Presentazione
L’allargamento
dell’Unione europea da 15 a 25 membri, a partire dal 1°
maggio 2004, cui abbiamo già dedicato interventi di
approfondimento in precedenti numeri della Rivista, da grande
opportunità sociale e democratica sta diventando l’occasione
per la creazione di un nuovo regime giuridico speciale a livello dei
singoli Stati nazione.
Nuovi
timori, connessi a motivi storici, ideologici, elettorali più
che all’effettivo rischio di invasioni migratorie interne,
hanno suggerito nuove moratorie e vari tipi di restrizioni. Così
ad esempio i tedeschi temevano i polacchi e hanno chiuso ad est. Ma
anche chi, come Irlanda e Inghilterra, per ragioni di convenienza
legate all’andamento del ciclo economico, ha lasciato aperte le
frontiere ha scelto una via di mezzo sospendendo per un certo periodo
l’accesso alle tradizionali provvidenze in caso di sopravvenuta
disoccupazione. Insomma il modello, anche per i nuovi paesi membri,
sospetti più per il loro tenore di vita ancora basso che per
il passato politico, è quello del migrante buono solo come
lavoratore e non come cittadino.
Anche
l’Italia ha scelto un’accettazione “condizionata”
dei nuovi paesi membri, allo stato senza adottare provvedimenti
legislativi formali ma agendo sul piano amministrativo con una
speciale programmazione dei flussi lavorativi destinata
esclusivamente ai nuovi comunitari. Il risultato - in Italia ma anche
negli altri Paesi - è la creazione di un sistema giuridico
ibrido, a metà strada tra l’accettazione della nuova
realtà europea e la permanenza di un sistema di controllo dei
nuovi cittadini, un volere verificare quale sarà
effettivamente l’impatto dell’allargamento dei confini
europei sui sistemi economici e sociali della “vecchia”
Europa. L’allargamento dell’Europa avviene mentre sta
andando avanti il progetto di Costituzione europea, che dovrà
conferire alla nuova realtà una base giuridica omogenea, con
“ricadute” dirette anche in materia di immigrazione. Di
questi temi ed in generale, del rapporto tra Costituzione europea e
immigrazione tratta l’intervento di B. Nascimbene.
Quanto,
invece, agli stranieri che restano fuori dall’Unione, vediamo
anche in questo numero della Rivista come il pendolo tra
repressione delle libertà e integrazione oscilla, ma tende
sempre più a fermarsi sul primo versante.
Sul
rapporto tra criminalità da strada, sicurezza urbana,
“tolleranza zero”, immigrazione, repressione penale
interviene F. Palazzo segnalando la natura irrealistica di
opzioni ideologiche basate sulla convinzione della capacità
dissuasiva del trattamento penale e sulla segregazione carceraria.
Sui
temi dell’integrazione.
A
livello europeo pubblichiamo un’analitica riflessione di P.
Morozzo della Rocca su come la recente direttiva comunitaria ha
cercato di affrontare il punto nodale del ricongiungimento familiare,
diritto sempre più ristretto.
A
livello italiano continuiamo a tenere aperto il dibattito sul diritto
di voto questa volta visto da P. Palchetti soprattutto alla
luce dei principi fissati dalle convenzioni internazionali sui
diritti dell’uomo.
Il
quadro degli interventi per questo numero della Rivista è
completato dalla disamina di E. D. Cosimo sulla nuova
normativa sul diritto d’asilo in Francia, ovvero su una materia
tradizionale per quell’ordinamento giuridico, su cui il nostro
continua ad essere scandalosamente carente.
La
giurisprudenza, in attesa di importanti e ormai imminenti (al momento
della chiusura di questo numero) risposte della Corte costituzionale,
a sua volta procede tra aperture liberali e nuove chiusure verso un
diritto speciale. A proposito di queste ultime va menzionata la
sentenza della prima sezione penale della Cassazione che ha
considerato la clandestinità come uno status incompatibile
con l’applicazione di misure alternative alla detenzione. Per
lo straniero clandestino l’unica alternativa possibile è
ritenuta quella tra carcere e espulsione. Un’alternativa che
non convince C. Renoldi nel suo commento critico.
Più
luci che ombre sono viste da A. Caputo nella sua scheda di
presentazione dell’autorevole arresto giurisprudenziale
raggiunto dalle sezioni unite penali della stessa Cassazione su quel
delicato aspetto dell’assistenza linguistica rappresentato
dalla traduzione dell’ordinanza applicativa di misura
cautelare.
In
tema di espulsioni si segnala un nuovo intervento della Cassazione
civile sulla motivazione dei provvedimenti attinenti la pericolosità
sociale e sul contenuto della conseguente verifica giurisdizionale.
Nella
giurisprudenza di merito va citato l’orientamento che si va
formando sull’applicazione analogica dell’intimazione a
lasciare il territorio nazionale entro 15 giorni come forma di
esecuzione dei provvedimenti di espulsione conseguenti ai dinieghi di
istanze di regolarizzazione.
Completano
questo numero le consuete sezioni dedicate all’osservatorio
europeo e italiano, quest’ultimo con i provvedimenti destinati
ai nuovi cittadini comunitari.
Chiude
il numero la rubrica delle recensioni e segnalazioni, che raccoglie
le sempre più numerose pubblicazioni in materia di
immigrazione.
Maggio
2004