La libertà dei giudici di manifestare

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Ipotesi di approccio ai temi del “sociale”.Approccio politico

Le riflessioni sul tema del Congresso, dal lato della questione sociale che il gruppo di studio dei giudici del lavoro offrono al dibattito congressuale, non possono prescindere dall’analisi della situazione politica generale.
Queste riflessioni che illustrerò in via di massima sintesi - rinviando alla analisi pi completa contenuta nella del nostro segretario ed al testo scritto del mio intervento - costituiscono il punto di partenza per immaginare le prospettive di lavoro futuro del Gruppo che coordino.
Il sistema della sicurezza sociale è intimamente e indissolubilmente correlato all’assetto generale sociale, economico e istituzionale del paese.
Non ho bisogno di convincere nessuno del fatto che anche attraverso la tutela del lavoro e della rappresentanza sindacale si recupera oggi la coesione sociale e nemmeno del fatto che quando parliamo di istruzione, edilizia, ambiente, politica della famiglia, tutela dell’occupazione o della salute , di trasporti, etc è evidente che affrontiamo temi e materie che delineano l’assetto dello stato sociale, in quanto interessano lo sviluppo della persona umana e della sua capacità effettiva di partecipare alla vita del Paese.

Premessa ulteriore
(libertà di manifestazione del pensiero)

Per fare ciò occorre passare attraverso una premessa fondamentale che non sarà mai ribadita abbastanza : la libertà dei giudici di partecipare liberamente ai dibattiti culturali e politici che animano ancora il Paese, la libertà per noi tutti di manifestare liberamente la nostra opinione.
I giudici del lavoro di magistratura democratica rivendicano e riaffermano qui ed oggi naturalmente anche il principio del pluralismo interpretativo, ovvero della legittimità di scelte ermeneutiche che si riconducono ai princìpi essenziali della Costituzione, per quanto ci interessa soprattutto in materia di diritti sociali. E ciò nella certezza che l’uniformità della interpretazione giurisprudenziale non arreca alcun beneficio alla efficienza della tutela processuale .

Analisi politica, sociale, economica

E’ stato già osservato dal nostro segretario nella relazione introduttiva che le tendenze globali alla demolizione dello Stato Sociale e allo svuotamento dei diritti sociali hanno subito, in questa fase politica del nostro Paese, una drastica accelerazione.
Aggiungo solo che proprio nel momento in cui la politica economica e sociale erano chiamate ad esercitare il massimo delle responsabilità, con l’approntamento di adeguate risposte ad una evoluzione mondiale, in cui si moltiplicano i segnali di crisi, la politica economica del governo si è compendiata in soluzioni di lassismo finanziario e fiscale , povertà di misure per lo sviluppo economico, con grosse conseguenze in termini di degrado sociale.
La sinistra è in forte crisi di identità : essa si è mostrata in difficoltà nel resistere all’egemonia del pensiero liberista, proprio della attuale maggioranza di governo, secondo cui il mercato e le sue esigenze costituiscono il riferimento esclusivo di ogni iniziativa politica e legislativa.
Chè l’equivoco nel quale mi sembra si sia persa parte della cultura cd di sinistra è quello di ritenere che i diritti dei lavoratori siano diritti di credito verso questo o quel datore di lavoro; che i diritti connessi alla previdenza ovvero alla assistenza sociale siano mere rivendicazioni pietistiche nei confronti di questa o quella maggioranza di governo.
Di fatto risulta abbandonata ogni prospettiva inclusiva della politica (fondata sui diritti sociali).

