1. Risalgono ai primi anni "80 due iniziative convegnistiche (e poi editoriali) di Magistratura democratica sulla questione mafia, unanimemente considerate passaggi di grande importanza per la cultura del nostro paese nel settore. A circa 20 anni da quegli appuntamenti, frutto di una stagione che attorno alla criminalità mafiosa registrava una crescente tensione culturale e legislativa, sono oggi evidenti due circostanze in apparente contraddizione fra loro. Da un lato sembra passato un secolo. Al di là dei grandi cambiamenti che il nostro paese ha conosciuto e conosce, molto è accaduto sul piano del contrasto alla mafia. La consapevolezza della estensione e della gravità del fenomeno mafioso è divenuta patrimonio comune dell'intero paese; la Sicilia è stata percorsa da pur alterne e instabili reazioni diffuse a livello popolare e istituzionale, marcate da una crescita sensibile della società civile; la mafia ha conosciuto una stagione stragista (non più uccisione di uomini esposti, isolati o comunque bersaglio simbolico, ma reazione durissima ad una politica di reale contrasto) e ad essa lo Stato ha dato risposte concrete, con l'arresto di numerosi e importanti latitanti, con la conclusione positiva di molti processi (dal maxi-processo palermitano della metà degli anni "80 sino al dibattimento conclusosi avanti alla Corte di assise di Palermo nel novembre scorso con 52 condanne all'ergastolo), con l'adozione di strumenti nuovi (la legge Rognoni-La Torre, l'introduzione del reato di associazione mafiosa e della confisca dei patrimoni illegali, la legge sui pentiti, la creazione della Direzione nazionale e delle Direzioni distrettuali antimafia, etc.), con la possibilità di forme concrete di aggressione ai patrimoni illegali. E tuttavia, per altro verso, il tempo sembra non essere trascorso. Rispetto ai contributi di 20 anni fa, infatti, appare evidente che i problemi sul tappeto restano in gran parte gli stessi: la complessità di un'analisi esauriente dei fenomeni sociali e politici; la difficoltà di definire i percorsi e i significati della realtà mafia; l'esigenza di dotare gli organi investigativi di capacità adeguate; la difficoltà di far funzionare lo strumento processuale; la consapevolezza dell'insufficienza della sola risposta repressiva e il nodo dei legami fra mafia e istituzioni e cosi via, fino al tema della cd questione meridionale che, pur in un mondo che si usa definire "globalizzato", conserva nel nostro paese una forte attualità. In altre parole, nonostante i progressi fatti, tutto appare ancora incerto e in bilico, sempre a rischio di quel ritorno all'indietro che appare oggi tutt"altro che un'ipotesi di scuola. A questo pericolo e alla complessità dei temi sul tappeto si accompagna il silenzio che da tempo, salvo interventi sporadici e magari infelici, sembra calato nel dibattito politico sul fenomeno mafioso.