Comunicato sul ritiro delle dimissioni dopo il "caso Pizzorusso"

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Si è chiusa la vicenda delle dimissioni del prof. Di Federico da presidente della nona commissione, seguita dalle dimissioni dell’avv. Buccico da componente della stessa commissione, per protesta nei confronti delle accuse di mancanza di indipendenza rivolte ai laici eletti su indicazione della Cdl, contenute nella relazione su Giustizia e giudici letta dal prof. Alessandro Pizzorusso nel convegno su Lo stato della Costituzione italiana e l’avvio della Costituzione europea organizzato dall’Accademia dei Lincei il 14 e 15 giugno scorsi. Questa relazione era stata allegata come materiale di studio, su richiesta dell’autore, incaricato di tenere una relazione su Il profilo costituzionale del giudice e del pubblico ministero: il confronto tra il modello formale e l’attuazione pratica nella prospettiva storica e comparatistica, nell’ambito dell’incontro di studio in materia ordinamentale per gli uditori giudiziari in tirocinio ordinario il 6-8 ottobre scorso. La relazione svolta agli uditori ha avuto ad oggetto il tema assegnato e non ha affrontato gli aspetti trattati nella relazione distribuita come allegato .

Il Segretario generale della Presidenza della Repubblica ha fatto pervenire una nota con la quale ha riferito che il presidente della Repubblica ha espresso ferma deplorazione per l’accaduto, piena solidarietà ai componenti del consiglio gravemente offesi e ai quali ha rinnovato la sua stima e la sua fiducia nonch l’invito al Csm a porre in essere ogni misura idonea a garantire che episodi del genere non abbiano a ripetersi.

Il prof. Di Federico e l’avv. Buccico, dopo aver ringraziato il presidente Ciampi, il vice presidente Rognoni e i componenti per la solidarietà espressa e per la condanna dell’accaduto, hanno ritirato le dimissioni.

La rapida chiusura della vicenda, che rischiava di innestare dinamiche istituzionali di evidente gravità, non può che farci piacere. Resta il timore che dalla vicenda possano trarre alimento le posizioni politiche che conducono da tempo un’aspra battaglia nei confronti dell’attività di formazione erogata ormai da oltre un decennio dal Csm, allo scopo di attribuirne la gestione a circuiti esterni all’autogoverno, con ciò mettendo in pericolo la stessa garanzia di indipendenza e di pluralismo che, anche per tale via, il Csm assicura.

Vigileremo, quindi, per garantire il mantenimento dei livelli qualitativi raggiunti dalla formazione (riconosciuti ampiamente a livello internazionale da parte delle pi prestigiose istituzioni straniere), anche attraverso una maggiore sensibilizzazione degli stessi magistrati destinatari dell’attività di formazione e delle strutture scientifiche di supporto, al fine di esprimere argomentate valutazioni sulla qualità delle relazioni. Tali valutazioni dovranno essere poste a base delle successive scelte dei relatori.

Ma esprimiamo, al contempo, la pi decisa contrarietà alla prospettazione di qualsiasi forma, diretta o indiretta, di censura preventiva sui contenuti delle relazioni, estranea ai valori ai quale deve essere informata ogni qualificata attività formativa e che si porrebbe in contrasto con la garanzia della libertà di manifestazione del pensiero e quindi del pluralismo culturale della magistratura. Pluralismo che è assicurato dalla giustapposizione di voci diverse, come è avvenuto anche nel caso concreto (oltre a Pizzorusso, erano presenti al corso un allievo del prof. Di Federico e altri interventori idealmente molto lontani tra loro) e dall’intervento riequilibratore del coordinatore e dalla messa a disposizione dei partecipanti di un amplissimo materiale di studio.

04 11 2003
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