Erosione del sistema di garanzie

Il tempo a disposizione non mi consente di entrare nel dettaglio delle proposte di riforma del mercato del lavoro e del sistema previdenziale:
Mi limito ad osservare che le proposte tese a limitare i diritti dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali che li rappresentano esprimono, al di là dei suggestivi quanto impropri richiami alle normative europee e alle aspettative delle giovani generazioni, l’intento di ridurre le pi significative garanzie dei rapporti di lavoro.
Le deroghe alle tutele previste dalla legge e dalla contrattazione collettiva a favore della negoziazione individuale dei contenuti del contratto di lavoro altro non sono che lo strumento per liberare di fatto le imprese da ogni vincolo giuridico-sociale e da ogni controllo di legalità.
Il processo di erosione del sistema di legalità si completa , e non poteva essere diversamente, con il disegno di ridimensionamento dell’intervento del giudice del lavoro mediante l’opzione per la soluzione arbitrale delle controversie, con la previsione di poteri di autocertificazione in ordine alla natura del rapporto ed ai suoi elementi essenziali.
In fondo si tende a riprodurre nel processo civile il progetto realizzato, i lavori sono ancora in corso di esecuzione, nel settore penale con la riforma sulle rogatorie estere,con le proposte di gerarchicazzazione del PM e di modifica del principio della obbligatorietà dell’azione penale, in materia di falso in bilancio.
E ciò anche con la privatizzazione dell’istruttoria del processo ed in generale con la tendenza al trasferimento al giudice amministrativo o alla Pubblica Amministrazione di una serie di importanti attribuzioni.
Ho ascoltato con interesse ed attenzione le riflessioni che ci hanno proposto il prf Amato ed il prof Rodotà sulla eterna difficoltà del Potere di configurarsi come articolato e, quindi, sulla terna difficoltà per la giurisdizione di resistere su posizioni di separatezza ed indipendenza rispetto alle altre forme del Potere.
Ma temo che quelle riflessioni oggi ci saranno poco utili perch dietro ai nostri legislatori mi sembra di potere intravedere povertà di strumenti culturali e il progetto di realizzare interessi di pochi a danno dei pi e dei pi potenti.

La riduzione dell’ambito di operatività della giurisdizione del lavoro appare particolarmente grave, in quanto questo processo ha rappresentato un’ importante realizzazione del principio costituzionale di eguaglianza sostanziale.
Esso ha fornito strumenti di riequilibrio per la parte socialmente ed economicamente pi debole nel rapporto e nel processo, riequilibrio che verrebbe irrimediabilmente meno attraverso la marginalizzazione dell’intervento giudiziario operata dagli insufficienti e pericolosi ambiti di modifica delineati da questa riforma.
Il progetto di modifica dell’art. 18 dello statuto dei lavoratori - progetto abbandonato se sono sincere e condivise dalla intera maggioranza di governo le esternazioni del Presidente del Consiglio - è sintomo di un disegno politico che punta a scaricare l’insicurezza sui singoli, per garantire dal rischio le imprese (con un singolare rovesciamento dei ruoli).
Ma come ho osservato qualche mese fa , immaginando una spiegazione della forza di resistenza del sistema di sicurezza svedese, ciò che serve al lavoratore è soprattutto la sicurezza della continuità del lavoro, e del reddito anche quando la impresa del suo attuale datore di lavoro non ci sarà pi;la sicurezza di potere disporre dei servizi di informazione e di formazione, prima di tutto scolastica, indispensabile per scelte di vita reali e consapevoli; la libertà, alla quale oggi nessuno pensa che un lavoratore possa aspirare, di scegliere il lavoro o l’impresa che pi lo valorizza ovvero gli offre maggiori sicurezze.
Di qui la necessità che il gruppo di studio dei giudici del lavoro di magistratura democratica avverta l’esigenza di studiare le forme di un ridisegno dello Stato sociale, che valorizzi l’apporto delle responsabilità collettive , creando effettivamente pari opportunità.
Voglio dire che forse è giunto il tempo per riflettere se non sia opportuno un cambiamento della prospettiva che sino ad oggi ha privilegiato il nucleo storico del diritto previdenziale - orientato alla salvaguardia del valore lavoro - ed esplorare la possibilità di indirizzare il dibattito culturale anche verso la valorizzazione dei diritti sociali come diritti di cittadinanza, come diritti di esistenza, con l’emersione insieme al diritto al lavoro ed al diritto alla salute del diritto al contrasto ( e quindi alla prevenzione ed alla eliminazione) delle situazioni di disabilità, di bisogno, e di disagio individuale e familiare derivanti da inadeguatezza del reddito, da difficoltà sociali , da condizioni di non autonomia , dalla difficoltà di integrazione di chi giunge nel nostro paese ed in Europa per sfuggire alle guerre ed alla povertà.
Si tratta in fondo di proseguire , per il gruppo di studio dei giudici del lavoro di Magistratura democratica nel percorso già intrapreso , e che ha portato al riconoscimento della importanza dell’affermazione del principio del diritto sociale alla liberazione dal bisogno in nome della esistenza, principio affermato nella Carta di Nizza, ma prima ancora dalla nostra Costituzione.

