Fronte comune per una corretta riforma della giustizia

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Intendo portare un saluto e, se me lo permettete, vorrei rivolgere anche, sommessamente, una sfida.
Porgo il saluto dei Giovani Avvocati Italiani e lo faccio non in maniera formale, ma con la convinzione di chi, prima di aderire all’invito che mi è stato rivolto, ha ponderato la decisione di essere qui con voi per non cadere nell’ipocrisia.
Sarei, infatti, ipocrita se facessi finta di ignorare che tra avvocati e magistrati (soprattutto tra giovani avvocati e giovani magistrati) è cresciuta, nel corso degli ultimi anni, una contrapposizione che ha scavato un solco profondo fra le due categorie.
La cosa peggiore è che questo solco ha pervaso i nostri comportamenti quotidiani e ha instaurato prassi e luoghi comuni che rischiano di erigere la contrapposizione a vero e proprio modello culturale.
Si tratta di una deriva preoccupante che va assolutamente arrestata: ma, per far questo, occorre una presa di coscienza forte ed una inversione di tendenza decisa e coraggiosa.
Ho intravisto questa inversione (e qui penso di poter essere speculare rispetto all’intervento fatto dall’amico Ettore Randazzo) nella relazione del vostro Segretario Castelli e ancor prima nella lettera che egli ha inviato, lo scorso novembre, agli iscritti a Magistratura Democratica. Ho l’impressione (spero confermata da questo congresso) che il segretario di MD abbia preso consapevolezza che la protesta e le barricate (non voglio discutere se giuste o sbagliate) non pagano e, alla lunga, logorano e rendono asfittici.
Non solo.
Rischiano di depistare, di costituire cioè un vero e proprio diversivo intorno al quale si avvitano e si esauriscono le energie e le idealità. Questo, d’altra parte, è l’obiettivo perseguito da chi alimenta il clima da rissa, dal quale occorre invece uscire con uno slancio propositivo proprio come mi pare indichi il Segretario Caludio Castelli : rifuggendo dalla polemica e dalla contrapposizione con il Governo.
E allora vengo alla sfida.
E’ possibile che i soggetti della giurisdizione, invece di impegnarsi autonomamente in un braccio di ferro con il Governo, provino a dialogare tra di loro cercando un progetto, per quanto possibile, comune sulle riforme della giustizia?
Mi si dirà che sto facendo del buonismo spicciolo o che mi esercito in annunci dal sapore utopistico tanto da essere ormai sulla bocca di tutti.
Ma se cominciano a farlo in modo convinto, già da questo congresso, il Segretario di MD, il Presidente dell’Aiga, spero il Presidente di Camere Penali (credo di poter leggere in tal senso alcuni passi del suo intervento) non dovrebbe essere poi tanto difficile contagiare tanti altri.
So che queste idee trovano delle resistenze di fatto (molto spesso non dette) all’interno dell’Avvocatura ed anche all’interno della Magistratura mi sembra di vedere una certa refrattarietà alla linea di apertura del Segretario Castelli (ho letto, infatti, i giudizi critici espressi da autorevoli leader di altre correnti della Magistratura associata vicine a MD).
Noi dell’AIGA, in verità, abbiamo da tempo deciso di perseguire questa strada, misurandoci con i contenuti e con le proposte.
Quando nella scorsa estate imperversava un clima di forte polemica sulla riforma dell’ordinamento giudiziario, tanto che l’ANM proclamò lo sciopero della categoria, noi ritenemmo pi conveniente impegnare le nostre energie nella stesura di un pacchetto di riforme del sistema Giustizia.
Invece di esaurirci in inutili contese abbiamo elaborato un progetto riformatore che spazia dal civile al penale, all’amministrativo, dall’ordinamento forense e giudiziario alla formazione, alla disciplina, alla deontologia, ecc.
Vogliamo misuraci sul contenuto di queste proposte: o forse dobbiamo dire che tutte le nostre energie debbano esaurirsi (esaurendoci) intorno al dilemma separazione di carriere o separazione di funzioni?
Io non credo che questa possa essere una pregiudiziale di tale entità da ostacolare il confronto su una serie innumerevole di altri temi anche perch, francamente, registro su questi temi una certa vicinanza e, su alcuni di essi, addirittura una coincidenza di vedute.
Questa sintonia, invero, comincia già dall’elenco delle priorità: dato di rilevante importanza.
Immaginate cosa sarebbe accaduto se, quando il Parlamento pensava alla Cirami al falso in bilancio ed alle rogatorie, l’Avvocatura e la Magistratura Associate (o parte di esse) avessero presentato alle forze politiche l’elenco di quelle che loro – soggetti della giurisdizione – reputavano prioritario.
Nel merito delle proposte, dicevo che registro una certa vicinanza di vedute.
