Cronache dal Consiglio n. 35

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Sommario

A. Dal Plenum :

1. DDA
e reingresso;

2. Assegnazione
degli affari e poteri del presidente del tribunale;

3. Conferimento
di incarichi semidirettivi;

4. Applicazione
di un magistrato al Tribunale di Perugia;

5. Applicazione
di un magistrato alla Corte di Appello di Potenza;

6. Gli
appelli sui giudici di pace;

7. "Bocciatura"
del Ministro su aumento di organico;

8. Formazione
dei magistrati onorari;

9. Il
parere sul disegno di legge per Eurojust

10. Dodici
nuovi consiglieri in cassazione.

B.
Dalle commissioni:

1. Proposte
di nomina per incarichi semidirettivi
;
2. Questioni
tabellari;

3. La
magistratura onoraria.

Dal
Plenum

1. DDA
e reingresso.

La
Settima Commissione ha presentato al plenum (8 aprile) due proposte
antagoniste in ordine all'applicazione delle regole di circolare in
tema di reingresso in DDA. La richiesta di reingresso era firmata da
Antonio Ingroia ed il Procuratore di Palermo - che con tutta evidenza
non la condivideva - ha formulato al CSM un quesito preventivo. Si è
deciso di non restituire gli atti, come sarebbe stato probabilmente
più corretto, ma a prezzo di prolungare un pesante stato di
incertezza, e di dare risposta al quesito.
Il
problema verteva sul destino dei magistrati che nel periodo trascorso
in altro settore dell'ufficio avessero ricevuto nuove assegnazioni di
procedimenti per reati ex art.51 co.3 bis c.p.p. A nostro parere
un’interpretazione semplice e chiara della norma (par.76 della
circolare sulle tabelle 2004-2005) avrebbe consentito il reingresso
ai magistrati che avessero ricevuto assegnazioni non dietro espressa
disponibilità, ma disposte d'ufficio dal procuratore. Secondo
la proposta alternativa - relatore Primicerio, che già in
commissione aveva avuto la maggioranza dei voti - per quei magistrati
il termine triennale decorre dall'1/1/2004, senza distinzione alcuna
fra assegnazioni d'ufficio e dietro disponibilità.
A
nostro parere questa interpretazione contrasta chiaramente col
dettato del par.76.6 (prima parte) e 76.7 della circolare) e con la
genesi di tale disposizione, quale emerge anche dal punto 9.4 della
relazione introduttiva della circolare.
Per
un esame tecnico della questione e della posizione da noi espressa
(sostenuta solo da MD, dal Movimento e dal cons.Berlinguer –
assente Schietroma) si rinvia al testo della proposta di minoranza
che è stato veicolato sulla lista. La soluzione adottata dal
Consiglio ha, ovviamente
valenza
generale e dovrà applicarsi a tutti i magistrati delle DDA.
Ciò
che preme evidenziare è come ancora una volta - pur in
presenza, a tutto concedere, di due soluzioni ugualmente sostenibili
- il capo dell'ufficio palermitano abbia scelto nei fatti (seppure
sotto forma di quesito al CSM) la soluzione più sfavorevole ad
Ingroia, così escludendolo dal diritto di concorrere per il
posto in DDA, da cui è uscito ormai da 4 anni. Da parte sua,
il Consiglio ha optato per l'interpretazione più difficile da
motivare, ponendosi in linea storica e culturale con le precedenti
deliberazioni che ci hanno visto in netto dissenso sia quando si sono
fissate le regole generali di disciplina della DDA sia quando si sono
dovuti decidere gli assetti organizzativi della DDA di Palermo.
Merita
ricordare la nostra ferma contrarietà, in particolare, ad uno
degli argomenti sostanziali che fondano la posizione di maggioranza:
i magistrati ex DDA possono ringraziare il Consiglio della
possibilità di fare ritorno in distrettuale, ma non possono
avere troppe pretese; essi devono prima disintossicarsi pienamente
mediante un periodo di "decantazione" che non può
avere macchie o cedimenti. L'idea che il reingresso sia quasi una
graziosa concessione e che debba pagarsi un prezzo aggiuntivo
(soprattutto se si è magistrati particolarmente in vista...)
non ci sembra proprio un modo corretto di affrontare il problema.

