Riforme e controriforme nella giustizia

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Riforme e controriforme nella giustizia

Uguaglianza, diritti, giustizia. Il tema del nostro Congresso è stato affrontato sotto diversi profili. Mi propongo di svolgere alcune considerazioni sotto il profilo delle pre-condizioni, indipendenza, professionalità, responsabilità.
In questo ultimo periodo l'accento è stato posto in particolare sulle garanzie dell'indipendenza, che la nostra Costituzione costruisce attraverso il sistema di governo autonomo, centrato sul Csm, in questa consiliatura così autorevolmente guidato da Virginio Rognoni.
E' tempo di mutamenti in MD come nell'Anm: momento di bilancio e di indicazioni di prospettive per il futuro.
Sappiamo che la caratteristica dell'ANM è quella di rappresentare tutta la magistratura, che pure è organizzata nelle diverse correnti. La ricchezza dell'Anm è nella dialettica, nel confronto, anche nello scontro talvolta delle posizioni espresse dai diversi gruppi. La forza dell'Anm è quando riesce ad essere un vero momento di sintesi su obbiettivi precisi.
Se Magistratura democratica, ancora una volta, è stata chiamata al vertice dell'ANM in una situazione di particolare tensione e per un periodo inusitatamente lungo, è perch la elaborazione di questa corrente ( che non si lascia certo ridurre alla caricatura della politicizzazione evocata nell'intervento dell'avv. Michelina Grillo) è tale da fornire un punto di riferimento per la azione dell'intera magistratura associata.

Le proposte, le analisi,le riflessioni di Questione Giustizia rivista "promossa da magistratura democratica" costituiscono uno strumento di lavoro indispensabile; e ciò lo dobbiamo all'instancabile impegno di Livio Pepino che ha raccolto il testimone da Pino Borr.
Con Livio Pepino e Claudio Castelli, e con tutta Md, abbiamo insieme discusso, discusso davvero, e infine costruito insieme la linea che Md ha proposto in Anm. E voglio qui dare atto, con un sentito ringraziamento alla preziosa ed intelligente azione che in questi anni, hanno dispiegato nella giunta dell'Anm Lucio Aschettino ed Ezia Maccora.
Sul rapporto tra MD e Anm non intendo aggiungere nulla alle lucidissime osservazioni di Rita Sanlorenzo.
L'ordinamento giudiziario e la difesa della indipendenza della magistratura di fronte ad attacchi senza precedenti sono stati al centro dell'azione della magistratura e dunque per Anm come per MD. Ma non ci siamo certo limitati a questo ruolo di contrasto.
Infatti il sistema giustizia, se vogliamo che eguaglianza e tutela dei diritti non siano solo parole, ha bisogno di riforme. Di profonde riforme.
Quello trascorso è stato un periodo particolarmente delicato per la magistratura. In realtà lo diciamo un po' da sempre: non dobbiamo inflazionare la denuncia n dimenticare che abbiamo affrontato momenti non difficili, ma drammatici quando i nostri colleghi, colleghi che non dimenticheremo mai, cadevano sotto i colpi del terrorismo e della mafia.
Ma certo abbiamo affrontato per un periodo inusitatamente lungo una situazione di tensione magistratura/sistema politico di governo; dico, senza attenuazioni "sistema politico di governo" e non "sistema politico" perch qui si è trattato di qualcosa di profondamente diverso dalle tensioni che erano seguite a Tangentopoli e che allora sì coinvolgevano in qualche modo tutto il sistema politico.