Quando leggo, dalla relazione del dott. Castelli, il possibile progetto di riforma che egli indica mi verrebbe quasi da sottoscriverlo in molte parti perch esso annovera molte delle soluzioni proposte dal pacchetto giustizia varato dall’AIGA nel giugno scorso.
Mi riferisco al passo della relazione di Castelli ove leggo:
che “il processo deve essere ricostruito mettendo al centro l’art. 111 della Costituzione con i due principi di contraddittorio e di semplificazione e con abbandono di tutte le garanzie meramente formali”;
che “il CSM deve riuscire a coniugare la difesa rigorosa della indipendenza della magistratura e del singolo magistrato con la trasparenza, con la certezza dei tempi, l’eguaglianza di trattamento, rifuggendo dai vecchi vizi della lottizzazione e del clientelismo” ( denuncia che pi chiara non poteva essere);
che “i Consigli Giudiziari” ( sui quali noi dell’AIGA ci siamo trattenuti tantissimo, essendo il vero nodo che deve venire al pettine nella riforma dell’Ordinamento Giudiziario ) “ devono essere selezionati dopo una specifica attività formativa valutati sulla base delle capacità gestionali” : manca l’apertura agli avvocati a tutto spiano e su tutte le questioni come l’apertura alla società civile ( punti sui quali esiste una differenza significativa tra Noi e Voi );
che “la formazione permanente deve essere assicurata ad una Scuola indipendente” (punto sul quale noi siamo stati chiarissimi dal momento che non può esistere una scuola se non presso il Consiglio Superiore della Magistratura).
che “le valutazioni di professionalità devono essere pi articolate” ( forse Castelli - questa volta non il Segretario di MD ma il Ministro - ci spiegherà quali sono questi interventi esterni a cui ha fatto riferimento nella Sua relazione all’inaugurazione dell’anno Giudiziario a Milano che hanno bloccato allo scorso luglio il lavoro di una Commissione cui era stato finalmente affidato il compito di istituire dei parametri per misurare la produttività dei magistrati).
Certo dissentiamo su alcuni punti.
Noi, come Voi, siamo del parere che il nostro processo penale rischia di diventare un processo che fa discriminazioni tra classi sociali (io personalmente lo vado denunciando da anni) ma non si può denunciare una tale deriva e contestualmente sostenere ( come fa il Segretario Castelli nella sua relazione) che il Patrocinio per i meno abbienti, per il quale l’Avvocatura tanto si è impegnata e l’Associazione che rappresento si batte da anni e si continuerà a battere anche nei prossimi giorni presso la Commissione Giustizia del Senato, è una mera forma di retribuzione della classe forense!
Noi teniamo a denunciare, comunque, anche altri problemi: la spettacolarizzazione del processo e delle indagini, gli incarichi extragiudiziali dei magistrati, la responsabilità dei magistrati, il potere di impugnazione dei PP.MM.
Anche su questi temi noi vogliamo misurarci e confrontarci sulla scorta di quanto abbiamo già detto e scritto.
Noi dobbiamo perciò saper isolare le questioni che ci vedono distanti e provare ad enucleare le soluzioni sulle quali possiamo costruire una posizione comune, per quanto differenziata, da proporre alla classe politica.
Questo però presuppone che da domani, dal momento in cui Voi chiudete questo Congresso, dobbiamo impegnarci a rimuovere le cause che hanno determinato quel solco di cui parlavo all’inizio di questo intervento.
Questo significa che bisogna, innanzi tutto, avere il coraggio e la capacità di fare autocritica.
Io leggo, nella relazione del Segretario Castelli, alcuni timidi passi di questa autocritica, ma vorrei, molto pi della lettura, poter constatare nei fatti un senso di compiuta rivisitazione autocritica delle vicende di questi ultimi anni.
In chiusura, non posso evitare di dissentire fortemente da una critica che il Segretario castelli ha inteso rivolgere all’avvocatura tacciata di un generale silenzio assordante sui temi dell’indipendenza della magistratura.
Se mai v’è stato questo silenzio è bene che si sappia che esso è stato squarciato da molte componenti dell’Avvocatura: noi abbiano denunciato le incompatibilità tra le funzioni di Governo e quelle dell’esercizio della professione Forense ( tanto che prio qualche momento fa il Presidente del Consiglio Nazionale Forense ha annunciato l’adozione di un disegno di legge ormai in dirittura di arrivo); abbiamo protestato contro chi ha inteso difendersi dal processo anzicchè nel processo; abbiamo rivendicato l’indipendenza della magistratura come patrimonio della giurisdizione; abbiamo, appena ieri mattina dalle pagine di un quotidiano, ricordato che la spettacolarizzazione è riprovevole quando riguarda le indagini ma anche quando riguarda le ispezioni e la promozione di azioni disciplinari.
Io credo che la Magistratura oggi può fare dei passi concreti in una direzione propositiva: misuriamoci su questo terreno e riusciremo a fare un fronte comune per una corretta riforma della Giustizia.

23 01 2003
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