2.
Assegnazione degli affari e poteri del presidente del tribunale.

La
Settima Commissione ha investito il plenum (vedi notiziario
precedente), dietro espresso quesito del dirigente il Tribunale di
Perugia, di una delicata questione conseguenza di un contrasto sorto
nell'ufficio GIP circa l'assegnazione di uno specifico processo
(giunto dalla Procura con una richiesta di archiviazione, fatta
oggetto di opposizione dalle parti lese Previti, Berlusconi e altri);
il presidente f.f. ha chiesto se fosse nei suoi poteri intervenire
sull'assegnazione compiuta dal coordinatore dell'ufficio GIP.
Il
dibattito in commissione è stato ampio e partecipato,
giungendosi ad una soluzione maggioritaria (Marini, relatore,
Arbasino, Tenaglia, Di Federico e Schietroma) che depone per la
sussistenza di un potere di intervento, e ad altra (Primicerio) che
esclude soluzioni diverse da una postuma valutazione consiliare circa
la correttezza del provvedimento del coordinatore.
La
soluzione maggioritaria muove dalla premessa che l'assegnazione degli
affari è aspetto di rilevanza tabellare e che, al di là
delle competenze fissate dall'art.7 ter O.G. (al presidente spetta la
distribuzione degli affari fra le sezioni, ai presidenti o
responsabili delle sezioni spetta la distribuzione all'interno della
sezione), non può negarsi che il presidente sia responsabile
dell'osservanza delle regole tabellari; poichè queste regole,
fissate dal CSM, sono poste a garanzia fondamentale del principio
costituzionale del giudice naturale, non appare accettabile una
soluzione che escluda la possibilità di qualsiasi intervento
correttivo per il caso che il responsabile di una sezione operi in
violazione delle regole e investa del processo un giudice "non
naturale".
Il
plenum ha ritenuto prematura una decisione su un tema così
delicato e mai affrontato in modo chiaro in precedenza, restituendo
la pratica alla commissione per un approfondimento.
La stessa
vicenda processuale ha dato luogo ad altra pratica specificamente
relativa al provvedimento di assegnazione dello stesso procedimento a
se stessa emesso dalla coordinatrice dell’ufficio GIP.
Anche
questa pratica torna di nuovo in commissione, che aveva ritenuto di
qualificare come "reclamo" le osservazioni inoltrate dai
giudici al presidente del tribunale e, in parte, direttamente al
Consiglio, così applicandosi il par.16.3 della circolare sulle
tabelle.
Così
impostata, la pratica avrebbe dovuto procedere con l'audizione dei
magistrati interessati e con l'acquisizione del parere del consiglio
giudiziario. Mentre tutti hanno convenuto sul fatto che la
molteplicità e la completezza delle osservazioni e delle
controdeduzioni rendevano non necessario convocare i magistrati
perugini, la commissione ha bocciato la proposta del relatore Marini,
appoggiata dal solo Arbasino, di richiedere un parere urgente al
consiglio giudiziario. Tale soluzione è stata motivata con
ragioni di rapidità, fondate sulla circostanza che il giudice
assegnatario del procedimento ha celebrato la prima udienza
sull'opposizione all'archiviazione e rinviato per la prosecuzione ai
primi giorni di maggio.
La
commissione ha quindi concluso i lavori inviando al plenum una
proposta (astenuti Di Federico e Primicerio) di non approvazione del
provvedimento perchè adottato al di fuori dei criteri
stabiliti dalle tabelle del tribunale, senza ulteriormente
pronunciare su possibili diverse soluzioni, così rimettendo ai
giudici di Perugia ogni ulteriore determinazione.
La
discussione in plenum ha confermatola delicatezza della
pronuncia, che attiene ai poteri di deliberazione del Consiglio su
materia con potenziali riflessi diretti sul processo, anche se va
detto che esiste un precedente consiliare che ha visto non approvata
una decisione in materia di assegnazione della causa al giudice.

