Quale sicurezza?

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Al pacchetto sicurezza, si è aggiunta nelle scorse ore l'iniziativa governativa per far fronte alla cosiddetta (dura da decenni) "emergenza rifiuti" della Campania. Ancora una volta, l'esigenza di decidere, e di far presto, travolge tutto, i precetti costituzionali, l'ordinamento giudiziario, la stessa realtà dei fatti che si oppone, con la sua insuperabile testardaggine, a qualunque possibilità che uno "strappo" così vistoso possa davvero portare i risultati che si propone: ma tant'è, questa sembra la via prescelta, quando la politica non ce la fa a ristabilire la normalità della convivenza, imbocca la strada della violazione dei principi posti dalla Costituzione, quasi come se fossero quelli a porre un ostacolo alla difesa dell'ordine e della legalità.

Per la Campania, si tenta la strada della creazione di un inaccettabile diritto processuale penale "speciale", applicabile in una sola regione del Paese (andiamo verso un federalismo processualpenale?), che in realtà non farà altro che impedire o rendere più difficoltoso l'intervento della magistratura a tutela del diritto alla salute e all'ambiente.

I punti critici sono numerosi.
L'accentramento della competenza dei reati ambientali commessi nell'intera regione Campania in capo a un unico Procuratore, autorizzato anche a derogare alle norme in tema di assegnazione dei procedimenti e di rapporti con i magistrati del suo ufficio, attribuisce a una sola persona fisica la responsabilità delle indagini, con il presumibile obiettivo di poterne più facilmente condizionare l'azione.
L'attribuzione ad un organo collegiale dell'adozione delle misure cautelari personali e reali per i reati ambientali commessi in Campania, e non più in via d'urgenza al Pm e in via ordinaria al GIP, comporta la palese istituzione di un giudice speciale, in chiara violazione della norma Costituzionale.
La previsione di presupposti diversi e più rigorosi di quelli ordinari per i sequestri dei siti e delle discariche individuate per l'emergenza, evidenzia la volontà di impedire in ogni caso l'adozione della misura cautelare, con esplicito sacrificio per il diritto alla salute e all'ambiente.
Infine, l'attribuzione legislativa al giudice amministrativo della tutela giurisdizionale di tutte le questioni relative alla gestione dei rifiuti, anche nel caso in cui siano azionati diritti costituzionalmente garantiti, marginalizza ulteriormente l'azione del giudice ordinario, con il suo naturale portato di indipendenza e di autonomia.

Già l'ANM, nel suo comunicato, dopo avere evidenziato i vizi di incostituzionalità insiti in queste misure, ne sottolinea anche l'incapacità di incidere realmente sull'efficacia e la tempestività della risposta giudiziaria: ed è una valutazione che si può condividere, ed alla quale bene si collegano le osservazioni che già sono state fatte a proposito delle proposte in tema di immigrazione clandestina. Intanto si dà un segnale, quello della tolleranza zero e del decisionismo, in nome dei quali ben possono sacrificarsi regole e principi. E come scrive oggi Eugenio Scalfari, le paure degli italiani (in parte reali, in parte montate ad arte) sono destinate a sgonfiarsi proprio in virtù della "militarizzazione" della sicurezza: "I reati commessi da immigrati resteranno più o meno al livello attuale che non presenta speciali patologie, ma la loro "percezione" diminuirà, e sarà un bene per tutti".

Intanto, ieri, a Roma, un gruppo di circa 20 ragazzi incappucciati ha assalito alcuni negozi gestiti da extracomunitari, devastandoli, in pieno giorno, tra la folla normale del sabato pomeriggio. Ragioni reali non se ne conoscono, e resta lo sfregio di un gesto gratuito e squadrista. Secondo un commento di un ufficiale dell'Arma, riportato dai giornali, "Colpire in pieno pomeriggio, alla luce del sole, significa proporre un messaggio di forte valore simbolico. Significa dire: i padroni siamo noi. Noi decidiamo. Noi amministriamo "giustizia".

Quale sarà l'attenzione della politica verso fatti come questi, ormai non più isolati (ricordate il pogrom ai campi nomadi, e l'omicidio del giovane veronese), che segnano un'emergenza che invece non è tanto risalente, ma che sembra essersi condensata tutta in queste ultime settimane? se è davvero la sicurezza, reale o percepita, di cui avvertono soprattutto il bisogno gli italiani, bisognerebbe oggi chiedersi se e come incidono su di essa questi scoppi di violenza rivolti contro il "diverso", per eliminarlo anche fisicamente, fargli terra bruciata intorno.

Quale sicurezza vogliamo per questo Paese?

27 05 2008
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