Un progetto per la giustizia, un programma per il CSM

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MAGISTRATURA DEMOCRATICA

Care amiche, cari amici,

E' inutile negarlo; ci troviamo in un momento difficile non solo per la magistratura, ma per la giurisdizione e per la stessa Costituzione della Repubblica.

1. Partecipando alle assemblee delle sezioni e alle riunioni dei gruppi di lavoro, ascoltando i colleghi e leggendo i messaggi sulle liste si può cogliere un generale senso di disagio che deriva dalla messa in discussione di pilastri fondamentali della nostra professione (la Costituzione, il principio di uguaglianza, la pari dignità di ogni persona"), ma anche dalle condizioni in cui quotidianamente operiamo negli uffici.
Sempre pi spesso vengono segnalati carichi di lavoro ingestibili, appaiono inutili gli sforzi per contrastare la tendenza al degrado e, a volte, emerge persino l'impossibilità di tenere le udienze per la cronica carenza dei mezzi e dei necessari supporti tecnici, come già accade a Napoli, a Palermo e in altre sedi.
Ovunque ci dobbiamo misurare con le difficoltà dell'organizzazione giudiziaria e con la diffusa insoddisfazione dei cittadini per l'inefficienza del sistema giustizia.
Da ultimo è riemersa, drammaticamente, la solitudine dei magistrati proprio là dove pi forte è la presenza della criminalità organizzata, come i colleghi che operano nei distretti della Calabria ci hanno ricordato.

Di fronte ad una crisi che pare inarrestabile, che parte da lontano ma che si è aggravata a causa della politica contro la giustizia seguita in questa legislatura, occorre reagire con forza e con capacità di proposta per vincere la rassegnazione e invertire la tendenza.

2. In primo luogo dobbiamo insistere per l'abrogazione della riforma-contro dell'OG. Dobbiamo sostenere in tutte le sedi le ragioni dell'incostituzionalità della legge delega, ma dobbiamo anche monitorare i decreti delegati per conoscerli adeguatamente ed evidenziarne incongruenze e irrazionalità. Il nostro Gruppo di lavoro su Ordinamento ed organizzazione sta preparando un documento di analisi dei decreti che verrà presto distribuito ai magistrati e pubblicato sul nostro sito www.magistraturademocratica.it. Parimenti costante deve essere la nostra richiesta di abrogazione della legge elettorale maggioritaria e di ritorno al sistema proporzionale ed ai trenta componenti per il CSM, che costituiscono due assolute priorità per il rilancio dell'autogoverno.

Questo lavoro di critica incalzante della riforma e dei suoi effetti però non basta.
Dobbiamo presentare una proposta ai magistrati, alla cultura giuridica, agli avvocati, ai sindacati, all'associazionismo, alle forze politiche. A chi si candida alla guida del Paese dobbiamo dire con chiarezza che "un progetto per la giustizia" è possibile purch esso nasca e si alimenti con la consultazione e il coinvolgimento dei soggetti che operano nel sistema giudiziario, abbandonando quello spirito di preconcetta contrapposizione verso la magistratura che ha animato l'azione di questa maggioranza.

La politica dovrà fare, doverosamente, le proprie scelte, ma esse non potranno non tenere conto dei problemi reali dell'amministrazione della giustizia, di una domanda sempre crescente, delle tante ingiustizie quotidiane. Magistratura democratica deve essere quindi capace di elaborare e definire una sua proposta per l'effettività della giustizia "per realizzare i diritti delle persone, soprattutto di quelle che si rivolgono al giudice perch non hanno altro potere se non la forza del diritto" (mozione del Congresso di Palermo): dovremo allora presentare indicazioni e proposte su temi cruciali per il rinnovamento quali: interventi sul processo civile, razionalizzazione del processo penale, reale impegno contro la criminalità organizzata, questione (ormai davvero drammatica e indilazionabile) delle carceri, linee di tutela del lavoro in trasformazione, idee sui nodi principali della materia dell'immigrazione; con la costante e paziente ricerca delle ragioni di crisi e di malfunzionamento del servizio giustizia e l'individuazione di buone prassi, di protocolli comuni e di possibili sperimentazioni organizzative.

