del Movimento per la Giustizia, scusandomi subito se, per ovvie ragioni di tempo, mi asterrò da analisi di carattere generale della situazione in cui viviamo e da valutazioni strettamente attinenti l’azione dell’Anm.
E’ per me agevole e doveroso, innanzitutto, rendere onore alla vostra storia ed alla qualità della vostra elaborazione scientifica, che è certamente di stimolo per l’intera magistratura. Vorrei subito comunicarvi che il Movimento ha presentato formale domanda di ammissione a Medel, attualmente presieduta egregiamente da Juan Ignazio Patrone. Il nostro gruppo ha così inteso ribadire la sua attenzione al panorama associativo internazionale, come fonte di rafforzamento dell’attività a difesa dell’indipendenza di ogni magistratura.
Voglio poi ricordare il senso dell’intesa elettorale che, anche con "Articolo 3", abbiamo realizzato in vista del rinnovo del Csm: un’intesa non legata a quella scadenza contingente, ma finalizzata a riunire, al di là delle stesse componenti che all’intesa hanno dato vita, tutte le forze che, nella magistratura, intendono essere irremovibili nella difesa dei valori costituzionali. In questo periodo l’intesa sta vivendo egregiamente in seno al Csm, ma deve vivere effettivamente anche nelle altre sedi giudiziarie. Anche perchè la situazione complessiva è peggiorata e responsabilizza il Movimento ed Md nello sforzo di allargarla ad altre componenti. Ho apprezzato particolarmente, nella relazione del segretario di Md Claudio Castelli, molti passaggi che segnano, pi che nel passato, un avvicinamento visibile tra le analisi dei nostri due gruppi: così, ad es., la denuncia di una politica giudiziaria dell’attuale maggioranza del tutto arrogante ed impresentabile, tale da precludere qualsiasi ipotesi di serio e costruttivo confronto, solo che si abbia riguardo alla perpetuazione dell’inefficienza funzionale alla realizzazione di progetti di controllo della magistratura; e solo che si pensi allo scandalo del progetto di commissione parlamentare su Tangentopoli che, in realtà, vedrebbe ben sei punti di indagine su sette mirati ad indagare l’attività della magistratura. Apprezziamo positivamente, inoltre, che Md sottolinei il valore della prevedibilità delle decisioni giudiziarie e della specializzazione professionale, il che segna, forse, un auspicabile minore arroccamento sulla rigidità degli automatismi come strumenti per ovviare al deficit di controlli. Concordiamo anche nella critica ferma agli eccessi di formalismi addebitabili, specie nel campo del processo penale, alla politica giudiziaria del centrosinistra, negli ultimi due anni del precedente governo. Una politica che, anche ora, sembra improntata alla necessità di inseguire l’agenda dettata dallo schieramento politico opposto, senza individuazione di una linea tecnicamente coerente, sganciata da ogni esigenza strettamente politica ed elettorale. Quasi che lo scopo principale dell’attuale opposizione fosse solo e sempre quello di elaborare una ipotesi di riforma un po’ pi presentabile di quelle presentate dalla maggioranza, ma sempre nella direzione e con i tempi scelti da quest’ultima.
C’è stato, nella storia anche recente del confronto tra i nostri gruppi, qualche tono acceso, sempre nei termini di una franchezza doverosa : consentimi di dire che così come Md ha sempre respinto ogni sospetto di collateralismo, il Movimento ha respinto accuse e sospetti di neocorporativismo; è la storia del nostro gruppo che testimonia la sua piena disponibilità ad ogni tipo di confronto costruttivo a patto che si abbia di fronte interlocutori credibili. E coloro che oggi abbiamo di fronte non lo sono.
Pensiamo anche, però, che oggi non sia tanto necessario inseguire soluzioni e proposte necessariamente innovative, quanto attestarsi attorno alle riflessioni ed elaborazioni che ormai da anni l’Anm ed il Csm hanno formulato in tema di valutazione della professionalità, dirigenza degli uffici, politica del personale, specializzazione etc.. E così, nel campo delle riforme processuali, appare opportuno studiare pochi e semplici rimedi che servano davvero a ridurre i tempi dei processi, piuttosto che inseguire l’emergenza di volta in volta suscitata dalle sentenze sgradite: non esiste riforma, infatti, che possa evitare il rischio che un giudice, monocratico o collegiale, possa emettere un verdetto sgradito.
Ma soprattutto crediamo, a maggior ragione dopo i discorsi del Ministro - al Csm ed in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario – che al centro di ogni progetto, e prima ancora di pensare a riforme ordinamentali e processuali, vada collocato il tema dell’efficienza, che il vice Presidente del Csm Rognoni ha indicato come alimento dei principi di autonomia ed indipendenza della magistratura ("L’inefficienza del servizio giudiziario rende residuale e puramente consolatorio, il principio dell’ autonomia e della indipendenza della magistratura "). Vanno denunciate, dunque, le inerzie e la confusione della politica ministeriale, cui sono da addebitare i deficit conosciuti di strutture, personale e tecnologia.
Tocca al Ministro, infatti, e solo a lui, provvedervi, ma egli afferma che non richiederà nuove risorse e denaro per un sistema che non funziona, così dimostrando quanto effettivamente conti, per l’Amministrazione, il problema dell’efficienza.

Anche il Movimento, come Md, condivide la necessità di apertura convinta al mondo dell’avvocatura ed al ceto accademico, nonchè a quei settori della società civile che si mostrano sensibili al tema della legalità. E concorda, infine, nella necessità di contrastare ogni forma di rassegnazione, specie nei giovani magistrati, ai quali lancia un invito: non quello a "resistere" (verbo che sembra ormai bandito dal lessico dei giudici che non vogliano rischiare procedimenti disciplinari), ma a credere fino in fondo alle ragioni ed ai valori per cui hanno scelto di fare questo lavoro.

23 01 2003
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