Pubblicato su Magistratura Democratica (http://old.magistraturademocratica.it/platform)

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Vogliamo  sottoporre alla riflessione precongressuale alcuni spunti di riflessione emersi nel corso della riunione di sabato 3 febbraio 2007 , che ha visto riunite a Milano una trentina di colleghe di MD, provenienti da tutta Italia. Si tratta non di un manifesto organico, ma di alcune idee sui modi di far politica e sull'autogoverno, che senz'altro dovranno essere riprese e approfondite nel corso del prossimo dibattito a Roma, ma  che fanno parte dei  principi fondanti la nostra militanza in MD.

* Crediamo che le votazioni per il Consiglio Nazionale debbano  essere "libere" , ossia sganciate da voti di scambio tra una sezione ed un'altra ;  questo metodo uccide la trasparenza e quindi la democrazia e penalizza la nostra immagine agli occhi dei  giovani che si avvicinano all'associazione, ma che non amano e non comprendono l'uso di metodi mutuati dalle  peggiori prassi  della politica dei partiti.

Chiediamo quindi  trasparenza nelle elezioni, con molteplici candidature,  non finalizzate esclusivamente alla rappresentanza territoriale, se questa non si traduce anche in una condivisione a livello nazionale del candidato/a  per le qualità che questo/a possiede.

Devono essere evitate le deleghe in "bianco", mentre va privilegiato un metodo di elezione collegato ad un dichiarato impegno del candidato ad essere punto di collegamento stabile e strumento di circolazione delle informazioni tra il Consiglio e la base.

A maggior ragione, con riguardo alle elezioni per l'Esecutivo, riteniamo che il candidato  debba in qualche modo esplicitare il suo "programma" , consentendo ai componenti del Consiglio una scelta  consapevole.

Non vogliamo il verticismo di pochi , né l'assenteismo di alcuni,  ma un lavoro di "squadra " con responsabilità ed impegni condivisi tra tutte le persone vi fanno parte ; deve privilegiarsi una collegialità sia nelle scelte e nelle iniziative da prendere , che nella successiva realizzazione di esse.

Purtroppo, queste considerazioni sono già state  oggetto di dibattito e di propositi nello scorso congresso, ma non hanno sortito gli effetti sperati.

Facendo una sincera autocritica,  dobbiamo evitare che coloro che si assumono la responsabilità  di far parte dell'organismo di governo della corrente, abbandonino l' impegno assunto per accedere a cariche diverse  : tali comportamenti,  oltre ad indebolire il lavoro collettivo, determinano un'immagine negativa di MD , che viene vissuta come  corrente  per nulla distinta dalle altre , ma anzi  fucina per la  creazione dei "quadri dirigenti" non solo all'interno della magistratura . 

*    per quanto concerne l'autogoverno ,  crediamo sia necessario far emergere la diversità di MD nel modo di far politica : non possiamo continuare a essere percepiti all'esterno ( ad esempio dai componenti laici del Consiglio) , ma anche da molti colleghi magistrati, come del tutto omologati ad una logica di difesa della corporazione e , all'interno di questa, di lottizzazione per " schieramento " .

 Dobbiamo rifiutare le logiche correntizie, ad esempio nella nomina dei direttivi e semidirettivi, così come dobbiamo rifiutare, distorcendo il senso di un pluralismo  che pure deve essere garantito in tali sedi  di un malinteso senso del pluralismo, la spartizione dei posti che via via si rendono liberi per le nomine in alcuni organismi ( quali ad esempio il Comitato Scientifico): spartizione che fa ricadere la scelta non sull'aspirante che  ha le migliori qualità professionali o scientifiche, ma sul candidato che in quel momento viene indicato dalla corrente cui il posto è riservato.   Allo stesso tempo crediamo  che ,   proprio nell'autogoverno e nell'associazionismo, occorre mettere in campo tutta la nostra capacità di dialogare, ragionare e costruire scelte condivise   che garantiscano una migliore  funzionalità del servizio :  in questa ottica  deve essere valorizzata   la capacità di mediazione politica  anche attraverso "alleanze trasversali" , quando queste siano  finalizzate all' adozione di provvedimenti  trasparenti ed utili, che si pongono come mezzi  necessari per l'affermazione dei nostri valori .

