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Editoriale

Sommario

La guerra e il diritto
Contro la guerra, le ragioni del diritto, di Livio Pepino Giuristi contro la guerra Líinsanabile contraddizione tra guerra e tutela dei diritti umani, di Salvatore Senese Líillusione dellíevidenza (note a margine dellíintervento Nato nella ex Jugoslavia), di Maurice Zavaro

Leggi e istituzioni
Líincerto avvio del giudice unico, di Caudio Castelli Espulsione e detenzione amministrativa degli stranieri, di Angelo Caputo Quale ragionevolezza dopo la sentenza 361/1998 della Corte costituzionale?, di Filippo Beatrice Obiettivo: Legislazione e giurisdizione di fronte alle questioni bioetiche Per una discussione su bioetica e diritti (Magistratura democratica) Procreare per legge?, di Rita Errico, Nicoletta Gandus e Bianca La Monica Il potere di disposizione sugli embrioni prima dellíimpianto, di Maria Acierno Diritto alla salute, minorenni e libertà di cura, di Gian Cristoforo Turri

Giudici e società
Líetica della giurisdizione penale (contributi per una definizione della deontologia dei magistrati), di Luigi Ferrajoli ìAhi serva Italia î (Il Trattato di Londra sullo statuto delle forze armate della Nato), di Roberta Barberini

Osservatorio internazionale
Cronache dallíEuropa (e oltre), di Edmondo Bruti Liberati Corte di giustizia, giudici nazionali e politiche sociali, di Raffaele Foglia

Rubriche
Osservatorio dal Consiglio superiore della magistratura, a cura di Sergio Mattone

Giurisprudenza e documenti
1. Emoderivati infetti e responsabilità civile (Antonio Lamorgese) Trib. Roma27 novembre 1988pres. De Fiorerel. Oricchioric. X + 389 c. Ministero Sanità 2. Credito bancario e capitalizzazione degli interessi (Luciano Panzani) Cass. civ., sez. I20 maggio 1998pres. Ronchiest. SalmÈric. Behare Sami 3. Assegnazione automatica dei processi o punteggi per i gip? (Ilio Mannucci Pacini) Tribunale NapoliUfficio gip., ordine di servizio 27 novembre 1998Sistema di assegnazione automatizzata e ponderale degli affari 4. Qualcosa si muove in Cassazione (Eduardo Scardaccione) Corte cassazionedocumento approvato dallíassemblea 23 aprile 1999 5. Vecchie e nuove polemiche sullíassociazionismo giudiziario (Livio Pepino) Le correnti, i magistrati, líAnm

Editoriale

Anche questo fascicolo si apre sul tema della guerra.
Forse la pace in Kosovo è prossima. Ma questo esito - atteso, costruito, gridato lascia dietro di sé terra bruciata: nella ex Jugoslavia; ed anche nel diritto e nelle relazioni internazionali. Ciò che è accaduto in questi mesi è, infatti, drammaticamente eversivo: il potere di delineare l'assetto futuro della comunità internazionale è sfuggito ai luoghi della democrazia e si è concentrato in quelli della forza (cosi S. Rodotà, Trattare con l'imputato Milosevic, La Repubblica, 6 giugno 1999). Non si può, dunque, voltar pagina, archiviando la vicenda con un sospiro di sollievo perché (almeno) le bombe hanno smesso di cadere e di uccidere, con la speranza che alla pulizia tecnica delle truppe di Milosevic non seguano rappresaglie e vendette dell'Uck. Ad impedire un'affrettata archiviazione (o rimozione) concorrono molte altre ragioni. C'è, anzitutto, la divisione delle coscienze intervenuta tra i democratici sul tema dei rapporti tra pace e diritti umani, la cui separazione ha travolto una elaborazione ed un impegno culturale fino a ieri comuni, aprendo scenari di grande incertezza (circostanza, in prospettiva, assai più grave dei contingenti equilibri internazionali per il cui consolidamento altri hanno voluto la guerra). E c'è il fatto che, per la prima volta negli ultimi cinquant"anni, la guerra non è stata solo lo strappo, ad opera di uno o più Stati, rispetto a regole riconosciute: l'assenza di una reale opposizione in sede internazionale l'ha trasformata da violazione del diritto in regola, quasi nuova costituzione materiale internazionale. Ancora, l'intervento della Nato ha segnato la consapevole emarginazione dell'Onu come organo dotato di sovranità e di poteri propri per la tutela (anche con l'uso della forza) dei diritti dei popoli (senza neppure, questa volta, averne previamente accertato l'incapacità).
Ciò ha dato ulteriore alimento al realismo dell'uomo della strada generalmente molto pessimista circa la possibilità che il diritto possa imporsi alla volontà degli Stati, e soprattutto a quella delle grandi potenze (cosi A. Pizzorusso, Diritto internazionale ed effettività della tutela, in questa Rivista, 1988, 443) ed ha prodotto asprezze e irrazionalità, da taluno spinte sino alla sciagurata ed irresponsabile affermazione (immemore delle lezioni della storia) di un collegamento tra l'opposizione alla guerra e l'apparente riedizione di un terrorismo feroce e assurdo.
Proclamare, contro la guerra, le ragioni del diritto non è, in questo contesto, una pura testimonianza. E' un'opzione culturale e politica nel senso che a una (perversa) razionalizzazione del reale è preferibile una (corretta) critica dell'esistente, e che sta qui il discrimine tra progresso e conservazione nella storia (cosi P. Onorato, La guerra del Golfo tra diritto e politica, in questa Rivista, 1991, 829). Ed è scelta risalente di Questione giustizia che vi ha dedicato ampia riflessione, tra l'altro negli obiettivi Diritto e giuristi di fronte al tema della pace (con documenti e interventi di N. Bobbio, R. La Valle, V. Accattatis e D. Gallo) e La pace, la guerra e il ruolo dei giuristi (con documenti e scritti di P. Onorato, C.F. Grosso, L. Pepino), pubblicati nei fasc. n. 4/1985 e 4/1990.

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La guerra ha messo in secondo piano le vicende interne di politica del diritto, che non vanno peraltro trascurate.
Doveva essere il tempo del giudice unico in primo grado e, con esso, di un grande rilancio della giustizia. La prevista riforma epocale ha, per ora, partorito il topolino di pochi aggiustamenti (essenzialmente ordinamentali e, talora, nominalistici), realizzati in sordina e nel generale disinteresse. Ma un processo di cambiamento è stato innescato in modo irreversibile. Sta anche agli operatori del diritto e alla cultura giuridica assicurarne il rapido e razionale sviluppo in una prospettiva di modernizzazione della giustizia (come segnala C. Castelli nel saggio che apre la sezione Leggi e istituzioni).
Con l'istituzione del giudice unico scompare una figura fondamentale della storia giudiziaria italiana degli ultimi trent"anni: il pretore, simbolo della lunga marcia verso l'indipendente esercizio della giurisdizione, del rinnovamento ordinamentale della magistratura, della promozione del giudizio di costituzionalità, della difesa avanzata dei diritti dei cittadini nei loro contesti vitali essenziali (la casa, il lavoro, il territorio, l'ambiente, la sicurezza). La sua esperienza su cui la Rivista si soffermerà nei prossimi numeri non deve andare perduta: anche su questo si giocherà l'esito della riforma.

7 giugno 1999

(l.p.)


Indirizzo:
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