3. Non possiamo però addebitare solo "agli altri" le responsabilità per una giustizia sotto molti profili insoddisfacente. Molti gli interrogativi che si pongono i colleghi, da ultimo quello di un messaggio sulla lista da noi tutti condiviso: "siamo sicuri che sia a livello di autogoverno che di associazionismo siamo proficuamente impegnati a trovare tutti i possibili rimedi a quella che è per i cittadini la grande priorità e cioè la ragionevole durata del processo ?".
Per essere all'altezza dei problemi non è sufficiente protestare ma occorre prendere l'iniziativa, indicare a tutta la magistratura la strada per risposte adeguate alle questioni sul tappeto, dimostrare la capacità di raccogliere le grandi energie presenti tra i magistrati. Occorre perciò raccogliere la sfida per un'auto-riforma di comportamenti e di prassi nella gestione degli uffici, nell'autogoverno, nel rapporto con i cittadini e con l'opinione pubblica, cercando e stimolando su questo terreno il dibattito interno ed il confronto con gli altri. Non dobbiamo rassegnarci alla subalternità culturale e ad una concezione burocratica della funzione (fatta anche di micro-corporazioni in lotta fra loro) verso cui deliberatamente tende la riforma, ciò che porterebbe ad una magistratura frammentata ed a una giurisprudenza conformistica e conservatrice.

Il disegno restauratore ha visto da subito l'organo di autogoverno come uno dei suoi obiettivi principali, ma alle difficoltà esterne e ai problemi che il CSM ha dovuto affrontare per rendere concreto il suo ruolo e difendere il senso della sua presenza costituzionale si sono aggiunti i problemi interni, i ritardi nella gestione amministrativa, le scelte opache nella designazione dei dirigenti: tutto ciò evidenzia il cammino accidentato affrontato nel quadriennio che sta per concludersi e le difficoltà delle prospettive future. Si deve aprire fra tutti i magistrati un dibattito sull'autogoverno e sulle sue istituzioni, consapevoli che "autogoverno" non è il solo CSM, ma un sistema pi ampio ed articolato che comprende i Consigli giudiziari, i capi degli uffici e tutti i magistrati, che devono sentirsi protagonisti ed artefici di prassi organizzative e di modelli di lavoro positivi ed efficaci.

Abbiamo davanti a noi alcuni mesi cruciali per la giustizia, e dobbiamo utilizzarli bene.
Dobbiamo reagire al degrado in atto delineando alcuni punti per un nostro progetto da lanciare nella discussione pubblica e al tempo stesso elaborando un programma di Md per le elezioni del CSM che sappia indicare un autogoverno nuovo, di cambiamento, capace di difendere l'autonomia e l'indipendenza della magistratura dai suoi avversari esterni ma anche da quelli interni. Oggi pi che mai abbiamo bisogno di un Consiglio forte, autorevole, non condizionabile, capace di trarre continua linfa dai principi costituzionali che hanno ispirato la sua istituzione e di far fronte ai compiti che la Costituzione gli assegna.

Invitiamo perciò i Gruppi di lavoro e tutte le Sezioni distrettuali, dalla pi grandi alle pi piccole, alla preparazione di questo progetto per la giustizia e del nostro programma per le elezioni del CSM. La discussione in questi mesi dovrebbe conseguentemente orientarsi, su ogni argomento, nel senso della progettualità e del cambiamento.
Indichiamo in proposito alcuni temi aperti, senza pretesa di completezza, ma anzi invitando tutti sin da ora alla discussione:

le tabelle come strumenti di trasparenza dell'organizzazione dell'attività giudiziaria in attuazione del principio del giudice naturale ma anche come strumento di organizzazione; è necessario che si affronti definitivamente la questione dei flussi giudiziari, che si arrivi ad avere una precisa rappresentazione dell'effettiva consistenza e dinamica dei reali carichi di lavoro, perch solo così sarà possibile ottenere progetti che assicurino la piena ed effettiva tutela dei diritti e nel contempo la completa valutazione professionale dei magistrati e dei capi degli uffici, che devono rispondere della propria capacità di creare modelli operativi positivi ed efficaci;
la nomina dei dirigenti degli uffici e del conferimento delle funzioni semidirettive che deve essere fondato sulle capacità e sulla trasparenza, che rappresenta da sempre uno dei nodi fondamentali da sciogliere; la precisazione degli obiettivi deve rendere pi semplice la scelta dei criteri da adottare, così come l'intervento del Consiglio laddove questi siano sistematicamente elusi;
la valutazione periodica di professionalità del magistrato dove, accanto alla competenza tecnico giuridica e alla produttività, occorrerà valutare il rapporto tra i mezzi utilizzati ed i risultati raggiunti, la capacità di lavoro di gruppo, di auto-organizzazione e di corretto utilizzo delle risorse umane e materiali ed altri contenuti di professionalità che non guardano solo all'individuo ma inseriscono la sua professionalità nella verifica complessiva del funzionamento dell'ufficio in cui esercita le sue funzioni;
un sistema dei tramutamenti volontari che viene messo in discussione dalla legge sull'OG con i trasferimenti a priorità assoluta: per consentire il cambiamento di funzioni dopo un triennio, per le sedi disagiate, per il trasferimento del coniuge; la gestione della mobilità ordinaria dovrà rimanere una delle priorità del Consiglio per evitare la contrapposizione tra micro-categorie e contribuire a rendere la magistratura un corpo che guarda all'interesse generale del servizio;
i tempi delle decisioni del Consiglio, che devono essere quanto pi possibile brevi e certi. Solo in questo modo si può assicurare la reale effettività alle delibere, l'efficienza del servizio e una risposta in tempi ragionevoli alle richieste e istanze che privati e magistrati formulano;
un ruolo forte all'autogoverno nel contrasto alla criminalità organizzata; molte sono le cose che su questo fronte può fare il CSM, ma certamente prioritario  il ripristino della Commissione consiliare Antimafia che in passato aveva dato buona prova nel mettere a fuoco carenze e problemi delle sedi pi esposte e nel prospettare possibili soluzioni; e quanto di questo strumento si senta la mancanza lo dimostrano le vicende calabresi di questi giorni.

Ed ancora:

le pari opportunità in magistratura, sulle quali abbiamo aperto da tempo un proficuo confronto interno che deve ora essere portato alla attenzione di tutti i magistrati; dove per pari opportunità non si intende solo una presenza equilibrata e paritaria nei momenti decisionali e di rappresentanza istituzionale ed associativa;
la magistratura onoraria, un delicato problema aperto da anni, sul quale il governo ha sino ad oggi provveduto solo con continue proroghe che lo hanno sempre pi aggravato;
i consigli giudiziari, che la maggioranza consiliare in questo quadriennio ha talvolta umiliato e che al contrario devono essere lo strumento essenziale di un decentramento dell'autogoverno e della partecipazione dei magistrati alle decisioni che li riguardano;
la questione morale in magistratura e l'adeguatezza degli strumenti dell'autogoverno per farvi fronte, in particolare l'art. 2 della Legge guarentigie, che è stato e resta uno strumento delicato ma indispensabile in questa prospettiva e che può dare buona prova solo se attivato tempestivamente;
una riflessione sul disciplinare, che in questi anni ha subito, sul piano dell'iniziativa, un'abnorme estensione e torsioni preoccupanti, perch è stato utilizzato come strumento per limitare le libertà dei magistrati o controllarne surrettiziamente l'attività, mentre non ha saputo sanzionare efficacemente neghittosità, opacità e collusioni; tale riflessione dovrà partire da un lato dal preoccupante quadro che offre la riforma, dall'altro dalla constatazione che nemici dell'autonomia e dell'indipendenza della magistratura operano non solo all'esterno di essa, ma anche, e non di rado, al suo interno; di questa realtà - amara ma ineludibile - un gruppo che da sempre si pone contro il corporativismo e l'autoreferenzialità deve farsi carico, perch sappiamo che ogni abuso, ogni negligenza, ogni inadeguatezza professionale finisce per ricadere sulla stessa funzione giudiziaria e su tutti coloro che sono chiamati a ricoprirla.

