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La mozione finale del XVI Congresso

XVI Congresso di Magistratura democratica.

Roma 8 - 11 febbraio 2007

PROGETTARE LA GIUSTIZIA - GARANTIRE I DIRITTI

MOZIONE FINALE

 

Il
XVI Congresso Nazionale di Magistratura Democratica è stato preceduto
da un fecondo dibattito nelle sezioni e nei gruppi lavoro, ai cui
documenti si fa rinvio. L'ampia e approfondita relazione introduttiva
del segretario e le conclusioni delle sessioni tematiche rappresentano
il retroterra culturale e ideale della futura attività di Magistratura
Democratica.

Tutte
le sollecitazioni chiedono un cambio di passo nella strategia del
gruppo rispetto alla sostanziale incapacità del sistema di offrire una
risposta adeguata in termini di tempestività e di qualità alla
richiesta sociale di giustizia.

La
questione dell'efficace funzionamento del sistema giudiziario è il
presupposto perché la giurisdizione assolva al suo compito
istituzionale di tutela dei diritti.

In
questa prospettiva MD chiede al Governo e al Parlamento un serio
impegno per attuare con coerenza e tenacia una politica per la
giustizia e per la ragionevole durata del processo.

 

La riflessione e l'iniziativa del gruppo devono incentrarsi su tre nodi cruciali fondamentali: la crisi del processo civile e penale; la grave situazione di inefficienza del sistema giustizia; la questione aperta dell'ordinamento giudiziario.

Appena
un anno fa la magistratura era oggetto di un attacco durissimo e senza
precedenti che investiva direttamente il suo status di indipendenza.
Nel contempo il parlamento subiva l'umiliazione di dover approvare a
ripetizione leggi ad personam, leggi che, incuranti dei ragionati
moniti del presidente della Repubblica, hanno sfidato la Costituzione
e talora l'hanno apertamente violata, come dimostrano alcune recenti
sentenze della Corte Costituzionale.

Oggi
agli attacchi e alle aggressioni è succeduto un clima di rispetto e di
confronto. Vi è quindi una situazione più aperta, anche se rimane concreto il rischio di uno stallo,
poiché le riforme auspicate e preannunciate tardano a concretizzarsi,
mentre non si attenua la crisi di efficienza del sistema giudiziario.

 

 

1. Ordinamento giudiziario

L'analisi
della normativa è stata svolta nella apposita sessione di lavoro,
cosicché ci si può qui limitare ad alcune succinte valutazioni di
fondo.

Positive
sono state, nel complesso, le modifiche intervenute sul sistema
disciplinare, anche se nella esperienza quotidiana del Csm è già
emerso, come era stato previsto, il connotato negativo della
eliminazione delle norme in tema di trasferimento di ufficio ex art 2
legge guarentigie.

Con
la sospensione del decreto sulla carriera è stato impedita l'entrata
in vigore del "cuore" della controriforma Castelli ed è stata, per il
momento, sterilizzata la prospettiva inquietante di una scelta
irreversibile tra l'esercizio delle funzioni giudicanti e requirenti.

Il
sistema di valutazione periodica della professionalità previsto
dall'attuale progetto sollecita l'assunzione di responsabilità di tutto
il circuito dell'autogoverno e dei singoli magistrati nella gestione
dei controlli periodici previsti. Appare utile valorizzare i contributi
dell'avvocatura nella valutazione di professionalità: l'autogoverno
non può essere ridotto ad autovalutazione dei magistrati su se stessi.

Permangono,
però, più aspetti di grave insoddisfazione che investono in particolare
l'assetto delle procure, nonché il progetto della scuola della
magistratura.

Le
procure restano ancora caratterizzate da un modello fortemente
gerarchico che revoca in dubbio le condizioni di un corretto esercizio
dell'azione penale, che mortifica il ruolo e la professionalità dei
sostituti, soprattutto nelle realtà in cui i dirigenti degli uffici
scelgano di interpretare la nuova normativa in senso burocratico e
autoritario, vanificando il passo avanti compiuto dal legislatore nel
ripudiare il congegno della mera delega in favore del meccanismo della
assegnazione maggiormente rispettoso della autonomia professionale dei
magistrato del pubblico ministero.

