In questo numero della Rivista che chiude l'annata 2004 dedichiamo particolare spazio alla riflessione sulla condizione giuridica del detenuto straniero.
In questo numero della Rivista che chiude l'annata 2004 dedichiamo particolare spazio alla riflessione sulla condizione giuridica del detenuto straniero.
In nome della Corte costituzionale e in via d'urgenza il Governo ha deliberato l'emanazione del decreto legge n. 241/2004.
In realtà i paletti fissati dalle sentenze n. 222 e 223/2004 della stessa Corte con cui aprivamo il precedente numero della Rivista sono stati aggirati.
La Corte costituzionale batte due colpi. Forti e simultanei. Sull'illegittimità di un diritto troppo speciale come quello sull'immigrazione.
La legge Bossi-Fini, cui abbiamo
dedicato il precedente numero della Rivista, segnalandone la
direzione univoca verso il peggioramento in senso repressivo o almeno
di precarizzazione della condizione dello straniero, ha già
prodotto alcuni risultati non tanto sul contenimento
dell’immigrazione clandestina o di una realistica gestione,
Continuiamo a riflettere e a
parlare di confini per l’immigrazione in questo numero della
Rivista.
Confini fisici. Terrestri che
continueranno a funzionare nonostante l’imminente allargamento
dell’Unione Europea a nuovi paesi dell’Europa
centro-orientale nell’intervento di P. Cuttitta,
L’allargamento
dell’Unione europea da 15 a 25 membri, a partire dal 1°
maggio 2004, cui abbiamo già dedicato interventi di
approfondimento in precedenti numeri della Rivista, da grande
opportunità sociale e democratica sta diventando l’occasione
per la creazione di un nuovo regime giuridico speciale a livello dei
singoli Stati nazione.
La guerra (una guerra terribile,
della quale non sapremo mai il numero dei morti perché, per
L'Europa
sta costruendo uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia e
si è data una carta dei diritti. Il processo di costruzione
del diritto comunitario in materia di immigrazione è in
movimento. Muove passi prudenti, a volte torna alla stazione
precedente, ma non si ferma pur non conoscendo ancora dove gli Stati
membri della Unione lo porteranno.
Viviamo tempi di razzismo e non dobbiamo avere paura di riconoscerlo.
E' sempre più frequente assistere a dibattiti sull'immigrazione, come sull'annosa questione degli zingari, in cui vi sono interventi nei quali, premesso «di non essere razzista» chi parla esprime contenuti discriminatori.
La tentazione di sfruttare politicamente questi "istinti" populistici, diffusi soprattutto in alcune aree territoriali, può essere forte.
Ricordando
Dino Frisullo.
Non
avremmo mai voluto ricordarlo ma semplicemente continuare a vivere
insieme a lui le mille battaglie a fianco delle persone costrette