Scriviamo mentre si sta aprendo una nuova legislatura, con una nuova maggioranza parlamentare. La speranza ? che, dopo anni di sfascio (culturale e organizzativo), si apra, per la giustizia e più in gene-rale per la politica del diritto, una stagione di grande tensione morale e culturale e di profondi cambiamenti. ? un passaggio necessario e urgente. Ma ? si dice ? il Paese ? diviso a met?. Come se l'avessimo scoperto oggi; come se non fosse stato questo l'obiettivo perseguito, in modo sprezzane e ostentato, da chi, ritenendo la Costituzione ?un pat-to che i vincitori impongono ai vinti?, ha modificato la Carta fondamentale a colpi maggioranza; come se la frattura sociale non fosse insita in un progetto politico fondato sulla negazione dell'uguaglianza; come se lo scarto di pochi voti tra le opposte coalizioni non fosse una situazione da tempo normale, in Italia come negli Stati Uniti o in Germania. Certo, il Paese ? diviso. Ma trasformare il rilievo in slogan, lungi dal costituire una realistica e innocente constatazione, svela un progetto politico. L'evocazione di un Paese diviso e la connessa sindrome del pareggio sono la premessa perch? tutto resti com'? e si azzerino diversit?, valori e principi. Ci? che occorre invece ? anche nel settore della giustizia e del diritto - ? esattamente il contrario: tanto più in presenza di un risultato elettorale di misura. L'immobilismo, infatti, sedimenterebbe e cristallizzerebbe guasti, disuguaglianze e divisioni, mentre per superare la frattura politica e sociale prodottasi in questi anni occorre un grande progetto di cambiamento, capace di suscitare speranza e partecipazione e di produrre nuove aggregazioni e nuovi equilibri. ? questa la sola alternativa alla paralisi e alla rassegnazione. I cinque anni di governo della destra lasciano segni profondi sul diritto, sulla giurisdizione e sulla magistratura: il senso stesso e il valore della legalit? sono stati feriti e offesi (e negli ultimi giorni di go-verno il presidente del Consiglio ancora si ? esibito in attestati di stima per un grande corruttore ? tale riconosciuto con sentenza passata in giudicato ? e ha formulato la minaccia eversiva di organizzare una sistematica evasione fiscale nel caso di mancato accoglimento di proprie richieste politiche); in settori delicatissimi del diritto e della giustizia penale la legge ? stata concepita, voluta e utilizzata prima come comando politico diretto, destinato ad esercitare il suo effetto su processi in corso, e poi - quasi si trattasse di un inevitabile sottoprodotto - come regola generale, suscettibile di una serie indefinita di applica-zioni in un numero indeterminato di casi (con danni specifici di grande rilievo e ricadute devastanti sul sistema complessivo); l'attacco ai diritti e all'uguaglianza, cio? al cuore del "sistema giustizia", ? stato sistematico e ostentato (in tutti i settori fondamentali: dal lavoro alla salute, dall'istruzione all'assistenza e via seguitando); il servizio giudiziario ? essenziale ai fini della tutela dei diritti e della sicurezza di tutti ? ? stato abbandonato sotto il profilo organizzativo e sotto quello progettuale; l'assetto della magistratura ? stato modificato con l'esplicita finalit? di diminuire l'indipendenza di giudici e pubblici ministeri, di limitare l'obbligatoriet? dell'azione penale, di attenuare (anche nel momento interpretativo) la soggezione del giudice soltanto alla legge; la stessa Costituzione ? come gi? ricordato ? ? stata intaccata in punti fondamentali come il policentrismo istituzionale, il bilanciamento tra i poteri, l'uguaglianza dei cittadini indipendentemente dal luogo di residenza. In questa situazione occorrono segnali immediati e forti di discontinuit?. Occorre, in altri termini, voltar pagina. Ed ? necessario farlo subito. Abrogare le norme che hanno stravolto il sistema giuridico (sul piano sostanziale, processuale e ordinamentale) o sospenderne l'efficacia non ? una rivincita. ? la condizione necessaria per avviare un processo di vera riforma del sistema, per innescare percorsi virtuosi di cambiamento, per avviare una stagione di mobilitazione ed elaborazione culturale. Nessun edificio si pu? ricostruire o ristrutturare se non si risistemano le fondamenta indebolite e se non si abbattono le parti pericolanti. Senza questo passaggio non si aprir? nessuna nuova stagione per la giustizia.