E' stato
immediatamente rilevato che anche qualora si vertesse in tema di
reclamo (cosa che Primicerio e Lo Voi hanno negato in via di
principio), la commissione avrebbe omesso di sentire i magistrati e
di acquisire il parere del consiglio giudiziario, attività
espressamente richieste dal punto 16.3 della circolare.
A
fronte di una richiesta di ritorno in commissione il presidente ha
messo in votazione la proposta, cui il relatore ha espresso consenso
in coerenza con la proposta da lui avanzata in commissione di
richiesta di parere al C.G., e il plenum ha disposto in conformità.
Il tema
dovrà così essere ripreso, certamente con richiesta al
consiglio giudiziario, ed avremo modo di parlarne più
diffusamente.

3.
Conferimenti incarichi semidirettivi.

Sono
stati conferiti all’unanimità i seguenti incarichi
semidirettivi:

-
i dott.ri Aurelio Gatto e Gioacchino Termini
per il conferimento
dell’ufficio di Presidente di sezione del Tribunale di
Treviso (due posti);

-
il dott. Dario Bertezzolo,
giudice del Tribunale di Verona, per
il conferimento dell’ufficio di Presidente di sezione del
Tribunale di Verona;

-
il dott. Pio Ferrone,
consigliere della Corte d’Appello di
Potenza, per il conferimento dell’ufficio di Presidente
della Sezione Lavoro della Corte d’Appello di Potenza.

4. Applicazione di un
magistrato al Tribunale di Perugia.

All’ordine
del giorno del plenum dell'8 aprile sono giunte due proposte
alternative per l'individuazione del magistrato da applicare da altro
distretto al Tribunale di Perugia. La proposta di maggioranza (poi
adottata dal Consiglio con 12 voti - decisivi quelli di Unicost e dei
5 laici - contro 10, e 2 astensioni) ha destinato a Perugia un
magistrato...di Perugia. La nostra proposta prevedeva, invece, di
individuare nel Tribunale di Sanremo (11 giudici in organico)
l'ufficio cedente, preferendolo a Gorizia (9 giudici in organico).
Considerata la diversità di organico dei due uffici, i
sostenitori del giudice perugino hanno, per la prima volta, esteso
l'esame degli elementi di valutazione (organico e scoperture) e
acquisito i dati statistici dei due tribunali in questione; hanno,
poi, sostenuto la difficile motivazione in favore del giudice
proveniente da Gorizia anche con l'argomento - che dire forzato è
poco - secondo cui, necessitando il tribunale di Perugia di un
giudice da destinare al riesame, sarebbe più adeguato un
giudice che facesse il GIP (Gorizia) piuttosto che un giudice del
dibattimento penale (Sanremo).
Va
detto che la soluzione adottata da Consiglio non è certo
inverosimile, considerato che uno degli 11 giudici di Sanremo è
stato trasferito ai sensi dell'art.2 legge guarentigie, ma le
forzature metodologiche e argomentative cui si è fatto ricorso
segnalano la peculiarità del risultato "perugino".

5.
Applicazione di un magistrato alla Corte di Appello di Potenza.

Con 13 voti a 12 il plenum ha prorogato di 6 mesi l'applicazione di
un magistrato dal Tribunale di Foggia alla Corte d’Appello di
Potenza. Dal nostro punto di vista, rimasto
minoritario nonostante il sostegno di Mammone e Lo Voi, era del tutto
sbagliato che il magistrato applicato da altro distretto fosse stato
applicato ad un processo di criminalità organizzata e stesse
per esserlo nuovamente, così che avevamo proposto che la
proroga non avesse luogo e venisse limitata alle sole udienze
residue. Ha prevalso l'idea che le numerose vacanze di organico e le
assenza del tribunale pugliese (ben 7) debbano cedere di fronte alle
difficoltà della corte potentina (che risulta a pieno
organico, ma ha un magistrato destinato ad altra attività ed
uno in fase di trasferimento).

