Ritornare ai diritti

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Ritornare ai diritti

    1. Questo congresso, per come lo sento, è prima di tutto una sollecitazione a tornare all'immagine del mondo che abbiamo in qualche modo allontanato, forse perch gli eventi incalzano con tale implacabile durezza che la memoria sembra non avere pi spazio per trattenerli tutti. Ma l'orrore della guerra e delle stragi; la morte inferta con macabri rituali; la brutalità delle torture; la cancellazione dei diritti perpetrata, anche fuori della guerra, in nome di bandiere di sicurezza che escludono, segregano e confinano esseri umani in cerca di asilo e speranza, sono ormai parte incancellabile della storia degli uomini e della nostra coscienza. In un mondo in cui ogni giorno vengono messi a rischio anche i beni elementari della vita (il cibo, l'acqua, l'aria), tutto rimanda all'urgenza di una nuova "codificazione", di una nuova Costituzione universale che raccolga la perenne aspirazione dei popoli a tradurre in un patto la garanzia dei diritti e delle libertà contro l'oppressione.

    2. Vi è, rispetto a tutto questo, un ruolo per la giurisdizione?
Un ruolo della giurisdizione vi è pi che mai, nonostante i continui tentativi di manipolarne e di ridefinirne i confini. Senza una giurisdizione indipendente non è infatti possibile che le ragioni del diritto riescano a prevalere sulla violenza e l'arroganza dei pi forti, n il catalogo dei diritti avrebbe potuto espandersi lungo direzioni un tempo impensate.
Ma quale giurisdizione abbiamo in mente?
Tante volte abbiamo ripetuto che la questione organizzativa è la questione centrale del cattivo funzionamento del sistema giudiziario italiano. E lavorando intorno a questo idea, abbiamo contribuito a mettere in campo proposte, ad elaborare una teoria ed una pratica dell'organizzazione pensate in funzione di un progetto, cercando di ricomporre intorno a questo fulcro la molteplicità dei frammenti e la dignità di tutte le funzioni che concorrono all'attività giurisdizionale, nel suo quotidiano trasformarsi in processo.
Non è un efficientismo senza valori che abbiano perseguito, ma l'idea di quell'organizzazione alternativa, a cui accennava ieri Viazzi, capace di far sì che si riesca non solo a far di pi, ma insieme e soprattutto a fare meglio.
Vi sono cose, tuttavia, sulle quali la riflessione richiede di essere portata avanti.
Quando i soggetti dannosi per la società non sono gli evasori, i corrotti e i corruttori, gli amministratori che falsificano i bilanci, gli speculatori che saccheggiano l'ambiente, tutti coloro che in vario modo violano la legalità, ma i migranti, i tossicodipendenti, i senza casa, i "girotondi" che scendono in piazza per protestare contro la guerra e l'ingiustizia sociale, i sindacati che difendono il posto di lavoro, i giudici e le funzioni indipendenti, il nostro dovere non può essere altro che riaffermare l'urgenza di tornare ai diritti, di ribadirne con nettezza la centralità e l'irriducibilità alle logiche del mercato.
La funzione interpretativa del giudice, tanto pi insopprimibile quanto pi si cerca di negarla, deve essere consapevolmente vissuta come tramite necessario di un ordinamento rivolto in primo luogo alla tutela dei pi deboli ed indifesi. Le stesse vecchie clausole della tradizione codicistica poste a tutela della correttezza dei rapporti vanno riqualificate in un'opera di reimpostazione generale degli istituti giuridici, trasformandosi in un nuovo sistema di regole generali, anche comunitarie, che costituiscono nel loro insieme il quadro di riferimento e la rete protettiva dei diritti.
Di qui l'importanza centrale della giustizia civile, purtroppo non ancora percepita con la necessaria consapevolezza. La situazione di emergenza della giustizia civile, oggetto delle pi assurde scorribande, destinataria di una ossessione riformista che ha perso ogni contatto con la realtà e con i suoi problemi, è tale da giustificare un'indignata protesta. Per questo fuori della porta troverete un appello a favore della giustizia civile che è, in realtà, un appello per la giustizia in s e, quindi, è rivolto a tutti, anche ai penalisti.