E'
indispensabile introdurre strumenti normativi per garantire trasparenza
nella gestione degli uffici e controllabilità dei criteri organizzativi
del procuratori. Ma è anche necessaria la nostra presenza critica
all'interno degli uffici di procura ed una vigilanza attenta sul
rispetto dell'indipendenza interna dei sostituti.

Dal
canto suo anche la struttura organizzativa, la direzione e i compiti
della scuola sollecitano osservazioni critiche. La parcellizzazione in
tre sedi non ha riscontro in altri paesi, rompe l'unità della
formazione, imprescindibile soprattutto nella fase della formazione
iniziale, mette a rischio il livello qualitativo, determina grandi
difficoltà organizzative e un enorme spreco di risorse. Da valutare
negativamente il comitato provvisorio, sia per la sua composizione,
sia perché avrebbe l'effetto immediato di interrompere la operatività
struttura formativa attuale, pur imperfetta, senza avere dinanzi alcun
approdo concreto

In
conclusione tra gli aspetti positivi della nuova fase possono essere
annoverati la sospensione del nucleo centrale della controriforma,
l'adozione del metodo del dialogo, e proposte sull'assetto della
carriera di segno opposto alle impraticabili soluzioni contenute nel
decreto Castelli.

Conteranno,
però, i fatti e le realizzazioni. La scadenza di fine luglio è stata
fissata dal Governo ed MD chiede che essa sia rispettata per dare
nell'immediato alla magistratura e al paese un nuovo ordinamento
giudiziario e per porre le basi di ulteriori miglioramenti dettati
dall'esperienza concreta.

MD
incalzerà il Ministro sul rispetto dei tempi, valuterà criticamente
nelle singole articolazioni il disegno di legge di cui è stata
annunciata la imminente presentazione, stimolerà miglioramenti,
vigilerà sul rischio di marce indietro o di stravolgimenti durante
l'iter parlamentare.

Md
si impegnerà altresì sulla questione della magistratura onoraria che
sempre maggiore rilievo ha assunto nell'organizzazione giudiziaria e
necessita di urgenti e razionali interventi riformatori anziché la resa
ai soli provvedimenti di proroga di un assetto insoddisfacente

 

2. La crisi di efficienza e l'organizzazione del lavoro negli uffici

La
crisi grave di efficienza del sistema giustizia, con radici strutturali
risalenti, ha subito un drammatico aggravamento per il drastico taglio
dei fondi, unito al disinteresse e alla inefficienza della gestione
ministeriale del passato governo Questa grave situazione di crisi è
oggi l'elemento su cui si appunta la attenzione critica di tutti i
magistrati, con il rischio di sentimenti di frustrazione, di
rassegnazione e di resa.

La
giustizia dei grandi numeri, delle risorse scarse, delle procedure
farraginose, dei tempi intollerabilmente lunghi, ha bisogno di
interventi normativi strutturali per semplificare il processo,
utilizzare in modo razionale le energie a disposizione, ridurre i
tempi processuali, organizzare l'attività e dirigere gli uffici.

Senza
un recupero in termini di efficienza e celerità, la giurisdizione
rischia di fallire i suoi compiti più elementari e di trascinare nel
fallimento ogni diversità ed ogni identità, anche quella di
Magistratura democratica.