Il mercato

E’ innegabile che sul modello tradizionale del rapporto di lavoro premono i bisogni di masse di giovani disoccupati che chiedono, attraverso una redistribuzione delle tutele nuove opportunità, occupazionali e di tutela del loro futuro.
I giudici del lavoro di magistratura democratica non pensano che il mercato sia una realtà negativa; sono convinti che esso richiede governo e regole; l’integrazione a livello mondiale di economia e finanza è un fenomeno aperto a esiti diversi da quelli a cui i liberisti hanno pensato sino a qualche mese fa: la crisi dei mercati finanziari e la condizione di estrema difficoltà economica in cui versano i paesi già poveri e quelli del cd mondo occidentale tanto evidenziano.
Se è innegabile , e i giudici del lavoro ne hanno piena consapevolezza, che i fenomeni sociali ed economici con cui siamo alla prese vanno oltre le divisioni tra stati e vanno studiati e governati oltre l’ambito territoriale dello Stato, c’è, allora , una sfida culturale che va accettata senza atteggiamenti di radicale rifiuto.
Sicchè sarà necessario discutere sulle nuove forme di organizzazione del lavoro - su questo tema i giudici del lavoro di Magistratura Democratica, con la Rivista Giuridica del Lavoro e la Consulta Giuridica della CGIL stanno organizzando un momento di dibattito ed approfondimento pubblico - anche con i giuristi degli Paesi Europei.
Medel offre importanti possibilità per un confronto ampio e penso che il gruppo di studio dovrà coltivare con la massima attenzione la sensibilità di questo gruppo di giuristi.
Gli organismi comunitari hanno concretamente affrontato il problema del governo della moneta unica ma non quello della politica economica europea, mostrando di non avere adeguatamente compreso che pi ricchezza di per s non significa che la società sia pi giusta ed accettabile, pi ricchezza può volere dire anche distruzione dell’ambiente e delle persone, e, quindi, della coesione sociale.
Per questo a mio modo di vedere il livello di attenzione che il gruppo dei lavoristi dovrà dedicare ai temi della economia e della economia globale dovrà essere pi intenso e culturalmente attrezzato nel futuro prossimo immediato con attenzione ai temi dello sviluppo sostenibile, sostenibile con pi occupazione, con l’estensione dei diritti e della qualità dello sviluppo stesso , con pi ricerca, con pi e seria informazione, in altri termini con democrazia e solidarietà istituzionale.
Credo, infatti, che sviluppo sostenibile, ruolo economico dell’Europa sociale e politiche per l’occupazione - da contrapporre a quelle di piccolo cabotaggio bottegaro dei consumi , pubblicizzato ogni giorno dai mezzi di comunicazione - sono argomenti per discutere con gli interlocutori, naturali - le OSS, i giuristi, le altre componenti della ANM - ma anche con i nuovi interlocutori rappresentati dai movimenti cd antiglobalizzazione in una prospettiva generale.

Il processo

Occorre a questo punto guardare allo stato della giurisdizione del lavoro (il nostro specifico), al suo modo di funzionare e di rispondere alla domanda di giustizia.
La giurisdizione è elemento di esistenza dei diritti.
Come elemento della forza dei diritti è legata all’esistenza di molte condizioni: che ci sia un giudice dotato del necessario potere, che sia indipendente, che sia professionalmente preparato, che il modello processuale risponda alla nuova tipologia di contenzioso che la decisione sia data in tempo utile rispetto alla situazione da tutelare. Le cose non vanno bene in moti Uffici Giudiziari i ritardi sono intollerabili, ma la cultura della efficienza che abbiamo acquisito con MD tutta è lontana dalle logiche del mercato. Essa risulta sempre intrisa della cultura della prova e del contraddittorio e sempre orientata all’affermazione in sede interpretativa dei valori costituzionali.
Priva delle risorse necessarie la giustizia del lavoro ha pagato il prezzo, in alcuni uffici giudiziari, di essere censurata come lenta ed inefficiente.
Ma dileggiata per la lunghezza dei tempi continua ad essere oggetto di una sempre crescente domanda.

