Intervento al Congresso dell'Anm 24-26 febbraio 2006

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Il prof. Cordero, in uno dei suoi articoli, commentando gli effetti laceranti sul sistema giustizia, provocati dagli interventi legislativi di questa maggioranza, ha parlato di "guasti dell'anima". I "guasti dell'anima" richiamano l'esistenza di una "questione morale". Che esige una risposta.

Non mi voglio occupare, però, della risposta affidata agli strumenti disciplinari, paradisciplinari, o, peggio, all'intervento penale. In questo caso siamo di fronte ad una patologia chiara, ormai definita ed individuata, ove sono stati attivati gli strumenti di sistema per ripristinare l'ordito dei valori rotto dal comportamento sbagliato.

C'è invece, e di questo voglio parlare, una questione morale che deve affrontare il modo di essere magistrato, come si vive il ruolo nella quotidianità del proprio lavoro.

Una questione morale è legata dunque all'organizzazione del proprio lavoro e dipende dall'organizzazione dell'ufficio. E se vogliamo provare ad eliminare inefficienze, neghittosità, incapacità bisogna agire a monte. Dare corpo all'idea di un progetto organizzativo.

Ecco dunque l'impegno in materia di tabelle, che non è pi da vedere soltanto nell'ottica del giudice naturale, in una visione strettamente difensiva della posizione del giudice, ma anche sotto il profilo dell'efficienza e della ragionevole durata del processo.

Agire per obiettivi significa per questo anche trasparenza della tipologia del proprio impegno e della qualità del lavoro, significa capacità di vigilanza reciproca, vigilanza del dirigente e responsabilità di quest'ultimo.

Perch a chi decide sui diritti e sulla libertà non è consentito adottare comportamenti disfunzionali rispetto a questi obiettivi.

E' questione morale perch è un dovere etico, che troviamo iscritto nel codice etico.

E' questione morale perch la possibilità di riduzione del debito giudiziario, come lo chiama il Ministro Castelli, di perseguimento dell'efficienza e dell'osservanza del principio della ragionevole durata dei processi si gioca sui valori di autonomia e indipendenza, funzionalizzati all'interno di un sistema che ha bisogno di un rapporto di una relazione non conflittuale con gli avvocati e il personale amministrativo. Perch non è morale un sistema autoreferenziale per magistrati e avvocati.

E' questione morale l'organizzazione, perch innerva e caratterizza il modo di essere dirigenti.

Non vogliamo un giudice etico nei suoi comportamenti, vogliamo un giudice consapevole del suo ruolo e della funzione della giurisdizione. Abbiamo bisogno, quindi, di valutazioni di professionalità che tengano conto di come si organizza l'ufficio, e che automaticamente affrontano la questione morale.

Perch c'è scandalo per certe nomine operate dal CSM?

Perch riteniamo "immorali" certe decisioni, pur riconoscendo la necessità dell'esercizio di una carica di discrezionalità nelle scelte dell'organo di autogoverno?

Ma perch, come è avvenuto qualche anno fa, si riesce anche a preferire a valentissimi magistrati, chi è stato sottoposto a procedimento disciplinare proprio in ragione della mancata organizzazione dell'ufficio di provenienza.

Ma perch è questione morale chiedere al magistrato come organizzare il proprio lavoro, come organizzare la sua agenda, se ha raggiunto gli obiettivi prefissati. E perch, nello stesso tempo, non è morale limitarsi a cercare una soluzione parziale nella c.d. legge Pinto, che con una scelta "contro", trova i responsabili nei magistrati, e prevede la segnalazione al Procuratore generale della Corte di cassazione ed anche, secondo alcuni, al Procuratore generale della Corte dei conti.

2. Ma una buona organizzazione ha bisogno di una buona formazione.

E allora è questione morale la sensibilità verso la formazione, iniziale, di riconversione, permanente.

La scelta operata con i decreti delegati penalizza la qualità della formazione, sottraendo competenze al CSM, realizza "corsi abilitanti" funzionalizzati alla "carriera", opera una commistione impropria tra formazione e valutazione.

Abbiamo bisogno di un giudice consapevole, che sappia affrontare con autonomia ed indipendenza, senza soggettivismi, i complessi problemi dell'attività giurisdizionale.

Con autorevolezza, autonoma ed indipendente, proprio perch colta e consapevole, in modo da intercettare "i nuovi diritti", dando corpo non al mito inutile della certezza del diritto, ma alla qualità del diritto prevedibile.

3. Certo, agire per obiettivi e per progetti e farsi carico del risultato complessivo del servizio giustizia sembra sempre pi difficile in assenza di investimenti, risorse e programmi da parte del Ministero; eppure si tratta di una scelta culturale cui non è possibile rinunciare. Il Csm, i dirigenti degli uffici, noi singoli magistrati, dobbiamo fare ciascuno la parte che gli compete, a livello di proposte, come di concreti comportamenti, per una giustizia tempestiva e di qualità. Un progetto per la giustizia innovativo richiede la presenza di un Csm che riesca a mettere insieme la difesa rigorosa dell'indipendenza della magistratura e del singolo magistrato con la trasparenza, la certezza dei tempi, l'eguaglianza di trattamento, rifuggendo dai vecchi vizi della lottizzazione e del clientelismo; richiede Consigli giudiziari rappresentativi, aperti alla cultura giuridica e all'avvocatura, che operino come terminali locali del Consiglio; ha bisogno di dirigenti degli uffici, selezionati dopo una specifica attività formativa, valutati sulla base delle capacità gestionali, e con un vincolo di temporaneità; ha bisogno di magistrati inseriti in uffici adeguatamente dimensionati ed organizzati e con una struttura che possa moltiplicare le potenzialità di ciascuno, con un reclutamento che rispecchi la rappresentatività della magistratura e contrasti le tendenze elitarie che si stanno affermando; richiede valutazioni di professionalità pi articolate, frequenti e legate alla concreta attività e ai diversi mestieri svolti dai magistrati, percorsi professionali incentrati sulla valorizzazione attitudinale, con la previsione di un equilibrio tra specializzazione e temporaneità e la possibilità di interscambio di funzioni subordinata a vagli attitudinali e formativi (con la previsione di sbarramenti temporanei solo nei casi di concreta inopportunità).

Sono tutte proposte da realizzare nel CSM, nei consigli giudiziari, negli uffici, attraverso i comportamenti quotidiani di tutti i magistrati, e che indicano un progetto alternativo concreto per una giustizia dei cittadini, rispetto alle riforme ( o controriforme) legislative realizzate.

4. E' necessaria una sorta di politica dell'ingenuità: che poi è un modello di coerenza tra il dire e il fare, tra ciò che si promette in campagna elettorale e quello che l'organo di autogoverno realizza nell'attività di amministrazione della giurisdizione.

Un sistema giustizia migliore è possibile. Dipende anche da noi.

27 02 2006
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