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Indulto e politiche penali

La situazione di sovraffollamento delle carceri italiane e l'abrogazione di fatto di qualsiasi funzione rieducativa della pena e dello stesso art. 27 della Costituzione destano da tempo la pi viva preoccupazione e rendono necessari provvedimenti destinati, quantomeno, al recupero di una dimensione umana dell'esecuzione penale.

La clemenza dovrebbe però essere mirata alle persone che stanno realmente in carcere a causa della dissennata politica repressiva portata avanti durante la passata legislatura e non diventare l'ennesimo colpo di spugna per reati economico-finanziari di estrema gravità, alcuni dei quali ancora in corso di accertamento, che già sono stati trasformati dal legislatore in poco pi che bagattelle pur avendo provocato decine di migliaia di vittime e danni incalcolabili.

Il provvedimento di indulto all'esame del Parlamento, pur se motivato da esigenze umanitarie serie e reali, è formulato in modo tale da non potersi sottrarre alla critica pi stringente: tra le esclusioni oggettive non sono compresi -come già denunciato dalla CGIL- i reati relativi alla sicurezza della vita umana e della salute sui luoghi di lavoro, n quei reati -come l'usura- da sempre collegati alle associazioni criminali, n le violazioni tributarie o i pi gravi delitti contro la PA e l'economia, e non viene prevista quella condizione del risarcimento del danno e della restituzione del maltolto che avrebbe almeno garantito un minimo ristoro delle ragioni delle parti offese.

Dobbiamo prendere atto che l'attuale maggioranza non ha nemmeno tentato, come segnale di una prima inversione di rotta, di abrogare o almeno modificare quelle leggi criminogene approvate dalla precedente maggioranza che costituiscono il primo evidente fattore di sovraffollamento delle nostre carceri. Con questo testo la clemenza rischia di trasformarsi in un inganno per i cittadini e per quei "dannati" oggi rinchiusi nei gironi infernali dei nostri istituti di pena che nel giro di pochi mesi, se non di poche settimane, si ritroveranno tra quelle stesse mura fatiscenti dalle quali oggi li si vuole far uscire.

Roma, 27 luglio 2006

Magistratura democratica - Il Segretario generale
Ignazio Juan Patrone


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