L'organizzazione
del lavoro negli uffici, la programmazione dei tempi di lavoro e di
formazione del magistrato, la dislocazione delle risorse individuali e
di sistema costituiscono non solo gli strumenti indefettibili per la
gestione ordinaria dell'amministrazione della giustizia ma anche il
solo modo per affermare, nella realtà dei fatti, quel sistema di
autogoverno, trasparente e responsabile, che auspichiamo e pratichiamo,
a partire dal CSM e dai Consigli giudiziari. Sappiamo bene che non
tutto dipende da noi e, soprattutto, che molto non dipende dal singolo
magistrato ed in particolare da chi tra noi non svolge funzioni
direttive o semidirettive. Da sempre però abbiamo verificato ( sin
dalle origini di Magistratura Democratica ) che sul terreno delle
prassi comuni ( quand'anche inizialmente diffuse tra una minoranza di
colleghi ) si costruiscono le basi, si anticipano i tratti essenziali,
si attuano le possibili soluzioni della riforma dall'interno dei nostri
palazzi ed, infine, si rende culturalmente e politicamente praticabile
l'accoglimento delle richieste di riforma attraverso la paziente
costruzione intorno ad esse, nel paese oltre che nelle sedi
decisionali, del consenso necessario alla loro adozione. Proprio su
questo terreno, quello dei rami inferiori dell'amministrazione della
giustizia, la testimonianza individuale può diventare azione comune e
promuovere il cambiamento dal basso.

Tra
i magistrati, nell'alternarsi di sfiducia ed impegno, non prevale la
rassegnazione. Ma è proprio per superare la legittima sfiducia di
molti, impegnati, magistrati che è necessario partire dall'esame delle
situazioni di maggiore degrado ed inefficienza. L'approccio difensivo,
meramente rivendicativo, riflesso corporativo assai diffuso nella
politica dei tempi moderni, non ci ha mai convinto ed appare destinato
a fallire anche quando legittimamente riemerge nei momenti e nelle sedi
di maggiore disagio.

Per
tali ragioni ci appare ogni giorno più vecchio sia il modello di
magistrato passivo esecutore di una volontà politica chiaramente
predeterminata una volta per tutte e risultano sempre più inadeguati
modelli di organizzazione del lavoro e modelli di processo (civile e
penale) disegnati secondo forme svincolate, astratte, lontane dai
diritti controversi, dai beni contesi, dagli interessi in gioco. Con le
debite distinzioni tra processo civile, penale, di esecuzione e di
cognizione (occasioni nelle quali il potere organizzativo del
magistrato nella funzione di direzione del procedimento assume
necessariamente connotati diversi), tra i magistrati giudicanti e
requirenti si manifesta in ogni caso la necessità di un processo
organizzato e responsabilmente diretto ed orientato, per soddisfare le
prescrizioni costituzionali dettate dagli art. 24, 97 e 111 della
Costituzione, secondo le necessità del caso concreto e nella piena
dialettica che vede il giudice partecipare al dialogo tra e con le
parti.

Del
progetto entro cui si chiede di ricollocare il pensiero politico e
l'azione pratica di Md sono parte essenziale l'impulso che continueremo
a dare, insieme al Movimento per la Giustizia, agli Osservatori ed ai
protocolli affinché diventino una rete sempre più fitta
dell'autogoverno materiale, responsabile e partecipato e il lavoro che
saremo capaci di svolgere anche dentro l'ANM per far sì che essa sia
una presenza viva ed attiva nella realtà dei singoli uffici.

MD
assume come aspetto essenziale e qualificante della sua azione sul
terreno politico-istituzionale "tutti i temi" che attengono alle
condizioni concrete di vita e di lavoro negli uffici e riserva speciale
attenzione ai profili giuridici e di fatto della condizione dei
magistrati più giovani. Riafferma al tempo stesso che, per ragioni
ideali e pratiche, non intende assumere né la forma organizzativa né
gli scopi limitati del sindacato; e ciò perché nell'ambito di un corpo
che ha al suo interno professionalità e lavori profondamente differenti
il vero collante è quello di comuni valori ideali e professionali.

 

 

3. Le riforme processuali e penali urgenti

 

Nel
rinviare per una più approfondita analisi ai documenti dei gruppi di
lavoro, si deve sottolineare che sono necessari ed urgenti alcuni
interventi limitati e precisi nel processo civile e penali, sui quali
ormai vi è stata tutta la riflessione necessaria.

