Caso Previti: rispettare la sentenza del Tribunale di Milano

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Un Tribunale della Repubblica, precostituito sulla base di criteri
oggettivi e predeterminati, dopo 88 udienze in quasi tre anni e dopo avere
verificato le prove e le argomentazioni delle parti ha pronunciato una
sentenza per un'ipotesi accusatoria grave, quale la corruzione in atti
giudiziari.

La sentenza viene all'esito di un iter senza precedenti in cui nessuna
risorsa è stata risparmiata per evitare che i giudici si pronunciassero.

E' stata posta in essere una campagna massmediatica per anni per convincere
che qualsiasi decisione presa sarebbe stata comunque priva di valore,
perch inficiata da pregiudizi.

Sono stati posti in essere ripetuti interventi legislativi ad hoc per
cambiare le regole del gioco a processo in corso.

I giudici sono stati insultati con offese infamanti per un magistrato come
quella di essere prevenuti, di non essere imparziali e di essere strumenti
di giochi politici.

La pronuncia della sentenza, al di là del merito, rappresenta un successo
per la giurisdizione, ma tutti debbono porsi interrogativi che non
riguardano i magistrati o la giurisdizione, ma la stessa qualità della
nostra democrazia.

In quale Repubblica viviamo dove il giudizio per reati gravissimi diventa
persecuzione solo perch riguarda imputati eccellenti e perch l'esito non
corrisponde ai desiderata di alcuni imputati e loro amici.

In quale Repubblica viviamo dove il merito delle prove e delle
argomentazioni non conta pi oscurato dalla gestione dei processi a mezzo
stampa e televisivo e dove la giustizia di un verdetto non viene misurata
sulla correttezza nella disanima delle prove e dei ragionamenti, ma sulla
base della natura assolutoria o di condanna di una sentenza.

In quale Repubblica viviamo dove il Presidente del Consiglio dei Ministri,
immediatamente dopo la pronuncia di una sentenza, parla di persecuzione,
delegittimando i giudici e la giurisdizione.

01 05 2003
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