Il programma per i consigli giudiziari

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E' il momento delle scelte importanti. Le prospettive della riforma governativa dell'ordinamento giudiziario sono sostanzialmente inaccettabili ed impongono a tutti i magistrati di dare risposte adeguate alle questioni reali. Se dovesse essere approvata la delega al governo nei termini conosciuti, le conseguenze per l'assetto costituzionale della magistratura sarebbero gravissime. Le funzioni del governo autonomo della magistratura sarebbero di fatto affidate a innumerevoli commissioni di concorso incaricate di svolgere il ruolo decisivo nelle fasi significative della carriera di ogni singolo giudice, così svuotando di valore la funzione degli organi dell'autogoverno. Il tutto senza minimamente incidere sulle reali necessità di cambiamento di cui il sistema giudiziario ha bisogno. Le effettive disfunzioni della giustizia vengono infatti solo prese a pretesto per far credere all'opinione pubblica che la riforma proposta dal governo è necessaria per far funzionare meglio il sistema. Nulla di pi lontano dalla realtà. Anzi sui reali problemi che affliggono la giustizia l'efficacia complessiva della riforma dell'ordinamento giudiziario proposta dal ministro Castelli sarà assolutamente negativa perch mira ad interrompere, anzich migliorare, un equilibrato circuito fra gli organi dell'autogoverno. E' importante capire, oggi pi che mai, che in questo momento ci sono settori dell'autogoverno in cui spetta alla stessa magistratura avanzare proposte ed assicurare un impegno attento ed efficace per migliorare la qualità e la funzionalità del servizio.

In questo senso assume particolare rilievo il compito che debbono svolgere i Consigli giudiziari, quale prima e pi capillare espressione del governo autonomo della magistratura. Nell'attuale contesto in cui la conflittualità istituzionale viene alimentata da attacchi strumentali ad un disegno di riduzione dell'operatività della giurisdizione, il ruolo che devono svolgere i Consigli giudiziari assume un significato insostituibile sia nel funzionamento e nella trasparenza degli uffici che nella formazione e valutazione di professionalità dei magistrati. Sono tutti settori nei quali c'è molto da fare per migliorare il rapporto con il Csm, anche perch sono temi su cui c'è una legittima aspettativa da parte dei cittadini che vengono in contatto con la giustizia. L'aver suscitato nell'opinione pubblica un interesse inusuale per la legalità e per i valori di indipendenza della giurisdizione ci pone infatti di fronte ad una particolare responsabilità. Le battaglie sinora intraprese dalla magistratura associata, e da Md in particolare, a tutela dei valori costituzionali di indipendenza ed autonomia della magistratura, rischiano di essere depotenziate da un'azione inidonea in questi settori in cui è la stessa magistratura che deve essere capace di assicurare il migliore risultato possibile. La funzionalità e trasparenza degli uffici accompagnata da un'adeguata qualificazione professionale dei magistrati, sono campi in cui si misura anche la nostra credibilità ed occorre garantire ogni sforzo per migliorare l'esistente ricercando le soluzioni possibili. Siamo convinti che i consigli giudiziari devono svolgere un ruolo ancora pi pregnante, dando piena attuazione alla recente delibera del Csm sul decentramento ed è giunto il momento di assicurare il massimo livello di attenzione, di impegno e, in definitiva, di affidabilità nella scelta delle persone pi idonee a svolgere questo ruolo con la sensibilità e la necessaria chiarezza degli obiettivi. Laddove il disegno governativo va nella direzione di una riduzione degli spazi di autonomia occorre rispondere con scelte adeguate.
Perch è importante valorizzare i consigli giudiziari. L´imminente svolgimento
delle elezioni dei componenti dei consigli giudiziari richiede innanzitutto
l´individuazione di alcuni punti di programma da porre in prospettiva
per la futura azione degli organismi di autogoverno decentrato.