Sul
processo civile è necessario: a) intervenire per abolire il processo
societario procedere ad unificare il rito ordinario di cognizione ,
secondo un modello tendenzialmente unitario e flessibile, b) introdurre
l'ufficio del processo ed il processo telematico.

Quanto
al processo penale è prioritario un intervento su notifiche, nullità,
snellimento degli adempimenti meramente formali e regime della
prescrizione.

Occorre che il Parlamento, su iniziativa del Ministro, provveda tempestivamente.

E'
inoltre indispensabile un intervento di riforma radicale sulle leggi
che hanno prodotto e producono carcere, attingendo all'area della
marginalità ed ampliando l'area della "detenzione sociale" (legge ex Cirielli, legge Fini-Giovanardi, leggi penali sull'immigrazione).

 

 

4. L'autogoverno che vogliamo.

 

Nel
progetto della Carta Costituzionale , e nella storia degli ultimi
decenni, l'autogoverno è stato l'ambito nel quale i magistrati hanno
preso sempre maggiore coscienza di essere Istituzione e non corpo
burocratico, magistrati e non funzionari. Tuttavia occorre prendere
atto del fatto che un numero crescente di magistrati ha perso fiducia
nel circuito dell'autogoverno. Benché sia certamente ingenerosa e
superficiale l'opinione, pur largamente diffusa, che il comportamento
di MD sia in fondo assimilabile a quello degli altri gruppi, ogni
proclamazione di diversità sarà vana se non radicata su un progetto
visibile di trasformazione. Un progetto che muova dal
riconoscimento delle carenze reali e non da una difesa, oramai
politicamente perdente, dei pur non insignificanti meriti che anche
questo autogoverno può comunque vantare
.

E' quindi indispensabile una forte e visibile discontinuità di approccio

 

Vi è l'esigenza di una ridefinizione e semplificazione delle procedure
che portano alle scelte principali in tema di designazione dei capi
degli uffici, di trasferimenti, di procedimenti disciplinari e di
incompatibilità. Ma vi è anche la necessità di un effettivo
decentramento dell'autogoverno attraverso il rafforzamento dei poteri
dei consigli giudiziari.

 

Nella scelta dei titolari degli uffici un primo obiettivo è quello dell'abolizione dell'anzianità
come criterio di selezione. Il nuovo sistema di selezione dovrà essere
caratterizzato da criteri calibrati sulle competenze richieste per
l'esercizio della funzione direttiva ed in relazione alla tipologia
d'ufficio che si aspira a dirigere.

Un ulteriore ed imprescindibile obiettivo è quello della temporaneità delle funzioni direttive con la previsione di strumenti di sorveglianza sull'operato dei dirigenti e di una formazione obbligatoria dopo la nomina.

 

In tale prospettiva dobbiamo inoltre investire sulla responsabilizzazione dei capi degli uffici,
che, con riferimento in particolare alla organizzazione del servizio,
debbono essere indotti a lavorare per obiettivi calibrati in modo
programmato sulle risorse disponibili.

 

Negli uffici, è poi necessario promuovere forme di autogoverno dal basso,
fondate su riunioni di ufficio, organizzative come di dibattito
giurisprudenziale, previste dall'art.47 quater O.G. e di cui va pretesa
la applicazione, nelle quali vi possa essere un confronto critico ed
informato tra i colleghi; la periodica organizzazione di assemblee con
la partecipazione dei consiglieri del CSM ed i componenti dei Consigli
Giudiziari è, poi, uno strumento utile per realizzare un contatto tra i
magistrati ed i nostri rappresentanti negli organi di autogoverno.

 

 

5. La giustizia di primo grado. Tribunali e Procure. Le piccole sedi e il Sud

 

La
giustizia di primo grado è' il primo, spesso purtroppo disastroso,
momento di impatto dei cittadini con il servizio giustizia

Il
problema delle condizioni di lavoro e dei carichi di lavoro , riguarda
tutti, ma in modo particolare coloro che operano nella giustizia di
primo grado.