6.
Gli appelli sui giudici di pace.

Sono
giunte dalla Settima Commissione due proposte riguardanti le tabelle
dei tribunali di Lucca e Grosseto con un dissenso dei rappresentanti
di MD e Movimento sulla soluzione che concentrava su un unico giudice
tutta la competenza sugli appelli avverso le sentenze penali dei
giudici di pace del circondario. Contrariamente alla posizione di
maggioranza (rel.Di Federico, appoggiata da Unicost) era nostra
convinzione che il numero attualmente assai ridotto delle
impugnazioni non possa giustificare una soluzione che fa di un unico
giudice persona fisica il depositario della giurisprudenza di appello
sui problemi (non tutti banali) posti dalle decisioni dei giudici di
pace. Al termine del dibattito la proposta di maggioranza ha
raggiunto solo sei voti ed è stata approvata la nostra
proposta (rel.Marini) con 16 voti, comprensivi dei laici, salvo Di
Federico, i capi di corte e i rappresentanti di M.I.

7.
"Bocciatura" del Ministro su aumento
di organico
.

Il plenum
ha deliberato, senza interventi di dissenso e in linea con la
posizione della commissione, che ha ritenuto di non poter dare parere
favorevole alla proposta del Ministro, di aumentare di tre posti
l'organico del Tribunale di Catanzaro: intervento episodico,
scollegato da un'analisi della situazione complessiva e
impropriamente anticipatorio della distribuzione dei posti che
abbiamo chiesto al Ministro di fare con urgenza, una volta banditi i
due concorsi residui previsti dalla legge 48/2001.

8.
Formazione dei magistrati onorari
.

Su
proposta dell'Ottava Commissione il plenum ha licenziato la
circolare che prevede l'istituzione di una struttura distrettuale
incaricata della formazione dei magistrati onorari. Muovendo dalla
positiva esperienza effettuata dal Consiglio giudiziario di Milano,
il C.S.M. ha ritenuto di formalizzare la previsione per cui ogni C.G.
nominerà una commissione mista (con partecipazione di due
magistrati, di un rappresentante dell'avvocatura e di un
rappresentate per ciascuna categoria di magistrati onorari)
incaricata di promuovere e coordinare le attività di
formazione destinata essenzialmente a giudici di pace, GOT e VPO.
Il segno
di questa iniziativa si lega anche all'esperienza positiva che la
Commissione ha maturato con i corsi di formazione che nell'ultimo
biennio ha indirizzato a livello centrale ai rappresentanti della
magistratura onoraria (è di poche settimane fa il corso
destinato ai VPO).
L'iniziativa
della commissione, recepita dal plenum, è di rilevante
significato culturale e politico. Investire sulla formazione della
magistratura onoraria, con modalità articolate (quali emergono
dalla circolare) e con il coinvolgimento di tutte le categorie
interessate è il segnale dell'attenzione nuova che da alcuni
anni il Consiglio dedica a questo settore e che nell'ultimo periodo
sta producendo frutti concreti.
Inutile
dire che su questi temi Md e Movimento hanno in consiglio una
funzione trainante, collaborando attivamente per affrontare in modo
non episodico la complessità dei problemi posti da una
magistratura numerosa, caotica nelle sue dinamiche interne e che
presenta noti e non semplici aspetti problematici nell'attività
quotidiana.

