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Il dibattito di oggi ci conferma
l’utilità di un confronto a più voci, visto che
dai protagonisti del mondo giudiziario ci viene la richiesta di un
modo comune di intendere la giurisdizione, di andare alla radice dei
valori comuni, e questo approccio ha una ricaduta diretta sulla
funzionalità del processo, vissuto come un percorso condiviso
funzionale ad approdare ad una soluzione accettabile. E’ una
questione di metodo, prima ancora che di merito delle singole
questioni: occorre far crescere all’interno della comunità
giudiziaria (in essa compresa anche l’accademia) il senso di
una appartenenza comune, che costituisca il substrato sul quale
appoggiare qualsiasi soluzione prescelta che, per ciò stesso,
diventa praticabile ed utile. Non si tratta di trovare compromessi,
spesso al ribasso, tra le istanze delle varie categorie e le loro
organizzazioni rappresentative, ma di valorizzare ogni singolo
apporto e di trovare risposte alle esigenze poste da ciascuno.

Si è capito dai precedenti
interventi che il nodo cruciale su cui si registrano maggiori
diversità di vedute è la magistratura onoraria, per la
quale l’avvocatura rifiuta un ruolo servente rispetto al
magistrato togato. Sull’opposto versante, vi è il
rifiuto degli amministrativi per l’assistente di studio
disimpegnato dal GOT. Occorre compiere uno sforzo perché
questo tema, da occasione di lacerazione, quale è stato
soprattutto negli ultimi anni, diventi un momento di crescita comune
del senso della giurisdizione. Forse si potrebbero trovare consensi
intorno ad una figura di magistrato onorario articolato all’inizio
delle professioni forensi : un soggetto che per i primi anni della
sua carriera svolga funzioni come giudice di pace prima di puntare
definitivamente alla magistratura, all’avvocatura oppure alla
dirigenza amministrativa. Nello stesso ambito, e seguendo la medesima
logica, può essere ripresa anche l’idea di utilizzare
negli uffici giudiziari gli stagisti universitari, quale prima tappa
di quel momento di formazione comune delle professioni forensi, che
poi si può ulteriormente qualificare attraverso l’iniziale
esercizio delle funzioni di magistrato onorario.
Seminario di Bologna "Ufficio per il processo" - giugno 2004

29 09 2004
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