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Comunicato stampa sul decesso al CPT di Torina

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MAGISTRATURA DEMOCRATICA
Sezione Piemonte - Valle d'Aosta
COMUNICATO STAMPA DEL 26.05.2008

Nel corso della notte tra venerdì 23 maggio e sabato 24 maggio, un uomo è
morto al C.P.T. di Torino. Di lui si sa molto poco. Aveva 38 anni. Era senza
documenti. Era irregolare sul territorio. Alcuni "ospiti" del C.P.T.
lamentano l'assenza dei soccorsi (a loro dire, richiesti senza successo). L'
accusa è respinta dai responsabili del Centro di permanenza. In queste ore,
sono in corso indagini penali. Nel merito di esse, ovviamente, non entriamo.

Già ora si conosce, però, un dato certo e obiettivo: quest'uomo è morto. Si
chiamava Hassan Nejl. La sua morte ci deve spingere ad una profonda
riflessione civile.

Non è la magistratura a decidere quali debbano essere le politiche
migratorie di un Paese. Ma è compito della magistratura vigilare
rigorosamente perché le politiche migratorie che un Paese decide di adottare
non compromettano in modo irreversibile i diritti individuali che competono
a ciascun individuo, cittadino o straniero. Regolare o clandestino.

La Corte Costituzionale -nell'occuparsi della questione dei C.P.T.- ha
offerto insegnamenti fondamentali: (a) il trattenimento nel Centro di
Permanenza Temporanea è misura di "privazione della libertà personale"; (b)
il trattenimento può essere adottato solo con le garanzie proprie di un
procedimento giurisdizionale; (c) il trattenimento non può comprimere i
diritti inviolabili che competono ad ogni individuo.

Nè può dirsi che "le garanzie dell'articolo 13 della Costituzione subiscano
attenuazioni rispetto agli stranieri, in vista della tutela di altri beni
costituzionalmente rilevanti. Per quanto gli interessi pubblici incidenti
sulla materia della immigrazione siano molteplici e per quanto possano
essere percepiti come gravi i problemi di sicurezza e di ordine pubblico
connessi a flussi migratori incontrollati, non può risultarne minimamente
scalfito il carattere universale della libertà personale, che, al pari degli
altri diritti che la Costituzione proclama inviolabili, spetta ai singoli
non in quanto partecipi di una determinata comunità politica, ma in quanto
esseri umani" (così la Corte Costituzionale nella sentenza n. 105/2001).

Sicura che le indagini penali riusciranno a fare piena luce in relazione
alla morte di Hassan Nejl, Magistratura Democratica auspica che sia sempre
assicurato -in modo pieno e totale- a tutte le persone trattenute nei C.P.T.
il godimento dei diritti irrinunciabili dell'individuo. Primo fra essi, il
fondamentale diritto alla salute (art. 32 della Costituzione).

È responsabilità -oltre che preciso dovere costituzionale- di tutti gli
operatori (enti gestori dei centri di permanenza, ma, anche, autorità di
pubblica sicurezza, avvocati, magistrati, autorità politiche) dare piena e
concreta effettività a tale diritto.

Il tema diventa ineludibile. Soprattutto di fronte alla prospettiva (di
recente inserita in un disegno di legge) di prolungare il trattenimento dei
cittadini extra-comunitari nei centri di permanenza per lassi di tempo
protratti sino ad un anno e mezzo.

Torino, 26 maggio 2008 La Segreteria


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