Spesso,
ad esempio in materia tabellare e nomina dei dirigenti, l'attenzione si
ferma alle sedi medie e grandi, ma le difficoltà maggiori riguardano
quei moltissimi colleghi che operano nelle piccole sedi, soprattutto
ma non solo al Sud,

MD
deve continuare ad occuparsi, ma anzi deve rafforzare il suo impegno
per la giustizia al Sud. Deve prestare una particolare attenzione ai
fatti di criminalità organizzata, specie per i loro insidiosi aspetti
di penetrazione nelle Istituzioni anche giudiziarie.

Va
pertanto rinnovato l'impegno per conoscere e comprendere quella
difficile realtà, sollecitando interventi puntuali e intransigenti
degli organi di autogoverno, che possano prevenire degenerazioni e
stanare timidezze.

Occorre, anche una nuova attenzione alle specificità delle condizioni di lavoro e della organizzazione negli uffici del Sud.

E' assolutamente indispensabile riprendere l'iniziativa della pubblicazione della rivista "Giudici a Sud"

Se
può essere considerato un sacrificio ineluttabile che gli uditori , in
sede di prima assegnazione debbano coprire le sedi disagiate, non è
certamente tollerabile che su di loro gravi anche un inammissibile
atteggiamento di nonnismo giudiziario, ad esempio nella organizzazione
dei turni e delle ferie. Le giuste rivendicazioni in tema di
trattamento economico debbono vedere al primo punto un adeguamento
significativo dello stipendio di ingresso e la disciplina dei
trasferimenti deve essere rivista in modo da assicurare una rigorosa
parità di trattamento.

 

6. La tutela della salute e della sicurezza sul lavoro.

 

Il
dibattito congressuale ha ripreso tutte le sollecitazioni variamente
espresse nella fase precongressuale, anche dal mondo politico e
sindacale, a proposito di una ripresa forte dell'iniziativa culturale e
giudiziaria in tema di tutela della salute nei luoghi di lavoro.

Che questa sia una priorità per il gruppo possiamo darlo come acquisito.

Occorre essere coerenti, e concreti.

Il
gruppo deve innanzitutto capire le ragioni di una caduta di attenzione
e di tensione su questi temi e, in base a questa analisi, effettuare
una ricognizione della situazione esistente e delle differenze che si
registrano nella varie sedi giudiziarie.

A questo proposito ci paiono essenziali cinque punti:

Il
progetto può realisticamente partire, anche in tempi molto rapidi,
individuando un numero adeguato di sedi opportunamente dislocate sul
territorio nazionale, nelle quali attraverso la partecipazione di
diverse professionalità ed il coinvolgimento delle organizzazioni
sindacali e di soggetti variamente interessati al fenomeno, si possa
effettuare una prima verifica sul campo dei problemi esistenti e delle
più opportune soluzioni.

Sarà
compito dell'esecutivo individuare al proprio interno un referente del
progetto, che promuova e coordini le energie che il gruppo ha
dimostrato di saper esprimere.

 

 

 

7. Un'altra fondamentale priorità. La confisca dei patrimoni di mafia.

 

Magistratura
Democratica, consapevole della necessità di un'efficace azione volta a
restituire in vaste zone del Paese i valori di una legalità condivisa,
violati ed oppressi dalla criminalità organizzata, si impegna a
contribuire a promuovere - con rinnovata intensità - quella cultura
dell'investigazione patrimoniale che possa essere capace di consentire
la capillare sottrazione delle ricchezze illecitamente accumulate da
esponenti della criminalità.

Con
la destinazione sociale dei beni confiscati alle mafie si realizza,
infatti, una concreta opportunità di riscatto per comunità oppresse dal
crimine e si manifesta in concreto un segnale della volontà - troppe
volte solo declamata - di ripristino effettivo della legalità violata.

La
confisca dei beni alle mafie rappresenta, perciò, una delle
fondamentali priorità da praticare, pur nel rispetto dei diritti
fondamentali dei soggetti a vario titolo coinvolti nelle indagini.

