In un paese democratico tutti hanno diritto di parola. Ma un ministro della giustizia non può dire parole in libertà. Castelli lo ha fatto sabato, auspicando un giudice che mette in galera una persona sulla base delle intenzioni. Oggi rivendica al potere politico la competenza a decidere "sulla fondatezza delle accuse" e si lascia andare a incredibili valutazioni sul magistrato del Pubblico Ministero, titolare del procedimento penale. Evidentemente l'ingegnere Castelli non si riconosce nei codici e nelle leggi della Repubblica. Vogliamo almeno sperare che qualcuno dei consiglieri del Ministero o degli altri componenti del Governo gli faccia omaggio di copia della vigente Costituzione, del codice penale e di procedura penale.