Uno dei compiti principali del consiglio giudiziario riguarda, lo sappiamo tutti,
le valutazioni di professionalità in occasione delle progressioni di carriera:
tema da sempre scottante, oggi quanto pi al centro dell´attenzione generale,
visto che le recenti proposte governative hanno per oggetto l´introduzione
di un sistema per concorsi che regoli gli avanzamenti in carriera. Di
fronte a tali proposte, e comunque coerentemente con l´atteggiamento che
il nostro gruppo ha sempre sostenuto su questo punto nodale dell´autogoverno,
si tratta di difenderne il ruolo, perseguendo l´obbiettivo di rendere
pi rigorose e soprattutto pi aderenti alla realtà le valutazioni della
professionalità dei magistrati. Occorre contrastare la prassi di pareri
genericamente ed uniformemente encomiastici nei confronti di tutti, che
in tal modo non consentono alcuna seria valutazione attitudinale e occorre
eliminare la distanza tra le valutazioni "ufficiali" che guidano le nostre
progressioni in carriera e la reale considerazione che riscuotiamo tra
chi, colleghi ed avvocati, conosce davvero il modo in cui lavoriamo e
pi in generale ci comportiamo sul lavoro. Ogni consiglio giudiziario
- ove a ciò non si sia già provveduto - dovrà dotarsi di un regolamento
interno che espressamente allarghi le fonti cognitive, per esempio attraverso
la sollecitazione del magistrato sottoposto a parere a produrre una "autorelazione"
con allegazione di provvedimenti ritenuti pregevoli. Ancora in questa
direzione, dovrà prevedersi la possibilità di attingere a fonti diverse,
quali l´audizione dell´interessato, del dirigente dell'ufficio e dei colleghi
che hanno quotidianamente sotto gli occhi il lavoro del magistrato oggetto
di valutazione. Il possibile ampliamento delle fonti conoscitive trova
come garanzia e limite il principio del contraddittorio, ovvero è possibile
l'inserimento di qualsiasi documento e fatto " sempre che l'interessato
ne sia stato posto a conoscenza ed abbia avuto la possibilità di formulare
le sue osservazioni al riguardo." Rispetto a tutte le valutazioni, poi,
anche quelle non formulate in relazione ad una richiesta di assegnazione
di incarichi direttivi, si deve dedicare maggiore attenzione alla raccolta
di informazioni relative alle attitudini organizzative dimostrate dal
magistrato soggetto a valutazione fin dall´inizio della propria carriera:
le attitudini del "buon magistrato" non corrispondono pi, limitativamente,
alla qualità tecnica dei suoi provvedimenti, ma comprendono anche i suoi
atteggiamenti rispetto all´organizzazione del proprio lavoro, alla necessità
del confronto con i colleghi su esigenze organizzative dell´ufficio ed
al consapevole contributo alla formazione di orientamenti giurisprudenziali
stabili e nei limiti del possibile unitari, mettendo a disposizione di
tutti i colleghi le conoscenze acquisite magari su questioni specifiche
di interesse comune.

Su questa stessa linea si deve porre l´operato del
consiglio giudiziario per quel che riguarda la formulazione di pareri
sulle tabelle di organizzazione degli uffici giudiziari e sui criteri
di organizzazione degli uffici requirenti. In concreto, il controllo del
consiglio giudiziario dovrà avere bene di mira i seguenti obbiettivi:
distribuzione dell´organico in modo da fronteggiare al meglio la richiesta
di giustizia; equa distribuzione quantitativa e qualitativa degli affari
al singolo magistrato rispetto ai colleghi di sezione o gruppo; netta
opposizione ad ogni ipotesi di scelta da parte del dirigente, a propria
discrezione, della persona cui affidare o non affidare un singolo affare;
controllo sulla mobilità interna dei magistrati di modo che la stessa
sia effettivamente rispondente a esigenze di funzionalità dell´ufficio
e sia effettuata nella rigorosa osservanza, mai derogabile per nessuna
ragione, dei criteri predeterminati nelle disposizioni tabellari a garanzia
del singolo giudice e al tempo stesso dell´utente (evitando cioè che un
giudice possa essere rimosso dal proprio incarico a discrezione del dirigente).