9.
Il parere sul disegno di legge per Eurojust.

Nella
seduta del 9 aprile è stato approvato il parere sul disegno di
legge di attuazione della decisione GAI che istituisce Eurojust.
All’esito
di un (forse troppo) lungo iter in Sesta commissione sono
pervenute al plenum tre proposte. Una che aveva riportato due
voti (oltre a quello del relatore Fici, il voto di Salmè), e
altre due con un voto ciascuna (De Nunzio e Lo Voi). Il presidente
della commissione Berlinguer si era astenuto e Spanghere non era
presente al momento del voto. Di Federico ha presentato direttamente
in plenum più che una proposta di parere una proposta di
mozione (sommariamente motivata) integralmente adesiva rispetto al
disegno di legge governativo.
La
proposta di parere De Nunzio e quella di Lo Voi concordano nelle
conclusioni (no alle direttive ministeriali al membro nazionale, no
alla nomina di dirigenti amministrativi come sostituti del membro
nazionale, nomina del membro nazionale da parte del Ministro previo
parere vincolante del C.S.M. sul nome del magistrato indicato), ma
divergono profondamente nelle motivazioni. La proposta De Nunzio
afferma l’esigenza che il C.S.M. abbia un ruolo più
determinante rispetto a quello svolto in passato (sostanzialmente
istruttorio rispetto al potere di nomina del Ministro) in relazione
al fatto che si tratta di nominare un magistrato che deve andare a
svolgere funzioni schiettamente giudiziarie e solo in parte
amministrative. Il parere Lo Voi si basa sull’affermazione
secondo la quale i poteri del membro nazionale, come singolo e come
componente del collegio, sono di natura amministrativa, anche se
possono indirettamente avere una “refluenza” sul
giudiziario.
La
proposta Fici, alla quale abbiamo attivamente contribuito e che tiene
conto dei saggi sull’argomento di Caselli, De Amicis, De Leo e
Monetti, si basa invece sull’affermazione che la massima parte
dei poteri del membro nazionale sono giudiziari, a tacer d’altro,
perché giudiziarie sono le funzioni coordinate da Eurojust e
perché giudiziari sono i poteri di accesso a registri e
notizie, anche coperti da segreto investigativo. La nomina di un
magistrato che svolge funzioni giudiziarie, sia pure fuori dal
territorio nazionale, per Costituzione spetta al C.S.M., anche se, in
considerazione dei limitati poteri amministrativi attribuiti al
membro nazionale è ammissibile il concerto con il Ministro, in
analogia con quanto è previsto per la nomina dei dirigenti
degli uffici giudiziari.
Abbiamo
avvertito forte l’esigenza che un parere di grandissimo rilievo
istituzionale, nettamente critico nei confronti del disegno di legge
governativo, di cui è evidente la pericolosità per
l’inquietante scenario che apre sul tema dei rapporti tra
esecutivo e giudiziario, fosse approvato con una maggioranza più
ampia di quella che si prefigurava all’esito dei lavori di
commissione. Abbiamo compiuto sforzi per ricercare questo più
ampio consenso in modo che, tenendo fermi i principi fondamentali
affermati nella proposta da noi votata, la posizione del Consiglio
potesse avere un peso maggiore. A tal fine avevamo anche valutato il
segnale di disponibilità dato da De Nunzio, nel corso della
seduta dell’8 aprile, con la presentazione di un emendamento
alla sua proposta che affermava il carattere sostanzialmente
transitorio della soluzione prospettata (parere vincolante del C.S.M.
sulla proposta di nomina del Ministro) in attesa di un maggiore
chiarimento del quadro di riferimento normativo sopranazionale in
tema di cooperazione giudiziaria penale, che ne renda più
evidente la fisionomia di rapporto tra giurisdizioni invece che di
rapporto tra Stati o tra governi.

Poiché
tuttavia non è stato possibile raggiungere la convergenza
auspicata nella seduta dell’8 aprile, nel plenum del
giorno successivo abbiamo confermato il nostro voto favorevole alla
proposta Fici.La proposta De Nunzio ha avuto 12 voti (Unicost,
Marvulli Favara, Berlinguer, Schietroma, Spangher e Marotta), la
proposta Fici 8 voti (Md e Movimento) la proposta Lo Voi due voti
(MI). La mozione Di Federico ha avuto cinque voti.