La linea che abbiamo adottato in fondo è semplice:
    -     Apertura al confronto e al dialogo (che è cosa diversa dalla trattativa), ma fermezza assoluta sui principi, senza farsi minimamente condizionare se questo porta come conseguenza, non voluta ma non eludibile, allo scontro con il governo in carica. Così fu con il progetto della Bicamerale e così è stato con la politica sulla giustizia di questo governo e di questo Ministro della giustizia e così sarà, ove necessario, con qualunque futuro Ministro della giustizia.
    -     Rimanere rigorosamente al di fuori, come deve essere per la magistratura associata, da ogni valutazione politica generale sulla azione di governo; ciò che ci ha consentito di prendere posizioni anche dure, penso agli scioperi, senza che ciò potesse essere ascritto ad una logica di schieramento
Questo ci hanno riconosciuto tutti gli osservatori non parziali, nonostante la campagna di attacchi, di delegittimazione ed anche di veri e propri insulti che ha visto spesso in azione esponenti di rilievo della maggioranza e purtroppo protagonista costante il Presidente del Consiglio in carica. La invereconda campagna sulla magistratura politicizzata e sulle toghe rosse, spesso veicolata da una informazione televisiva di parte, ha fatto ridere (ancor prima che preoccupare) il resto dell'Europa e del mondo. Se non abbiamo ogni volta replicato, se non abbiamo raccolto le provocazioni è perch noi abbiamo a cuore il senso delle istituzioni, ma non certo perch ci siamo assuefatti o intendiamo tollerale un attacco inammissibile alla funzione giudiziaria in quanto tale.
Eppure anche in momenti di scontro così aspro mai, neppure per un attimo, abbiamo dimenticato che è il Parlamento, con le maggioranze che ivi si formano, ad esprimere la sovranità popolare. Nessuno spazio vi è stato per irresponsabili corporativismi antiparlamentari e populisti.

Peraltro ossequio al Parlamento legislatore, da parte dei magistrati non vuol dire omettere il richiamo ai supremi principi costituzionali, che vincolano anche il legislatore ordinario. Proprio questo senso di rispetto profondo per il Parlamento ci ha indotto ad esprimere il nostro sbalordimento di fronte alla mozione approvata dal Senato della Repubblica il 10 dicembre 2002, con quale si attaccavano direttamente provvedimenti giudiziari. Una mozione che in qualunque assemblea parlamentare del mondo sarebbe stata preliminarmente dichiarata inammissibile. E' una pagina oscura che non possiamo e non dobbiamo dimenticare.

La linea dell' Anm ha di volta in volta subito critiche di segno opposto; taluno, in alcuni passaggi, la ritenuta troppo dura, molti e ripetutamente l'hanno criticata perch troppo morbida. Non voglio qui parlare delle scelte tattiche, su cui vi possono essere diverse opzioni da valutare momento per momento, ma della linea di fondo

Se all'epoca del primo progetto ministeriale avessimo acceduto alla trappola della trattativa, che ci veniva proposta, oggi, l'ordinamento giudiziario Castelli sarebbe in vigore e si starebbe a discutere di decreti delegati di attuazione. Se oggi siamo qui è perch nel maggio del 2002 non abbiamo piegato la schiena, non abbiamo avuto paura delle nostre buone ragioni, abbiano affrontato i rischi di un gesto forte come lo sciopero (attuandolo solo dopo averlo accuratamente preparato sia dal punto di vista organizzativo sia, quel che pi conta, dopo aver fatto ogni sforzo per presentare alla opinione pubblica i nostri argomenti).
Ma se avessimo acceduto alla logica dello scontro cieco e frontale e dell'arroccamento corporativo (sciopero bianco, sciopero a oltranza) non credo che avremmo condotto in maniera pi efficace una azione di contrasto che, come era prevedibile, avrebbe dovuto dispiegarsi su un lungo periodo. Certo avremmo da subito pregiudicato la partita pi importante: la capacità di proporre le nostre ragioni e di trovare ascolto presso l'opinione non pregiudizialmente schierata.
Come finirà la vicenda dell'ordinamento giudiziario, non lo sappiamo. Richiamo l'autorevole insegnamento di Giuseppe Trapattoni "Non dire gatto, se non l'hai nel sacco". Non abbiamo certezze sull'esito, in questa fase così turbolenta della attività legislativa. ma molto dipenderà ancora da noi.

Di certo la battaglia culturale è stata vinta. Oggi non c'è pi nessuno nell'ambito dei giuristi e degli opinionisti imparziali che difenda questa riforma, che è in crisi anche all'interno della stessa maggioranza. I tecnici ministeriali, tra i quali ahimè nostri colleghi, sono rimasti soli.
La realtà è che questo testo incostituzionale, incoerente, irrazionale e sgangherato si può cercare di rattopparlo, ma non ne potrà mai venire fuori non dico una buona riforma, ma nemmeno una riforma appena appena passabile. Occorrerebbe, ma è quello che finora il Ministro Castelli ha pervicacemente contrastato, un clima di dialogo e di confronto, aperto a misurarsi con le argomentazioni altrui.