4. Il dibattito che intendiamo lanciare prevede, ovviamente, di partire dalle riflessioni in corso nei nostri Gruppi di lavoro; abbiamo già detto del prossimo documento del Gruppo ordinamento; numerosi colleghi stanno già lavorando sulle tabelle e sui flussi; il Gruppo del civile Md/Movimento ha appena elaborato importanti contributi che affrontano, anche sotto il profilo organizzativo, i problemi aperti sul processo e in relazione alla riforma del diritto fallimentare. I Gruppi Immigrazione, Europa, Lavoro stanno lavorando a pieno ritmo, il Gruppo Penale ha ripreso la sua attività. Non partiamo quindi da zero, abbiamo anzi molto materiale sul quale lavorare; nei prossimi mesi dovremo fare una sintesi delle nostre idee ed elaborare il nostro progetto.

Due prime verifiche sono già state fissate:
- il 25-26 novembre, a Torino, vi sarà una riunione dell'Esecutivo ed una iniziativa seminariale su "ordinamento ed organizzazione";
- a gennaio 2006, a Roma, in una data da fissare, terremo un Convegno pubblico nazionale invitando rappresentanti delle forze politiche, dell'avvocatura, della cultura giuridica, della stampa: presenteremo e discuteremo del libroUn progetto per la giustizia cui stanno lavorando Livio Pepino e la redazione di QG, il documento sull'OG e quello del Gruppo del civile, oltre agli altri contributi che perverranno.

Altre occasioni seguiranno; ad esempio una riunione aperta dell'Esecutivo verrà tenuta, a gennaio, a Catania; dalle prossime assemblee sezionali col Segretario nazionale a Catanzaro e Reggio scaturiranno specifiche iniziative di Md in Calabria. Ci piacerebbe che ciascuno di questi incontri diventasse, con le assemblee di sezione e le riunioni dei Gruppi di lavoro, l'occasione per iniziare a ragionare sul nostro progetto e del nostro programma.

5. In questi giorni numerosi messaggi hanno posto la questione dei modi pi idonei per la scelta delle nostre candidature per il CSM.

Al nostro Congresso di Palermo, preso atto dell'impulso ad una vera svolta nelle modalità di partecipazione alla vita del gruppo, abbiamo elaborato specifici strumenti capaci di promuovere la partecipazione paritaria di donne e uomini negli organismi direttivi di magistratura democratica", assumendo un "impegno politico complessivo, che ha lo scopo di costruire un modo nuovo e diverso di praticare la vita del nostro gruppo". Md ha assunto quindi come proprio metodo di lavoro quello di promuovere e seguire con attenzione i dibattiti che si svolgono nelle sezioni, sulle liste e in tutte le sedi (ad es. i Gruppi di lavoro, ma anche gli Osservatorii sulla giustizia) ove elaboriamo collettivamente e in modo trasparente la nostra linea.

Le sezioni, nei modi che ritengono pi idonei, stanno già iniziando un processo democratico di consultazione -anche sui nomi dei futuri candidati- che dovrà essere l'espressione della discussione sul programma e, pi in generale, su un progetto per la giustizia e per l'autogoverno e non l'emergere di quelle forme di auto-promozione e di auto-candidatura che questa pessima legge ci vorrebbe imporre secondo logiche che abbiamo contrastato e contrastiamo.

Abbiamo un sistema elettorale che, volendo deprimere il confronto democratico tra i gruppi ed al loro interno, ci impone un'indicazione limitata di candidati, oltretutto divisi in tre categorie: legittimità, PM, giudici. Per contrastarlo possiamo avviare - prima di fare le inevitabili scelte - un grande confronto democratico a partire dalla base, per far sì che i programmi e le priorità per il Consiglio che vogliamoe i nomi dei candidati siano il frutto di un coinvolgimento di un'amplia area della magistratura, al di là di quella dei nostri aderenti. Pensiamo in proposito di proporre, anche sulla base delle indicazioni che verranno da questa prima consultazione, alcune grandi iniziative nazionali (da tenere in sedi diverse) nelle quali, oltre a discutere del nostro programma, possa avvenire questo confronto con tutti i magistrati che credono nella necessità di reagire al degrado della giustizia ed alla rassegnazione di un futuro da burocrati.

Roma, 21-28 ottobre 2005

Il Comitato Esecutivo di Md

10 11 2005
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