    3. Quanto pi il diritto diseguale viene esplicitamente formalizzato anche a livello normativo, tanto pi è necessario ancorare l'interpretazione e l'applicazione della legge al criterio dell'uguaglianza, come connotazione intrinseca e come fattore di radicamento della giurisdizione, oltre che quale tramite di trasformazione per rendere concretamente realizzabili - nelle società ed anche dentro la magistratura - le pari opportunità di uomini e donne, con una declinazione delle istituzioni anche al femminile che non basterà sancire in nuove norme stautarie, statuto, ma dovrà tradursi in un'azione costante e quotidiana per creare le condizioni affinch le donne possano entrare davvero con identiche chances nei luoghi in cui si formano decisioni, oltre che in quelli in cui si formano opinioni, modi di sentire e di immaginare le istituzioni e la politica.
Ma vi è una cornice ancora pi ampia entro la quale collocare la nostra riflessione politica e la nostra funzione di giuristi.
Nella società globale e multietnica, in cui si confrontano e si scontrano identità culturali diverse, anche l'attività interpretativa deve evolversi lungo la direzione di un diritto dialogante idoneo ad esprimere non soltanto solidarietà e tolleranza, ma prima ancora capacità di comprensione di una realtà che non può essere pi tenuta insieme da un unico filo, e che sollecita costantemente a "bilanciare l'unicità dottrinaria con la molteplicità delle prospettive".
Il diritto dialogante non è soltanto il volto nuovo dell'ordinamento giuridico, è anche la forma del processo e la qualità della giurisdizione, è la paziente esplorazione del diritto soggettivo nella sua materialità ed in ogni implicazione, come è stato fatto, ad esempio, nel convegno milanese di qualche anno fa sul danno alla persona, e come sta avvenendo nel mirabile lavoro portato avanti dal gruppo immigrazione.
E' anche per questo che abbiamo cercato di elaborare alcune proposte intorno al processo nella consapevolezza, certamente, dei limiti del processo e, quindi della necessità di guardare ad un pi ampio orizzonte di tutele entro le quali la mediazione e la conciliazione non sono svendite dei diritti, ma luoghi d'incontro offerte ai cittadini per cercar di superare il conflitto senza necessità di ricorrere al giudice e per ricostruire, possibilmente, il legame sociale; ma nella consapevolezza, insieme, che il processo deve essere tramite effettivo di protezione dei diritti, fedele all'insieme dei valori - tra cui la ragionevole durata - in relazione ai quali la tutela giurisdizionale è prevista, e con la certezza che le disfunzioni del processo si combattono non con la resa alle prassi sbagliate, ma sforzandosi di creare le condizioni organizzative, culturali e professionali affinch l'udienza torni ad essere fin dall'inizio luogo effettivo, leale e trasparente di contraddittorio, in cui le parti possano esercitare nel pi breve tempo possibile innanzi al giudice il diritto di esprimere le proprie ragioni e di essere ascoltati.
Ci auguriamo che in un prossimo seminario queste idee possano essere discusse e soprattutto ci auguriamo, al di là delle singole proposte, che esse possano essere un tramite per riportare la discussione sul processo alla luce del sole, nella consapevolezza che le idee sul modo in cui elaborarne le regole al fine di assicurarne il miglior funzionamento possono essere, del tutto legittimamente, anche diverse, ma il processo non può trasformarsi per questo in un luogo di scontro n la sua disciplina può essere costruita come se dovesse sancire la vittoria o la sconfitta di questa o quella categoria professionale.
E qui voglio osservare che il valore pi alto dell'azione svolta dall'ANM in difesa dell'autonomia e dell'indipendenza della magistratura, l'elemento per me decisivo della sua efficacia, e ciò per cui esprimo un particolare apprezzamento, è di averlo fatto appunto pubblicamente, alla luce del sole, dimostrando nei fatti che le battaglie migliori sono quelle che si vincono in questi modi. E' un esempio di stile e di coerenza, meritevole per s di riconoscimento, un riconoscimento che sento di dover estendere con uguale convinzione, ed anche per questo, alla dirigenza di M.D. ed al suo tenace impegno in difesa delle giurisdizione e dei diritti.

