Conclusioni - di Gianfranco Gilardi

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In quest'ultima settimana ho partecipato a tre iniziative particolarmente stimolanti : il seminario sul multiculturalismo, il convegno di Bari sulle prassi processuali, la presentazione del protocollo fiorentino sulle udienze civili.

Iniziative, che ci danno il senso di un'esperienza collettiva in movimento e ci fanno sentire più vicini alla meta delle riforme possibili, che nascono dall'impegno e dalla partecipazione e danno senso della costruzione di un progetto comune e positivo. Esaltano la funzione più caratteristica della giurisdizione civile in questi nostri tempi : essere garante delle diversità mettendo a fuoco le regole che assicurano la convivenza.

Queste sensazioni impediscono la rassegnazione e al tempo stesso ci fanno consapevoli ed avvertiti sui limiti : con l'esigenza di ascoltarci tra operatori del processo.

Nei nostri lavori, il termine ufficio per il processo implica un passaggio ad un processo con un ufficio, mentre il "dipartimento" di ZAN rimanda al concetto di risultato. Inoltre abbiamo affermato che la questione centrale non è il processo, cioè il rito, ma l'organizzazione della giustizia civile : e quindi la nostra costruzione sull'ufficio del processo è paragonabile ad un anello all'interno di cerchi concentrici che rimandano a molte altre cose : gli interventi nel dibattito odierno ci dicono che non si può rinunciare ad una seria revisione delle circoscrizioni giudiziarie, né alle completamento degli organici di magistratura e amministrativi, né a risorse informatiche .

Nel nostro codice etico il giudice è responsabile del lavoro giudiziario, ma noi oggi diciamo qualcosa di più : il suo impegno va calato in un progetto organizzativo dell'ufficio che non può essere più il parto di un dirigente ma deve nascere dal confronto di tutti i segmenti interessati alla giurisdizione, in primo luogo amministrativi e avvocatura. Come si può arrivare ad un progetto condiviso? Ci vogliono prima di tutto degli strumenti di conoscenza della realtà (da qui, l'idea della commissione mista) seguito a ruota da un efficace monitoraggio delle attività. L'UPP sta già nelle più recenti indicazioni consiliari, occorre costruire ciò che manca nella direzione di un giudice garante delle regole e dei diritti, cominciando ad attingere alle risorse che esistono.

Sulla questione della doppia dirigenza, siamo già reduci da un seminario che ha dato indicazioni importanti confermandoci la necessità che il capo dell'ufficio vada affiancato dal dirigente amministrativo.

Certamente è sul tema del della magistratura che si notano le posizioni più diversificate, e qui la riflessione deve partire dall'art. 106 della costituzione e quindi dal modello a cui pensava il costituente : il quale affidava alla magistratura onoraria non una funzione di ruota di scorta, ma di arricchimento della giurisdizione. Questo concezione "costituzionalmente orientata" della magistratura onoraria ci deve guidare anche nelle scelte di oggi : se da un lato non possiamo negare che alla magistratura si richiede un elevato tasso di tecnicismo, dall'altro ci sono però margini per recuperare aspetti di prossimità (vedi quanto sta accadendo per il settore penale). Il recupero del GOT non si può legare a contingenze, e bene ha fatto il CSM a dare nuovi e più chiari limiti per l'impiego; inoltre ne esaltata la dimensione conciliativa. La proposta di farne una forma di completamento del percorso formativo verso le professioni forensi non è da demonizzare e va presa in seria considerazione.

Il lavoro del nostro gruppo dimostrano che processo e organizzazione sono termini che si legano stabilmente tra loro e da questi nostri dibattiti, estesi ad altri operatori della giustizia, vanno insieme sta nascendo etica professioni che mette insieme tutti i protagonisti del processo.

Ciascuno deve fare la sua parte ed in questo contesto è il circuito dell'autogoverno, ed il Consiglio Superiore in primo luogo, che deve produrre le verifiche ispettive del progetto condiviso e delle regole tabellari.

Anche il nostro associazionismo deve assumere un atteggiamento propositivo e di stimolo e per questo è importante che i nostri lavori siano riversati in casa ANM, come catalizzatore per nuove esperienze sulla traccia di quanto abbiamo già fatto spostando il terreno di riflessione sulle prassi, i protocolli, il dato organizzativo degli uffici.

Seminario di Bologna "Ufficio per il processo" - giugno 2004

15 07 2007
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