E'
necessario, quindi, che - nell'organizzazione di tutti gli uffici
giudiziari del Paese - venga riservato lo spazio finalmente adeguato
all'importanza della fondamentale azione di contrasto ai patrimoni di
mafia.

 

 

8. L'Europa

 

Magistratura democratica ribadisce l'impegno per la costruzione di una Europa

autenticamente
federale, democratica e sociale e conseguentemente per il rilancio del
processo di costituzionalizzazione attraverso l'elaborazione di una
proposta capace- in primis sul versante dei diritti
socio-economici - di incontrare l'adesione della opinione pubblica
anche nei due paesi che hanno detto di no nei referendum nello scorso
maggio. Esprime la viva preoccupazione che i previsti negoziati, finita
la " pausa di riflessione", possano portare all'approvazione di un
Testo privo di significativi passi in avanti quali il rafforzamento dei
poteri del Parlamento europeo, nuovi meccanismi di partecipazione
diretta dei cittadini alla vita pubblica dell'Unione, il graduale
superamento dell'arcaico sistema di voto all'unanimità , il
riconoscimento della vincolatività della Carta di Nizza e l'uso del
termine stesso "Costituzione" per consolidare e rendere esplicita la
prospettiva costituzionale per l'evoluzione dell'Unione. Esprime la
prioritaria attenzione dell'intera corrente per il processo, talvolta
troppo lento e contraddittorio, di costruzione comunque di un'Europa
dei diritti, ribadendo l'importanza strategica- in questa dinamica in
fieri- nel circuito di tutela multilivello dei diritti fondamentali
già operante nel raccordo tra le due Corti sovranazionali e i giudici
ordinari, dal punto di vista giuridico non meno che da quello più
politico culturale, della Carta di Nizza. Nel Bill of rights europeo
con la protezione di un ampio ventaglio di nuovi diritti sconosciuti
alla principali Carte nazionali e con l'affermazione solenne della
indivisibilità dei diritti raggruppati attorno ai valori fondamentali
della dignità, libertà, uguaglianza, solidarietà, giustizia e
cittadinanza si realizza la ricomposizione dei beni primari che
integrano la dignità di ogni individuo e così un modello di
costituzionalizzazione della persona, capace di offrire una traccia
garantista unitaria e imprescindibile per l'attività giudiziaria, nel
suo complesso, nell'intera Unione. La scommessa che MD lanciò fin dal
Convegno di Venezia sull' anticipazione " dell'efficacia vincolante
della Carta come elenco " espressivo della tradizioni costituzionali
comuni" ha avuto in questi sei anni grandi riscontri, dalla nostra
Corte costituzionale, alla Corte dei diritti umani sino alla storica
sentenza del 27.6.2006 della CGCE che ha finalmente citato la Carta e
l'ha applicata come parametro di legittimità di una direttiva
comunitaria. Tuttavia sono in ogni caso evidenti i pericoli che
deriverebbero da una conclusione dell'attuale fase di discussione sul
futuro istituzionale dell'Unione nel rallentamento e nel
depotenziamento dell'opera di ricezione giurisprudenziale della Carta
ove questa non fosse inserita nemmeno nella trama dei Trattati.

MD
ritiene che la diffusione della consapevolezza tra i magistrati
ordinari della loro qualifica di "organi" dell'Unione sia la premessa
per il forte impegno della magistratura associata e di ogni singolo
giudice a farsi convinto attore nello spazio giuridico europeo in
un'ottica costituente l'Europa dei diritti.

Magistratura
democratica ribadisce l'impegno prioritario nell'ambizioso progetto
promosso con Medel e la Fondazione Basso- in stretta collaborazione con
il Movimento per la giustizia- di lancio di un Osservatorio sulla
protezione dei diritti fondamentali in Europa (attraverso il sito di
imminente apertura europeanrights.eu ) che dovrà divenire la sede di
una riflessione critica , pubblica e condivisa delle effettive linee di
evoluzione della giurisprudenza continentale. L'offerta di una sede
aperta di discussione tra operatori giuridici , ma anche tra esponenti
ed associazioni della società civile e cittadine\i dell'Unione, sulla
reale situazione nella tutela dei fundamental rights, delle
sue luci e delle sue ombre, dei suoi limiti così come delle sue
virtualità rappresenta, ci pare, il miglior contributo che possiamo
offrire al consolidamento di una sfera pubblica democratica europea.

