Lo studioso tedesco R. Jerhing scrisse a proposito del rapporto tra diritto e società: “il sentimento del diritto è come la radice dell’albero rappresentato dalla società. Laddove questa radice rinsecchisce, l’albero muore”. E’ un po’ quello che si rischia in questa fase di transizione della società italiana con il sentimento e il senso della tutela dei diritti e dei diritti.
L’appuntamento congressuale di Magistratura Democratica si è da sempre caratterizzato come un momento alto di riflessione e confronto, uno spaccato della nostra società verso il quale prestare particolare attenzione. Desidero pertanto - a nome di Psichiatria Democratica - ringraziarvi per averci fatto partecipi di questa assise.
Com’è noto ci va stretto, da sempre, l’abito professionale, il cosiddetto specifico psichiatrico.
L’affermazione, utilizzata come titolo di questo congresso, - La forza dei diritti -, presa in s ed isolata dal contesto, è una contraddizione in termini. I diritti, in quanto tali, non hanno una loro forza: sono un enunciato, un concetto, una convenzione; sono il faticoso risultato di una secolare ricerca politico-culturale, il prodotto artificiale di una data società, che – lasciato a se stesso – termina il suo viaggio, iniziato nella mente umana, in un testo scritto.
1. Abbiamo alle spalle venti mesi di guerra istituzionale, venti mesi in cui lo scontro tra la giustizia e la politica è stato molto forte. E, come se non bastasse, ci avviamo a una discussione sulle riforme istituzionali nella quale la giustizia sarà un elemento di discussione, temo di un ulteriore scontro. Infatti, la scorsa settimana è iniziata la discussione sulle riforme istituzionali e nei prossimi mesi seguirà il suo cammino.
Tra le Costituzioni entrate in vigore nel secondo dopoguerra la Costituzione italiana merita sicuramente un giudizio positivo, soprattutto se si rapporta all’intensità e alle particolarità delle vicende che hanno attraversato la vita delle istituzioni repubblicane. Con la crisi degli anni novanta si è avviata una nuova fase di transizione costituzionale, le cui cause originarie vanno ricercate non certo nella vigenza della Costituzione attuale, ma nei fenomeni degenerativi della vita sociale sviluppatisi al di fuori del circuito perimetrato dai principi e dai valori costituzionali.
In qualità di Presidente del Consiglio nazionale forense, organo di rappresentanza istituzionale dell’Avvocatura, intendo porgere un cordiale saluto e il sincero augurio che questo Congresso possa rappresentare un utile momento di confronto interno ma anche un valido contributo nell’interesse della giustizia. E' un indirizzo di saluto che non vuole essere meramente formale, poich il clima di tensioni che da tempo vive il Paese esclude le vane ritualità, ed esige invece assunzione di piene responsabilità.
E’ molto importante la presenza di poliziotti ai vostri lavori. Rappresento il Sindacato Unitario Lavoratori Polizia, personalmente ho sempre condiviso i valori che voi avete cercato di portare avanti nell’ambito di una tradizione civile repubblicana della vostra missione.
Purtroppo dalla polizia non portiamo buone notizie, l’Istituzione sta attraversando una fase culturale molto delicata quello che senz’altro qualche relatore pi autorevole di me, in riferimento al Paese, ha definito “fase neoautoritaria”.
«Magistrati, avvocati, giuristi: la necessità di un’alleanza»: il titolo dato alla sessione in cui si inserisce questo mio intervento è costruito su una metafora mite, ma di segno militare. Perch una alleanza fra ceti professionali formati da un ceppo culturale comune, caratterizzati però da caratteri istituzionali peculiari, che quotidianamente entrano in rapporti di confronto e, talora, di scontro istituzionalmente regolato?