Attendiamo di vedere quale sarà la posizione del governo riguardo alle riforme sulla giustizia.

Se un radicale cambio di rotta avverrà, la magistratura darà il suo contributo. Ma se si volesse proseguire sulla linea finora adottata, magari anche con qualche aggiustamento, la risposta dell'Anm dovrà , come lo è stata in passato, quella della pi ferma protesta. Le forme della protesta le sceglieremo a tempo debito e con la prudenza e senso di responsabilità di sempre.
Nessuno si illuda che i magistrati italiani si siano stancati o siano disposti a piegare la schiena.
Ma riforme per la giustizia sono necessarie e urgenti.

La giustizia viene spesso rappresentata con l'immagine di donna bendata, a sottolineare l'imperativo della eguaglianza di tutti davanti alla legge. La legislazione ad personam e le campagne di pressione su singoli processi hanno tentato di mettere questa immagine.

Bendata, cieca e senza linee direttive è stata la politica della giustizia del Ministro Castelli; ne dà testimonianza da ultimo la surreale vicenda del decreto sulla competitività.
La situazione è sconfortante, e proprio per questo sollecita l'impegno della magistratura.

Guai se ci fermassimo al versante della critica. Mi limito, in questa sede ad indicazioni di prospettive di riforma.
Sono indispensabili interventi limitati ed urgenti di snellimento e razionalizzazione sul processo civile e penale. Ma anche gli interventi limitati debbono essere inseriti in una linea di coerenza, l'opposto esatto della improvvisazione ed incoerenza che ha caratterizzato la linea di questa maggioranza.

Sul processo penale in particolare, esaurita con la scorsa legislatura la fase del riequilibrio del sistema attorno al valore del contraddittorio (e al riguardo si deve dare atto del contributo dato dalla avvocatura) era il tempo della razionalizzazione, della eliminazione degli adempimenti superflui della chiara assunzione dell'obbiettivo della ragionevole durata. La dottrina, la magistratura, molti autorevoli avvocati hanno dato indicazioni precise. Il Ministro della giustizia e la maggioranza di governo non hanno fatto nulla e, spiace doverlo dire, dalla maggiore organizzazione della avvocatura penale è venuta solo una tenace resistenza ad ogni reale modifica. La attività legislativa ne è risultata paralizzata e condizionata.
In tema di ordinamento giudiziario, un pi efficace, rigoroso e severo sistema di valutazione della professionalità è indispensabile, per la credibilità stessa della magistratura e del circuito dell'autogoverno. L'Anm ha elaborato una proposta, che deve essere portata avanti.
Indicatori precisi e affidabili sulla produttiva per uffici e per settori omogenei di attività sono indispensabili per razionalizzare la distribuzione degli uffici e degli organici sul territorio, ma anche per intervenire con il necessario rigore, in sede di valutazione di professionalità e, ove necessario, in sede disciplinare, sui colleghi che ingiustificatamente non si attengano agli standard.
Al riguardo il Ministro ha buttato al vento quattro anni.

Il sistema disciplinare deve essere razionalizzato, attorno alle linee guida della rigorosa non interferenza sulla libertà del magistrato, quando interpreta la norma e adotta le decisioni, ma insieme di un livello deontologico, all'altezza del ruolo sempre pi rilevante che il giudiziario ha assunto nella società
Concludo.
Un compito impegnativo attende la magistratura. Magistratura democratica, con la nuova dirigenza che uscirà da questo XV congresso, saprà tenere fede al suo ruolo di elaborazione, di critica, di proposta per un sistema di giustizia, che promuovendo la tutela dei soggetti pi deboli, garantisca i diritti di tutti, inverando il principio che tutti sono eguali dinanzi alla legge.

Edmondo Bruti Liberati

06 05 2005
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