 

 

 

9. La disciplina della immigrazione

 

Il
tema dell'immigrazione, già centrale nella società (non solo italiana),
investe ormai la giurisdizione in tutti i suoi aspetti: dal civile al
penale, dal lavoro al minorile fino alla sorveglianza. L'impegno di MD
sui diversi profili delle questioni dell'immigrazione si è sviluppato
in questi anni sia nella direzione dell'analisi critica della
giurisprudenza e delle prassi degli uffici, sia sul versante della
riflessione - dentro e fuori la magistratura - sulla legislazione e
sulla politiche del diritto. In entrambe queste direzioni l'impegno di
MD deve continuare a svilupparsi promuovendo una maggiore
consapevolezza nei magistrati delle complessità delle questioni
relative all'immigrazione e della loro riconducibilità alla sfera di
quei diritti fondamentali che devono essere garantiti a tutte le
persone, indipendentemente dalla cittadinanza.

Naturalmente,
molto resta ancora da fare. Molte prassi degli uffici giudiziari
appaiono ancora fortemente condizionate da approcci burocratici
destinati a riflettersi pesantemente sulla effettività della tutela
giurisdizionale e molti orientamenti giurisprudenziali non sono in
grado di emanciparsi da un formalismo poco consapevole della rilevanza
degli interessi in gioco e della complessità delle questioni
affrontate.

D'altra
parte, è all'ordine del giorno della discussione politica la modifica
della legislazione sull'immigrazione. Md ha più volte esposto il suo
argomentato punto di vista sulle linee-guida di una legge
sull'immigrazione giusta ed efficace. Le proposte
annunciate dal Governo in occasione dell'assemblea promossa dal Tavolo
Immigrazione contengono spunti positivi, in particolare sul terreno
della disciplina degli ingressi. La nuova politica sull'immigrazione,
dovrà comunque riuscire a chiudere definitivamente la pagina del diritto speciale dei migranti, che nella sua duplice articolazione penale e amministrativa, ha prodotto una corsa al rialzo delle misure coercitive della libertà personale del migrante in netto contrasto con le libertà fondamentali della persona.

E'
necessario che l'iniziativa complessiva di MD assuma come centrali le
questioni dell'immigrazione e che in particolare si sviluppi un più
intenso dialogo fra i diversi gruppi di lavoro, coinvolti dalla
trasversalità di tali questioni e dal loro crescente rilievo. In questa
prospettiva, andrà valorizzato il contributo che Diritto, immigrazione e cittadinanza -
promossa da Md e dall'Associazione studi giuridici sull'immigrazione
- può fornire come strumento di confronto sulla giurisprudenza e di
sostegno all'attività del singolo magistrato.

 

 

 

10 Md - Movimento

 

Occorre proseguire con convinzione sulla strada di una vera e solida alleanza per l'autogoverno
col Movimento per la giustizia e con Articolo 3. Lo chiedono le
colleghe e i colleghi che vogliono essere coinvolti in un progetto
comune dal basso, che parta dalle esperienze dei distretti e dei CG,
capace di far uscire il Consiglio e tutto il circuito dell'autogoverno
da logiche di spartizione e di mera protezione, e non si accontentano
più dei soli rapporti (da tempo buoni) tra i nostri gruppi consiliari o
fra i dirigenti delle tre correnti.

 

La
prospettiva dell'alleanza con il Movimento e con Articolo 3 dovrà
perciò essere il quadro di riferimento per un lavoro di lungo periodo e
non limitato alle prossime scadenze elettorali per il Consiglio. Quando
saremo chiamati al rinnovo dei Consigli giudiziari, dovremo fare ogni
sforzo per presentarci uniti, con candidature forti, comuni e con un
programma di alto profilo in tutti i distretti. Un'altra esitazione su
questa strada non verrebbe perdonata a nessuno.