10.
Dodici nuovi consiglieri in cassazione.

Il
plenum ha deliberato con quindici voti a favore (Unicost,
laici del Polo, M.I., Favara e Marvulli), il trasferimento in
Cassazione in qualità di consiglieri della Corte dei colleghi:
Raffaele Di Lella (magistrato di appello destinato alla Corte di
Cassazione), Grazia Corradini (Presidente del Trib. per i minori di
Cagliari), Paolo Antonio Bruno (magistrato di Appello destinato alla
Corte di Cassazione), Ciro Petti (Presidente di sezione del Tribunale
di Foggia), Paolo Lorefice (cons. Appello Roma), Francesco Tirelli
(magistrato di Appello destinato alla Corte di Cassazione), Renato
Bernabai (cons. Appello Roma), Franco Mancini (Presidente del
Tribunale di Varese), Marina Anna Tavassi (cons. Appello Milano),
Paolo D'alessandro (assistente di studio presso la Corte
Costituzionale), Vincenzo Di Cerbo (magistrato fuori ruolo destinato
all'Ufficio Europeo Brevetti) e Fausto Cardella (Procuratore della
Repubblica
presso
il Tribunale di Tortona).
Una
precedente proposta era stata già discussa in plenum ed era
stata fatta oggetto di critiche molto severe in specie da parte del
consigliere Buccico, che aveva radicalmente contestato le scelte
operate dalla commissione, i criteri dalla stessa adottati per
l'attribuzione dei punteggi, le valutazioni attitudinali, le
comparazioni effettuate e la stessa motivazione della proposta di
delibera ritenuta non fedele alle risultanze dei fascicoli. Ne era
conseguito un ritorno in commissione della pratica votato a
stragrande maggioranza.
Tornati
in commissione, il furore iconoclasta si è placato e
trasformato in un intervento "chirurgico" sui punteggi già
attribuiti a due colleghi con il conseguente inserimento nell'elenco
dei proposti del dott. Petti e della dott.ssa Tavassi. A tale
proposta - approvata in commissione col voto contrario di MD e
Movimenti che (pronti a riprendere, se necessario, il lavoro
dall'inizio con una nuova valutazione e selezione) hanno ritenuto
inaccettabile il metodo utilizzato per sostituire in modo mirato
alcuni elementi -, si è affiancata una proposta alternativa di
minoranza, votata da MD Movimenti e Berlinguer, che riproponeva la
proposta originale e prevedeva, secondo l'ordine di merito, l'accesso
in Cassazione, al posto dei due colleghi menzionati, dei dott. Enrico
De Simone (Trib. Roma) ed Elpidio Simeoni (Procuratore della
Repubblica presso il Tribunale per i minori dell'Aquila).

Dalle
commissioni:

1. Proposte di nomine per
incarichi semidirettivi
.

La
Quinta commissione ha proposto all’unanimità i seguenti
incarichi semidirettivi:


  • il
    dott. Bruno Gilotta,
    Consigliere della Corte d’Appello di
    Bologna per il conferimento dell’ufficio di Presidente di
    sezione del Tribunale di Bologna;

  • il
    dott. Pietro Campanile,
    Consigliere della Corte d’Appello
    di Bologna per il conferimento dell’ufficio di Presidente
    di sezione del Tribunale di Forlì;

  • la
    dott. ssa Maria Monaco,
    Consigliere della Corte d’Appello
    di Salerno per il conferimento dell’ufficio di Presidente
    della sezione del Tribunale di S. Maria Capua Vetere;

  • i
    dott. ri Christian Meyer, Francesca Muscetta e Elisabeth Roilo,

    per il conferimento dell’ufficio di Presidente di sezione
    del Tribunale di Bolzano (tre posti);

  • il
    dott. Roberto Fenizia,
    Presidente di sezione del Tribunale di
    Torino per il conferimento dell’ufficio di Presidente della
    Sezione GIP del Tribunale di Genova;

  • la
    dott. ssa Ersilia Clara Blandaleone,
    Consigliere della Corte
    d’Appello di Messina per il conferimento dell’ufficio di
    Presidente della sezione lavoro della Corte d’Appello di
    Messina;

  • i
    dott.ri Enzo Turel e Mario Trampus
    per il conferimento
    dell’ufficio di Presidente di sezione della Corte d’Appello
    di Trieste (due posti).