Ultimo punto, anche se non certo di minore importanza, quello relativo
agli incarichi extragiudiziari. Anche questo, rappresenta un tema difficile
e delicato perch, a fronte di una circolare assai rigorosa, il Csm ha
spesso adottato prassi largheggianti. Quest´incertezza non deve però impedire
ai prossimi consigli giudiziari di dotarsi, anche su questo punto, di
criteri unitari e omogenei (considerazione dei precedenti incarichi, quantità
e qualità dell´impegno richiesto per espletare l´incarico in rapporto
rispetto a quello indispensabile per esercitare in modo soddisfacente
il proprio lavoro, durata e concentrazione dell´impegno, entità della
retribuzione), cui venga data comunque adeguata pubblicizzazione in modo
da assicurare chiarezza e certezza ai magistrati del distretto. Un voto consapevole ed incisivo.

I consigli giudiziari sono chiamati
a valutare la professionalità dei magistrati, ad organizzare la loro formazione
permanente e quella iniziale degli uditori giudiziari, a garantire sia
il principio del giudice naturale che una corretta, trasparente ed efficiente
amministrazione della giurisdizione; il sistema maggioritario attualmente
in vigore arreca un evidente sacrificio al pluralismo delle idee e delle
culture presenti all'interno della magistratura, depotenziando e compromettendo
la funzione stessa dei consigli giudiziari. Dovrebbe essere un valore
acquisito che la professionalità dei magistrati non può essere valutata
a colpi di maggioranza, ma il giudizio finale deve rappresentare l'esito
di un confronto costruttivo di idee, sensibilità, specificità professionali
tra rappresentanti di diversi orientamenti ideali e culturali. Una corretta
rilevazione di professionalità e la sua adeguata distribuzione all'interno
del corpo professionale è prodromica ed essenziale sia all'inveramento
del precetto costituzionale del giudice naturale precostituito per legge,
che alla sua legittimazione; infatti solo attraverso l'esercizio di una
giurisdizione consapevole, culturalmente adeguata, professionalmente valida,
senza soggettivismi e protagonismi, ma senza subalternità e con la capacità
forte di affermare la cultura dei diritti e delle garanzie la magistratura
nel suo insieme potrà trovare il suo ruolo istituzionale pi adeguato.
In questa ottica si spiegano in tutta la sua rilevanza le ragioni dell'intervento
dei consigli giudiziari in materia tabellare come pure l'intervento previsto dallo stesso
legislatore in occasione della immissione di giudici con estrazione diversa
da quella dei vincitori di concorso ordinari con la valutazione prevista
per i magistrati onorari. E' inevitabile che all'interno di questa realtà,
le risposte insufficienti che, talora, su questo punto sono state fornite,
rischiano di minare fortemente la credibilità del sistema dell'autogoverno.

Occorre dunque un "governo della giurisdizione" sempre pi attento e capace
di fornire in via preventiva, risposte adeguate e soluzioni ai vari problemi
connessi all'attività dei magistrati e quindi all'esercizio della funzione
giudiziaria. Per questo occorre operare con l'obiettivo di rivitalizzare
i compiti dei consigli giudiziari assecondando la spinta propulsiva del
Csm fondata anche sulla capacità di
iniziativa e di autorganizzazione dei singoli consigli giudiziari per
impostare una riforma nell'ottica del decentramento del sistema dell'autogoverno.
E' fondamentale proseguire nella prospettiva del decentramento possibile
nell'attuale contesto normativo, rispettando al contempo i ruoli istituzionalmente
previsti e i limiti delle competenze consiliari, valorizzando il rapporto
della ausiliarietà e della subordinazione funzionale dei consigli giudiziari rispetto
al Csm, concretizzando una funzione collaborativa dei primi, al fine
di assicurare all'organo di governo autonomo un'azione conforme agli obiettivi
che deve istituzionalmente perseguire.

Ciò sarà possibile anche attraverso l'esercizio di un diritto di voto
consapevole, che renda visibile, chiaramente, un atteggiamento culturale
che, attraverso prassi rigorose e specifiche, fissi i criteri per realizzare
un forte supporto periferico all'attività del Csm, sulla
base di un'ampia e qualificata attività d'indirizzo in ordine agli strumenti
organizzativi pi funzionali al corretto esercizio della funzione giurisdizionale.

23 03 2003
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