Pensiamo che il CSM abbia oggi un numero eccessivo di incombenze rispetto alle sue risorse personali e che quindi vi sia la necessità di decentramento di una serie di compiti ( quali ad esempio quelli concernenti le tabelle), per consentire una maggiore celerità nell'espletamento di altre essenziali incombenze, quali  , ad esempio, la nomina dei capi degli Uffici.

Sul piano della comunicazione delle attività del Consiglio, siamo favorevoli alla costituzione di  un unico canale di comunicazione ufficiale per tutti i gruppi, che garantisca in modo stabile il flusso delle  informazioni nei due sensi  (dal Consiglio alle sedi e viceversa) e che metta fine alle attuali prassi  di comunicazione diretta e in tempo reale da parte di singoli consiglieri:  questo  è stato il primo impegno che il gruppo delle donne si è dato parlando di autogoverno dal basso, all'epoca della campagna elettorale CSM.

La nostra assunzione di responsabilità nell'attività associativa e l'impegno per un miglioramento concreto nella organizzazione del servizio giustizia non si esprimono solamente attraverso una maggiore partecipazione agli organismi rappresentativi della corrente, certamente   facilitata dalle modifiche statutarie del congresso di Palermo.  Essa si sviluppa anche  nel reciproco scambio quotidiano di esperienze e di saperi , nella ricerca comune delle buone  prassi  che caratterizzano le nostre esperienze lavorative. Essa si esprime anche "trasversalmente", ad esempio negli osservatori, nelle riunione degli uffici e cioè in sedi esterne al circuito  di corrente , che hanno il pregio di attirare maggiormente l'interesse di quei colleghi più giovani, restii ad essere etichettati politicamente .

*Sui temi congressuali:

- quanto alla  organizzazione del lavoro negli uffici e, in particolare,  alle procedure concorsuali di nomina dei semidirettivi , proponiamo: 

a)      che si richieda ad ogni  candidato di presentare  un progetto di organizzazione non astratto, ma specifico  in relazione all'Ufficio alla cui Presidenza si concorre, con l'indicazione degli obiettivi che si intendono raggiungere negli anni di "reggenza" ;

b) che l'incarico abbia la durata di 4  anni, allo scadere  dei quali sia prevista una valutazione, che tenga conto anche del parere espresso dai giudici appartenenti all'ufficio . Solo dopo una valutazione positiva , l'incarico potrà essere rinnovato per altri 4 anni.

 

- quanto alle  proposte legislative  in tema di Ordinamento Giudiziario,  rileviamo che, nella pur ampia trattazione effettuata da MD, è carente una complessiva attenzione per un modello di trasparenza  e di assunzione di responsabilità del magistrato e di tutti i soggetti coinvolti nella amministrazione della giustizia, e della giurisdizione in senso stretto: manca un'attenzione alla relazione ed alla mediazione che la funzione giurisdizionale richiede necessariamente , una maggiore valorizzazione di "buone pratiche" e del lavoro collettivo. Nessuna riforma, nemmeno la migliore in assoluto, potrà veramente determinare il cambiamento, se alla sua applicazione non si dedicheranno le energie della magistratura

 

Infine un'osservazione complessiva: in molti dei documenti e degli interventi preparatori al congresso vengono dipinte prospettive molto cupe per il futuro del gruppo, che in certe rappresentazioni sembra dilaniato da una crisi  profonda e irreversibile, di idee e di vocazioni. Noi vorremmo offrire uno sguardo diverso a questo clima (un po' da "resa dei conti"...) per portare la testimonianza di una discussione serena ed aperta, che si è svolta prima di tutto tra donne  che  partivano   anche da analisi differenti , ma   che si riconoscevano in esperienze umane e lavorative molto simili e che su queste sentivano la necessità di tenere aperto un dialogo ed un confronto.

Il futuro di MD sta tutto nella pratica costante di questo metodo, non solo nella scelta della nuova dirigenza. 


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