I giudici del lavoro e gli altri

E’ tradizione ormai consolidata quella dei giudici del lavoro di Magistratura Democratica di studiare, riflettere ed approfondire le materie che appartengono alla sfera del loro lavoro in confronto aperto e chiaro all’interno della magistratura e fuori.
Naturalmente l’esperienza del gruppo di studio dei giudici del lavoro dell’ANM è patrimonio da non disperdere ma, anzi, da rivitalizzare.
Il Convegno organizzato dalla ANM a Napoli nel marzo del 2001 ha segnato un passo importante nel nostro lavoro di sensibilizzazione per le sorti del processo previdenziale ed ha consentito in particolare una fattiva collaborazione con la dirigenza degli Enti previdenziali ed assicurativi tesa a cercare anche all’interno delle istituzioni stesse modelli organizzativi che possano contribuire a ridurre un contenzioso difficilmente controllabile.
Il documento finale dell’ultimo congresso dell’ANM, alla stesura del quale i lavoristi di MD hanno collaborato autorevolemente ,contiene importanti, significative e ferme prese di posizione sulle iniziative legislative governative in materia di mercato del lavoro.
Il confronto con i giuristi democratici , italiani ed europei, e con i giuristi in generale dei diversi paesi europei ha consentito ai giudici del lavoro di Magistratura Democratica di progredire notevolemente nell’approfondimento delle tematiche comunitarie, di far sentire il peso delle proprie opinioni sui dibattiti relativi alla carta di Nizza ed , oggi, sul processo di costituzionalizzazione dell’UE.
L’apprezzamento per il livello di approfondimento delle tematiche relative alla materia cd “sociale” credo dipenda anche dalla capacità che il gruppo ha avuto di aprirsi ad ogni confronto possibile anche con i cd movimenti nuovi e antiglobalizzazione che offrono oggi nuove prospettive di analisi dei fenomeni sociali mondiali, prospettive non sempre percepibili.
Certo spesso il nostro interlocutore “naturale” è stato il Sindacato perch prevalentemente alle Organizzazioni dei lavoratori si può attribuire nell’attuale contesto sia la convinta difesa dei diritti fondamentali dei cittadini sia la prospettiva di riforma in senso democratico della magistratura.
Non sempre è stato così: gli anni successivi alle grandi riforme del diritto del lavoro e del processo del lavoro hanno registrato segni di incomprensione o di non adeguata considerazione da parte delle forze sindacali per il ruolo ed i caratteri della giurisdizione .
Il comune sentire sul fatto che occorre guardare al lavoro non come fenomeno del mercato da regolare ma come elemento primario per la costruzione di rapporti sociali basati sul valore della persona e non delle merci ed ispirati a fini di emancipazione democratica ha consentito il superamento di passate incomprensioni e la ripresa di una proficua collaborazione.

Il futuro del gruppo di studio dei giudici del lavoro è, dunque, ancora nella capacità di confronto e di apertura al dialogo ed alla riflessione con gli altri gruppi di studio di Md, con le altre componenti dell’ANM e con la società e con le sue espressioni, fino alle pi antagoniste conservando come nel passato la capacità di elaborazioni autonome
Questa azione culturale deve esplicarsi nell’immediato cercando di realizzare forme di collaborazione con gli Avvocati.
Credo che sia giunto il tempo di esplorare la possibilità di condividere con i giudici del civile l’esperienza degli Osservatori, esperienza che l’elevato livello di conflittualità tra magistrati ed Avvocati, determinato dalle condizioni di grave inefficienza di importanti uffici del lavoro, ha sino ad oggi sconsigliato di realizzare.
I recenti interventi sugli organici inducono ad un minimo ottimismo.

Chiudo osservando che i giudici del lavoro di MD, ma forse Magistratura democratica nel suo insieme, debba nel questo percorso di apertura , immaginato nella relazione introduttiva del nostro segretario, esplorare nuove strade idonee ad intercettare anche il desiderio di impegno , di partecipazione, di assunzione di responsabilità in prima persona delle nuove generazioni di magistrati, dei pi giovani giudici del lavoro.
Le loro aspettative, il loro entusiasmo sono indispensabili per continuare a conoscere la realtà che ci circonda.
Questa la prospettiva che nelle conclusioni affido al dibattito del Congresso.

24 01 2003
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