 

Salutiamo
con soddisfazione la nuova stretta collaborazione tra il Gruppo Europa
di Md e il Gruppo internazionale del Movimento, che segue analoghe
esperienze in atto da tempo nel Gruppo del civile e in Medel. La nuova
lista Ordinamento, promossa unitariamente dai tre Gruppi, potrà essere
il luogo dove sperimentare un dialogo aperto a tutti i magistrati che
vogliono uscire da logiche di mera appartenenza e intendono proseguire
sulla strada dell'autoriforma.

 

 

 

11. L'organizzazione di MD

 

La
realizzazione del programma di Magistratura Democratica passa
necessariamente attraverso la riorganizzazione delle strutture
dirigenti, In questi anni l'attività di Magistratura Democratica si è
svolta su molti piani. Si sono però manifestate difficoltà di presenza
in molte sezioni, anche di sedi importanti, legata ad una scarsa
partecipazione di colleghi o a situazioni locali contingenti, e
nell'attività dell'esecutivo, con un sovraccarico difficilmente
sostenibile di impegni e di ruoli per il solo segretario generale ed
una insufficiente valorizzazione e responsabilizzazione di tutti i
componenti.

Il
congresso ha sottolineato la esigenza di un rinnovamento anche
generazionale della dirigenza di Md e di un adeguamento dei moduli
organizzativi alle nuove esigenze. Per favorire e stimolare la
partecipazione, dovranno essere studiate e proposte modifiche dello
statuto, con riferimento al meccanismo delle deleghe, all'eventuale
riduzione del numero delle preferenze e alle modalità di presentazione
delle candidature.

Occorre
dare spazio alle disponibilità, ai contributi e alle novità
proveniente dalle realtà locali e soprattutto essere in grado di
stimolare le passioni e le motivazioni.

I
compiti che dovrà affrontare richiedono la formazione di un esecutivo
che sia espressione delle diverse sensibilità del gruppo e abbia la
capacità di lavorare collettivamente. Punti di vista, sensibilità ed
accentuazioni diverse sono una ricchezza della vita del gruppo, a
condizione che si operi tutti insieme per un momento di sintesi che
consenta di superare le difficoltà incontrate. Intorno al segretario,
l'organizzazione del comitato esecutivo deve prevedere l'attribuzione a
ciascuno di compiti e responsabilità specifiche; una particolare
attenzione dovrà essere rivolta al raccordo tra la attività
dell'esecutivo e quella dei gruppi di lavoro. Lo stretto contatto tra
la dirigenza nazionale e le sezioni locali deve divenire il modulo
costante di operare, anche con riunione decentrate dell'esecutivo.

Occorre
anche essere presenti negli uffici, per rendere concreti i valori di
trasparenza e di rispetto delle regole, pronti a condurre le battaglie
necessarie per evitare vischiosità, inefficienza, neghittosità di
singoli, burocratizzazione degli uffici, strapotere dei dirigenti.

Non
esiste una organizzazione "neutra", gli interventi sulle composizioni
delle sezioni e sulla distribuzione del lavoro incidono direttamente
sulla qualità della giurisdizione e sulla affermazione della autonomia
e indipendenza , anche interna, dei singoli magistrati.

Occuparsi
delle condizioni di lavoro, significa preoccuparsi della qualità del
servizio per i cittadini, al di fuori di logiche corporative o di mero
mantenimento di prerogative da magistrato burocrate.

In
questo modo Magistratura Democratica potrà continuare ad essere un
gruppo di magistrati, donne e uomini, che con coerenza, coraggio e
determinazione da quaranta anni persegue il progetto di una giustizia
che sappia nel concreto garantire i diritti di tutti.


Indirizzo:
http://old.magistraturademocratica.it/platform/2007/07/17/la-mozione-finale-del-xvi-congresso