Mozione sul diritto del lavoro

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Centrale per Magistratura democratica è l'attenzione al diritto del lavoro.
In questo settore la crisi del paradigma egualitario e della strategia di tutela delle fasce meno forti della società si è rivelata in tutta la sua crudezza, determinando la sensibile riduzione delle garanzie del classico lavoro subordinato, in riferimento soprattutto alle cd. forme atipiche di esso, ed il rallentamento nella elaborazione e nella costruzione di una efficace "rete di sicurezza" per i nuovi lavori creati dal declino del lavoro tradizionale e dai processi di trasformazione postfordista del tessuto economico e produttivo.
La legislazione italiana del'ultimo decennio - culminata nel tentativo di riscrivere l'assetto del diritto del lavoro del nostro paese con la c.d. legge Biagi del 2003 - ha teso a ridurre il campo di applicazione delle tutele riconosciute al lavoro ed, ampliando a dismisura gli strumenti alternativi al contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato, ha costituito una rete di rapporti flessibili ed ultraprecari che hanno riportato, in nome di un'occupazione purchessia, il lavoro salariato a pi accentuate forme di subalternità nei confronti dell'impresa. Le aspirazioni egualitarie hanno, dunque, sempre pi ceduto il passo alle pretese dell'economia di ridurre i costi "normativi" del lavoro nell'illusione di risolvere i problemi di competitività del sistema, venendosi così - nell'inseguire un modello di sviluppo concentrato pressoch unicamente sul versante del profitto - a porre in dubbio ed a ledere i principi stessi della costituzione formale e materiale, attuati a partire dagli anni '60, con l'utilizzazione talvolta di un "diritto diseguale" funzionale non all'acquisizione di diritti e garanzie, bensì alla sottrazione di tutele, al declamato scopo di aumentare il tasso di occupazione.
Di questa scelta, per taluni aspetti restauratrice, ha pagato un prezzo anche il sindacato dei lavoratori, protagonista insostituibile delle conquiste precedenti ma da tempo oggetto di marginalizzazione e di attacchi che ne hanno fiaccato presenza ed operatività, già messe in difficoltà dalla frammentazione del mondo produttivo e dai processi di individualizzazione del rapporto di lavoro e dalla introduzione di forme di lavoro svincolate spazialmente e temporalmente dagli standard tradizionali.
Questa tendenza negativa si è realizzata nella stagione di rinnovata affermazione ai pi alti livelli - basti pensare alla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione ed alla sua introiezione nel nuovo Trattato costituzionale - dei diritti della persona e del lavoratore in particolare. La transizione dell'U.E. verso la costruzione di un'entità politica, nonostante le insufficienze e le tante timidezze, anche in questo campo è un'occasione che non va perduta; essa ha posto, infatti, aprendo speranze per un rinnovato vigore del "modello sociale europeo", un accento molto forte sulla necessità di perseguire l'obiettivo strategico della "coesione sociale", esplicitamente fondata sull'incremento dell'occupazione a livello continentale e sull'espansione dei diritti fondamentali della persona ed in particolare dei diritti sociali e di cittadinanza, il cui nucleo storico pi significativo e rilevante è tuttora rappresentato dai diritti individuali e collettivi del mondo del lavoro.
Ma la proclamazione dei diritti e delle garanzie non può essere solo una compensazione sistemica all'indebolimento di garanzie basilari e dunque non è sufficiente se non è accompagnata dalla convinta realizzazione concreta di essi.
Al contrario, attualmente nel nostro paese si è allentata la tensione verso il riequilibrio delle situazioni di disuguaglianza sostanziale indicata dalla Costituzione del 1948.
E la precarizzazione di fatto di ampie fasce del mercato del lavoro, soprattutto quelle pi giovani, viene ad incidere in maniera drammatica sulla vita stessa delle persone, sulle loro condizioni di lavoro e di salute. Rimane drammatica e non trova ancora soluzioni adeguate ad un paese moderno (l'Italia è agli ultimi posti nella relativa statistica) la devastante realtà delle malattie professionali e degli infortuni sul lavoro, i quali fanno morire sul posto di lavoro in media quattro persone ogni giorno, nella pressoch generalizzata carenza di informazione ai singoli addetti e di investimenti in risorse ed in presenza di controlli preventivi resi difficoltosi e privi di effettiva forza cogente e dissuasiva.
Magistratura democratica non deve fermarsi alla mera denuncia di questo dramma sociale e s'impegna ad investire energie e capacità propositive sul tema.
Anche per l'aspetto da ultimo delineato diviene indispensabile la costruzione di una legislazione che appresti una "rete" di tutele a tutte le forme del "lavoro che cambia", capace di modularle secondo le concrete necessità e ponendo al centro dell'attenzione il soggetto, non solo quale lavoratore nel rapporto e nel mercato del lavoro, ma soprattutto come "persona" in tutte le sue esigenze di cittadino, ivi compreso il complessivo bisogno di sicurezza. Ciò rende improcrastinabile la ricostruzione dell'intero sistema di Welfare: ammortizzatori sociali, formazione permanente collegata alle modifiche tecnologiche, pensioni adeguate, nonch non ultime misure di base di sostegno al reddito non legate esclusivamente ai momenti di disoccupazione involontaria.
Magistratura democratica auspica, quindi, l'apertura di una stagione di riforme dello Stato sociale nuovamente ispirate ai valori fondatori del patto costituzionale, là dove soprattutto esso esalta la centralità dei diritti fondamentali, individuali e collettivi, ora richiamati anche nelle Carte europee.
Luogo di affermazione e tutela dei diritti è il processo. Il processo del lavoro ha dimostrato di essere uno strumento valido e ben congegnato ed ha dato importanti risultati, quando gestito con le risorse necessarie e con professionalità attenta. Da anni, tuttavia, vive in molte sedi condizioni di sofferenza a causa della carenza di organici, di mezzi e di strutture.
Magistratura democratica chiede con forza l'attuazione del programma di incrementi di organico previsti dalla legge 48/2001, realizzato finora in modo tardivo, parziale ed inadeguato, e chiede al C.S.M. ed ai magistrati un impegno forte nella gestione di queste controversie così delicate per la vita delle persone.

Fabrizio Amato
Giovanni Cannella
Laura Curcio
Rita Sanlorenzo

07 05 2005
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