    4. Ho detto, in altre occasioni che il non aver guardato sufficientemente al nostro interno, a ciò che all'interno richiedeva di essere osservato, discusso, modificato - a partire dallo stesso modo di lavorare di ciascuno di noi - ha contribuito a creare un solco tra la collettività ed i suoi giudici, un solco che non dipende soltanto dal clima martellante di strumentale attacchi esterni, ma costituisce il frutto anche delle nostre pigrizie e delle nostre insufficienze.
C'è dunque la necessità ineludibile di una forte capacità di autoriforma. L'efficienza della giustizia civile passa infatti solo in parte da una corretta disciplina processuale, mentre un ruolo sempre pi importante spetta alle prassi operative ed alla capacità organizzativa che il «sistema giustizia» nel suo complesso è in grado di darsi, come è dimostrato dalle esperienze positive che, a dispetto di quanto in modo interessato o disinformato si tende a descrivere, caratterizzano la vita di molti uffici giudiziari. L'esperienza degli Osservatori sulla giustizia civile sta a dimostrare che il superamento di difficoltà, incomprensioni e distanze deve affidarsi principalmente alla pratica paziente e continua nella ricerca di soluzioni condivise, all'idea "certamente non nuova, ma forse non coltivata abbastanza, di ripartire dal basso", ed alla convinzione che "l'apertura alla società civile si costruisce soprattutto con il lavoro quotidiano, con la credibilità e trasparenza dei comportamenti". Della Costituzione, infatti, non possiamo limitarci a coltivare un'idea consolatoria, considerandola soltanto come ciò che ci mette al riparo, ma guardando ad essa come ciò che ci impone di andare alla scoperto per la piena esplicazione del ruolo attivi insito in quell'essere soggetti solo alla legge. Un progetto per la giustizia, consapevole che la giurisdizione non può maturare nell'isolamento, nella passività culturale e nel distacco burocratico, deve porsi come obiettivo strategico quello di favorire, attraverso un nuovo e pi esteso impegno, il mutamento delle "modalità del processo decisionale effettivo, in modo da assicurare una sempre pi ampia pluralità di voci".
Gli Osservatorii - che rappresentano una rete in costante e feconda espansione - ben possono costituire il tramite di una nuova legittimazione sociale della giustizia, il luogo di incontro e di elaborazione - avendo come interlocutori anche il mondo imprenditoriale, i sindacati, le associazioni ed i movimenti dei consumatori - di progetti organizzativi organici e meditati per rispondere ai bisogni di giustizia presenti sulle singole realtà territoriali; ed M.D. deve dare il proprio contributo affinch tutto ciò possa concretamente realizzarsi, in tutta Italia.

    5. Dopo pi di due anni di attività del gruppo del civile, sento di dover esprimere profonda riconoscenza a quanti, giovani e meno giovani, hanno saputo dare un impegno straordinario; e mai auguro che almeno alcuni di loro entrino a far parte degli organi dirigenti di M.D., non perch essi coltivino l'idea che l'impegno si sviluppa solo attraverso qualche carica, ma perch mi piacerebbe che questo entusiasmo diventasse fattore fecondo di contaminazione.
Servirà anche questo per affrontare la sfida che, nell'Europa e nel mondo non riguarda solo il processo, ma il tempo in cui siamo calati, l'orizzonte di quella nuove povertà che attendono tuttora di diventar vincenti trasformandosi in dignità riconosciuta, di quella speranza di un mondo pi libero e pi giusto che fu così viva nella coscienza di Teresa Massa, di Franco Giordana, di Rita Errico, di Carlo Verardi, di Pino Borrè e di altri indimenticabili amici che sono orgoglioso di aver conosciuto.
La necessità di saldare la pluralità e la diversità degli ordinamenti ai diritti fondamentali, uno dei quali è proprio il diritto alla giustizia, non costituisce soltanto una sfida in senso alto per la politica, non servirà soltanto a conferire un senso nuovo al nostro impegno, ma gioverà a ristabilire in tutta la sua forza - nel paziente cammino a cui costringe la storia, e negli appuntamenti inesorabili che essa pone al potere - l'insopprimibile funzione del diritto, l'insuperabile necessità che continui ad esistere una magistratura autonoma ed indipendente.

06 05 2005
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