2.
Questioni tabellari.

In
Settima Commissione vengono affrontati in questo periodo spinosi
problemi relativi alle specifiche soluzioni tabellari adottate dagli
uffici giudiziari. Valga per tutti il problema della destinazione del
nuovo presidente di sezione destinato a trattare il processo "Mare
nostrum" che riprende in questi giorni davanti alla Corte di
Assise di Messina.
Vengono
in esame ormai anche le prime proposte tabellari per il biennio in
corso, formulate secondo la procedura semplificata. E' troppo presto,
ovviamente, per formulare una prima valutazione del funzionamento del
nuovo meccanismo, ma la prima impressione è che nella maggior
parte dei casi la procedura sia stata seguita correttamente (salvo un
caso in cui non si è proceduto ad assemblea e consultazioni
preventive - necessarie comunque ex punto 3 dei principi generali) e
che anche le soluzioni adottate siano immediatamente approvabili.
Tutto
questo lavoro "ordinario" non impedisce alla commissione di
procedere nell'opera di esame e classificazione delle soluzioni
tabellari (organizzative e di assegnazione degli affari) adottate
dagli uffici nel biennio 2002-2003. Si tratta di un lavoro complesso,
che si avvale dell'apporto di un collega che ha lasciato il consiglio
da poco, che dovrà fornire riferimenti di grande utilità
a coloro che debbono formulare le proposte di organizzazione, ma
anche ai Consigli giudiziari e allo stesso CSM.
La
Commissione ha, infine, proceduto ad un incontro con gli "esperti"
che dovranno coadiuvarla nella prosecuzione dei lavori di
sperimentazione a Bologna del sistema di indicatori. Pur nel totale
silenzio del Ministero, l'attività può così
riprendere per un approfondimento che appare sempre più
necessario.

3.
La magistratura onoraria.

Il
lavoro intenso che quotidianamente riguarda le procedure di conferma
dei giudici di pace in scadenza si accompagna in questo periodo alla
trattazione di complessi problemi di ordine generale in tema di
regime delle incompatibilità, di regime delle procedure
disciplinari, di applicazione delle regole sulle nomine e sui
trasferimenti. In alcuni casi è stato chiesto all'Ufficio
studi un approfondimento che ha fornito importanti elementi di
riflessione.
E'
prevista per la prossima settimana la trattazione di alcune di queste
problematiche, e provvederemo a mettere a disposizione il materiale
più interessante, così come abbiamo fatto nelle ultime
settimane per le principali delibere adottate in sede plenaria.

Nell'ambito
delle procedure per la conferma biennale dei giudici di pace sono
emerse situazioni ambientali e gestionali assai preoccupanti,
soprattutto con riferimento ad alcune aree campane.
Dopo
un esame delle informazioni in possesso del consiglio, la commissione
ha deciso di procedere ad accertamenti presso alcuni degli uffici del
circondario di Santa Maria Capua Vetere, dove si recherà nelle
prossime settimane. L'esame in loco della situazione si è resa
opportuna per la gravità e la pluralità delle
segnalazioni giunte al consiglio, e risponde anche allo scopo di
acquisire elementi di conoscenza maggiori sui meccanismi di reale
funzionamento degli uffici del giudice di pace che presentano segni
di vera problematicità.
La
commissione ha anche concluso l'esame della pratica di un GOA che,
previa rinuncia alla disposta proroga di un anno presso l'ufficio in
cui opera, ha chiesto di essere nominato in altro tribunale per un
nuovo mandato. Ferma la perplessità circa il problema generale
posto dai "passaggi" da una magistratura onoraria
all'altra, la commissione ha ritenuto che la disciplina complessiva
delle sezioni stralcio civili non consenta la partecipazione a nuovo
concorso per chi già ha esercitato le funzioni in altro
tribunale e, in ogni caso, che non è consentito al GOA
dimettersi prima di avere esaurito i processi assegnatigli al fine di
potere iniziare un nuovo mandato in altra sede.

03 05 2004
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