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Introduzione
Crisi di un modello o crisi del processo?

Sommario

Prima parte: il diritto sostanziale

Politiche e riforme penali nel quinquennio di governo dell'Ulivo, di Angelo Caputo La riforma del codice penale. Qualche riflessione in margine al progetto Grosso, di Gaetano Insolera Riscrittura del sistema penale e principio di offensività, di Ignazio Juan Patrone

Seconda parte: le modifiche nella struttura del processo La realtà del processo penale, ovvero il "modello perduto", di Gilberto Lozzi Garanzie formali e garanzie sostanziali nel processo penale, di Paolo Ferrua Analisi e prospettive di un modello probatorio incompiuto, di Glauco Giostra La disciplina di attuazione dellíart. 111 Costituzione: dalla "perdita di sapere" alla "perdita di contraddittorio", di Nello Rossi Il processo e la criminalità organizzata, di Vittorio Borraccetti L'esecuzione: ovvero, la certezza della pena? di Ezia Maccora

Terza parte: i soggetti del processo alla ricerca di un ruolo Il pubblico ministero, di Gherardo Colombo Il difensore, di Fulvio Gianaria e Alberto Mittone Il giudice delle indagini e dellíudienza preliminare, di Fabrizia Pironti Il giudice del dibattimento, di Piergiorgio Morosini

Editoriale

1. Una crisi che viene da lontano: i fattori esterni

1.1. Sono trent"anni (a tanto risale la nostra memoria) che il processo penale è in crisi: di efficienza, di risultati, di credibilità. » probabilmente questa la ragione per cui nei decenni la procedura penale è stata il complesso normativo più colpito da novelle legislative e interventi della Corte costituzionale, sino a conoscere solo tra i sistemi codicistici del fascismo una complessiva riscrittura. Eppure la crisi ha attraversato in modo apparentemente inevitabile sia il sistema inquisitorio (anche nella sua variante garantita) che quello accusatorio, tanto da porre la questione se essa riguardi il modello processuale o il processo in quanto tale (come strumento di accertamento di responsabilità e di punizione dei colpevoli e, in questo modo, di regolazione dei conflitti) . I punti di crisi sono, volta a volta, diversi. Alla rinfusa, e senza pretese di completezza: inefficienza , casualità dell'intervento repressivo, lunghezza esasperante, caduta di garanzie, disinteresse alle vittime del reato, incapacità di fronteggiare la microcrimilità o (a seconda dei casi) i grandi fenomeni criminali, ecc. Inutile aggiungere che i fattori di crisi sono eterogenei: in parte esterni al processo, in parte ad esso interni. E a tali fattori si affiancano alcuni nodi problematici (a cominciare dallo stesso scopo del processo), culturalmente prima che tecnicamente irrisolti. Il processo penale non è, almeno nella nostra cultura, un gioco di parti il cui obiettivo è (non l'accertamento di fatti e responsabilità, ma) la vittoria del migliore: il sistema accusatorio innova profondamente (e opportunamente), rispetto a quello inquisitorio, il metodo, ma il suo obiettivo resta l'accertamento. Sembra ovvio, ma cosi non è in concreto: a livello teorico e a livello pratico. Non solo, ma la prassi evidenzia con preoccupante frequenza la scissione del binomio accertamento/applicazione della sanzione che caratterizza, tradizionalmente, il processo: lo sbocco è un sistema in cui, da un lato, l'accertamento processuale è spesso privo di sanzione e, dall'altro, la sanzione è con altrettanta frequenza priva di accertamento. Che i riti alternativi (il decreto penale e il patteggiamento, ma anche il giudizio abbreviato in quanto fondato su prove formate fuori dal contraddittorio) comportino l'irrogazione di una sanzione non preceduta da un vero accertamento è, infatti, di tutta evidenza. Cosi come è pacifica la circostanza che larga parte delle pronunce di condanna giunte al termine dell'iter processuale (e, quindi, col pieno accertamento di responsabilità) non sia seguita da una effettiva sanzione (vanificata da esiti prescrizionali o da misure sostitutive destinate a restare sulla carta, tanto da indurre alcuni a parlare di giustizia virtuale). In questo contesto di crisi multiforme il processo esige un approccio laico (l'unico, a ben guardare, realistico) e qualche sasso lanciato nello stagno.


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