La vittoria, sia pure di stretta misura, della coalizione di centro sinistra nelle recenti elezioni politiche e la formazione del nuovo governo aprono una fase nuova. ? lecito augurarsi un significativo mutamento di rotta nella politica economica e sociale e un diverso atteggiamento in politica estera. Ma che cosa accadr? nel mondo del diritto e della giurisdizione, che negli anni della destra al governo ha cono-sciuto fortissime tensioni ed ha subito l'impatto di leggi che hanno usurpato il nome di ?riforme?? Verranno lasciati in vita - in ossequio all'astratto principio che ?non si pu?
L'indulto continua a occupare la scena politica tra disconoscimenti di paternit? (o affermazioni di paternit? sofferta), balletti di cifre sull'entit? delle scarcerazioni e dei rientri in carcere, sconfortanti analisi sul nesso tra il provvedimento di clemenza e ogni italica nefandezza (compresa la camorra), impudico dispiegarsi delle più irrazionali pulsioni repressive, realistiche denunce sulla ineffettivit? del sistema pe-nale. Conviene, dunque, parlarne ancora. E con chiarezza.
Il 16 novembre 2005 il Senato ha definitivamente approvato, per quanto di sua competenza la modifica della seconda parte della Costituzione. Resta il referendum previsto dall'art. 138 della Carta, saggiamente voluto dai costituenti del 1947 contro i colpi di mano di contingenti maggioranze, ché le costituzioni moderne sono carte di tutti e non imposizioni dei vincitori (chiunque essi siano).
Scriviamo mentre si sta aprendo una nuova legislatura, con una nuova maggioranza parlamentare. La speranza ? che, dopo anni di sfascio (culturale e organizzativo), si apra, per la giustizia e più in gene-rale per la politica del diritto, una stagione di grande tensione morale e culturale e di profondi cambiamenti. ? un passaggio necessario e urgente.
Dopo New York e Madrid, Londra e, poi, Sharm El Sheik (estrema appendice dell'Occidente in Egitto) ancora una volta la violenza, cieca e assurda, ha seminato morte e distruzione; e, di nuovo, con l'orrore e lo strazio, si ripetono i gesti, i rituali, le parole di sempre: solo con qualche aggettivo in più e qualche emozione in meno.
Fatti inquietanti si susseguono. Hanno come oggetto la giurisdi-zione ma riguardano l'assetto dello Stato di diritto e le libertà di tutti.
L'impegno di questa Rivista ´per una vera Costituzione europea, per un'Europa federale, luogo di pace, di diritti e di giustizia per tutti coloro che in essa risiedono' (com'è scritto nella mozione conclusiva del congresso di Palermo di Magistratura democratica, pubblicata in questo fascicolo) è chiaro e netto. Per que-sto abbiamo seguito con attenzione e speranza prima l'approvazione della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione e poi il Trattato costituzionale, possibile punto di partenza di un processo costituen-te autentico e democratico.